255 Il messaggier di Giove 256 per merto. Il buon Pastor, che raddoppiarsi udio Ma come al sonno ognun la morte chiame, infame. 257 Rise Mercurio, e disse, ah mancatore, Questo è il silenzio, che tu m' hai promesso? Che non credendo me l'involatore, Hai me medesmo accusato a me stesso? E tratto il primo suo sembiante fuore, Disse: guarda, e conosci, s' io son desso: Dicesti, che'l direbbe un sasso pria; Ma non vuò, ch' abbi detta la bugia. 258 Nero il fa divenir, qual' è un carbone, E sì l'indura poi, ch' un sasso fallo: Quel sasso il fa, che chiamiam Paragone, Che vero saggio dà d'ogni metallo; Laddove poi mutò condizione, Nessun poi tradi più, non fe più fallo: Disse poi sempre il ver, per quel ch' io veggio, Per non si trasformar di male in peggio. Hinc se sustulerat paribus Caducifer alis, FAB. XII. Arg. Hinc se sustulerat paribus Caducifer alis ec. Athenis virgines per solenne sacrificium in canistris Minervae ferunt pigmenta, inter quas a Mercurio eminens specie conspecta est Herse Cecropris filia. Itaque aggressus sororem ejus Aglauron, precatusque ut se Hersae sorori suae jungeret, ac illa cum pro ministerio aurum eum poposcisset, Minerva graviter offensa est avaritia ejus, et quod cistulam etiam traditam sororibus ejus custodiendam adversum suum praedictum aperuisset. Invidia novissimae imperavit, et eam sororis Hersae successibus exacerbavit, diuque cruciatam saxo mutavit. 259 Lasciato Apollo il suono, l'occhio porge Dove il gregge pascea, nè vede i buoi: Dal luogo ove sedea subito sorge, E cerca prima tutti i paschi suoi: Cerca poscia gli strani, e nulla scorge, Benchè il tutto trovò poco dappoi: Seppe il ladro chi fosse, e dove stesse, Ma non sò ritrovar chi gliel dicesse. 260 Il Corvo non fu già, ch' avea giurato Nova non dar mai più buona, nè rea; Poichè'l bianco mantel gli fu cangiato, Per quella donna, ch' accusata avea; Ed oltre a questo Apollo avea lasciato, Perchè sbandito e misero il vedea : Che ogni vil servo, perchè non n' acquista, Lascia il padron nella fortuna trista. 261 Sebben Febo di Dio fatto è pastore, Non però s'è scordato il trar dell' arco, Ancorch' un cappio del nervo abbia fuore Della sua cocca, e stia disteso, e scarco: Ma già l'incurva con rabbia, e furore, E tira il nervo in su, finchè l' ha carco: Trova Mercurio, e in lui drizza lo sguardo, E tende l'occhio, la balestra, e'l dardo. 262 Sì cruda voglia di ferir l'assale, E par, Muny chiosque volans agros, gratamque Minervae 709 709. Munychiosque. Munychia namque Promontorium est Pyraeei portus Atticae, a Munychio dicta illa porticus, quia illic aedificavit templum Munychiae Dianae. Vide Joh. Scoppam lib. 1. cap. 35. Tom. 1. Critic. Gratam Minervae. Periphrasis est Atticae terrae, quae Minervae gratissima. 263 Veduto il primo colpo senza effetto, Apollo si raggira, e più non vede E 165 Ebbe Mercurio un perspicace ingegno; Un istrumento più dolce e più degno 266 Per dimostrar Mercurio in qualche parte, 1 |