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INTRODUZIONE

C3

1881
V. 2

Prima di prender saggio alcuno dell'opera che hai qui presente, ti prego, divoto lettore, a leggere questa breve introduzione, che ho giudicato necessaria a premettersi, per disporti a ricevere quella viva e forte impressione, che già cagionarono questi discorsi nelle pienissime udienze di ogni classe di persone, massimamente di nobiltà, che concorrevano a udirli. E se mai, come spesse volte avviene, avessi già scorsi qua e là alcuni trattati, o anche qualche intero ragionamento, onde lo stile e le cose ti fosser parute, o semplici, o comunali, e non avessero adeguato la tua aspettazione, pregoti a sospendere per breve tempo il giudicarne, per esser questa una sorta di eloquenza nascosta, famigliare e divota, priva di strepito e di ogni pompa, che non fa comparsa in un subito, nè può ben sentirsi, finchè non sia entrata con qualche continuazione a penetrar dentro al cuore, a cui unicamente è indirizzata.

L'opera è postuma del padre Carl'Ambrogio Cattaneo della Compagnia di Gesù, morto in Milano, sua patria, nel 1705, in concetto universale di segnalate virtù, massimamente di zelo apostolico nel tirar l'anime a Dio, e in mantenerle perseveranti, e sempre più avanzate nella via della salute. Incredibili però furono gli studii, le invenzioni e gli stenti, con cui questo fervente operajo adoperossi con ogni condizion di persone in sì arduo e salutevole ministero. Basti il dire che essendo egli di robustissimo temperamento, singolarmente nel dare gli esercizii spirituali, talvolta a due e a tre raunanze seguitamente l'una dopo l'altra, nel dar le meditazioni, nel confessare e nel disporne le cose domestiche, s'adoperava con applicazione e fervore sì intenso che talora non avea più lena per muoversi, nè fiato per farsi udire: questi sforzi, dico, congiunti a tante altre occupazioni, talmente gli tolsero il vigore, che in pochi mesi (continuando pure nelle medesime fatiche, per quanto poteva, finchè non ne potè più) finalmente lo 052

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