e a 63 preso imperio le furie infernali. 64 65 gran furore e 66 Co’suoi folgori ardenti allora allora Giove distrutta avria tutta la terra : Ma tanti fuochi ben poteano ancora Ardere il cielo, e ruinarlo a terra: Sa ben, che 'l tempo ha da venire e l' ora , Che 'l fuoco a tutto il mondo ha da far guerra , E consumar con le sue fiamme ardenti La il cielo, e tutti gli elementi. terra, Tela reponuntur manibus fabricata Cyclopum. quaecumque fugant inductas flamina nubes : Emittitque Notum : madidis Notus evolat alis, Terribilem piced tectus caligine vultum. 265 Barba gravis nimbis, canis fluit unda capillis: Fronte sedent nebulae : rorant pennaeque, sinusque. Utque manu late pendentia nubila pressit, Fit fragor, et densi funduntur ab aethere nimbi. 260. Genus mortale. An non jure summores suas repetitum veniant SS. Patres, Justinus Martyr i apol. Lactanctius a lib. de origine erroris et alii; meritoque arguant Ethnicos furti simul et adulterii ? Qui, ut ait Tertullianus Apologetico contra gentes c. 47 nostram hanc paraturam suis opinionibus ad fabulas et philosophicas sententias adulteraverunt, et de una via obliquos multos tramites et inextricabiles sciderunt. Quaecunque enim fando audierant de universali illo diluvio Noëtico, A. Mundi 1656 deferunt ad diluvium singulare quod contigit in Thessalia 1. Mundi 1437 regnante ibi Deucalione, qui, ut habet Arrianus 2. lib. rerum Bithynicarum, in editos montes cum suis confugit. 67 Da parte tosto ogni pensier si mette, Che d'intorno all'incendio il cielo avea, E si ripongon tutte le saette , Che fa Vulcan nella montagna Etnea ; In quanto al modo ogni Dio si rimette A quel , ch'occulto ancor Giove tenea , Che fu contrario al primo, e a tutti piacque Di nasconder la terra sotto l' acque. 68 Fa dire ad Eolo la corte superna , Che vuol la terra all'acqua sottoporre: Egli che i venti a suo modo governa, E ch'a sua posta gli può dare, e torre, Rinchiude Borea in una sua caverna, Ed ogni vento , che la pioggia aborre, E l'Austral manda fuor , ch'è detto il Noto Che рег molti suoi segni a molti è noto. 69 Con l' ali umide sue per l'aria poggia, Gl'ingombra il volto molle oscuro nembo, Dal dorso orrido suo scende tal pioggia, Che par che tutto il mar tenga nel grembo. Piovon spesse acque in spaventosa foggia La barba , il crine , e il suo piumoso lembo, Le nebbie ha in fronte , i nuvoli alle bande , Ovunque l'ali tenebrose spande. 70 Quando con l' ali egli dibatte e scuote Le nubi intorno , e fra le palme preme, Un strepito, un rumor l' aria percuote, Che par, che l' aria , e'l ciel s'urtino insieme. Vien giù la pioggia più spessa che puote , L'aria percossa ne borboita, e freme: Arbori spoglia, ed erbe atterra, e biade, Dove la pioggia ruinosa cade. Nuntia Junonis, varios induta colores, 270 Concipit Iris aquas, alimentaque nubibus assert. , Sternuntur segetes, et deplorata coloni Vota jacent, longique labor perit irritus anni. Nec caelo contenta suo est Jovis ira: sed illum Caeruleus frater juvat auxiliaribus undis. 275 Convocat ħic amnes: qui postquam tecta tyranni Intravere sui, non est hortamine longo Nunc, ait, utendum: vires effundite vestras: Sic opus est: aperite domos, ac mole remota, Fluminibus vestris totas immittite habenas. 280 Jusserat: hi redeunt, ac fontibus ora relaxant, Et defrenato volvuntur in aequora cursu. Ipse tridente suo terram percussit: at illa Intremuit, motuque vias patefecit aquarum. 290. Nuntia Junonis. Pluvias siquidem denuntiat, quae in aere , quem Juno suo nomine designat, concipiuntur : seu quoniam è nubibus fiunt , quibus Juno praeest, ut Servius ait. De causis Iridis multa Seneca Quaest. Nat. lib. i cap. 3. et seqq. Coelius Rhodig. lib. 22 cap. 30. Varios induta colores. Virgil. 4. Mille trahens varios adverso sole colores. e 71 72 73 So ben che non bisogna , ch' io vi esorti , (( Disse ) adempir la volontà di Dio, Che vuol, che tutti gli uomini sian morti Sotto il potente ed ampio imperio mio. Or vi mostrate impetuosi e forti A ruina del mondo infame e rio; Or vedrò con che cor ciascun si move Per ubbidire il suo signore e Giove. 74 Com'egli ha detto, si torna ogni fiume, E rompe all'acque ogni riparo , e sbocca ; Percote col tridente il marin Nume L'afflitla terra , ed appena la tocca , Che trema tanto fuor del suo costume, Ch’in si gran moto il mar crudel l'imbocca : ben che in precipizio cada, E d'inghiottirla il mar s’ Trema: e par apre la strada. |