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tra gli altri il Cerva, il Vaudo, il Ricardo, il Trotto, il Salvio, il Costeo, il Valleriola assai lodati dai fratelli Anastasio ( e Rodomonte (2) Germonio. Ma fra tutti (3)

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(1) De Acad. Taurin., p. 16 e seg. (2) De Acad. Taurin., p. 18 e seg.

Pomerid. sess., p. 170.

(3) È da notarsi, che mancano nel ruolo predetto dell'anno 1572-73

i lettori di teologia. Forse ne fu cagione la gara che nacque tra i

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è degno di essere con singolarissime lodi rammentato il bresciano Lucillo Filalteo, uno dei più dotti uomini di quella età, il quale per seguire l'uso che nei secoli xv e xvI avea preso piede tra i letterati, volle celarsi sotto un pseudonimo. Si credette generalmente, che egli appartenesse alla bresciana famiglia dei Maggi; ma il Tiraboschi appoggiato a buone ragioni pensa che il suo vero nome fosse quello di Lucillo Salvioni . Nato verso il 1510, fu assai giovinetto alla scuola del celebre Battista Egnazio in Venezia, il quale conobbe tosto a quanto ei sarebbe riuscito in età più matura. Fu poscia allo studio di Padova; ma quivi ravvolto nelle discordie, che sorsero tra gli scolari Bresciani e Vicentini, dovette rifuggirsi in Bologna, dove si addottorò in medicina e fu ascritto al collegio di quei dottori. Di lui si racconta, che in età di circa diciassette anni avea già tradotto in latino quasi tutto il commento del Filopono sulla fisica di Aristotile, ed aveva incominciato la versione delle

Gesuiti ed il comune di Torino, il quale appunto l'anno 1572 si adoperò con molto calore presso il Generale della Compagnia, presso il Nunzio e l'Arcivescovo, affinchè quei Padri non avessero letture nell'università.

(1) Trascrivo qui le stesse parole del TIRABOSCHI (op. cit. vol. vil, P. II, lib. II, p. 687): « Si è finora creduto che il Filalteo fosse della famiglia Maggi di Brescia; ma io non trovo chi ne rechi alcun fondamento. Anzi il signor canonico Francesco Maria Butori di Camaiore avendo tra i suoi libri.... i tomo secondo dei consulti del Filalteo, stampati in Pavia nel 1565, mi ha cortesemente avvertito, che tra questi consulti due se ne leggono uno pro magn, domina Ursia Salvionea matre sua, che allora era vedova; l'altro pro magn. domina Lucia De Salvionibus sorore sua, e che perciò veggendosi dato alla madre lo stesso cognome che alla sorella, par certo, che fosse questo il cognome del marito e del padre loro, e che la famiglia del Filalteo fosse quella de' Salvioni, non quella de' Maggi ».

orazioni di Demostene. E questo suo sapere meritogli in giovanissima età l'onore di una cattedra nello studio di Bologna, e poscia in quello di Pavia. Mentre leggeva filosofia in quest' ultima città ebbe a soffrire molte vessazioni per l'invidia de' suoi emoli, i quali giunsero a farlo condannare alla pena del carcere dal tribunale dell'inquisizione. Esempio notabile al mondo, che in tutti i tempi gli uomini mediocri, i neghittosi e i dappoco sono naturalmente nimici degli ingegnosi e dei faticanti; e che non di rado le male arti dei tristi riescono a soverchiare la nuda e tranquilla innocenza dei buoni. E sebbene egli fosse poi riuscito a purgarsi delle apposte calunnie, ed avesse quindi ripigliato le sue lezioni; ad ogni modo i travagli sofferti in Pavia, gli fecero desiderare più tranquilla stanza, e di buon grado accolse l'invito di Emmanuele Filiberto, che offrivagli nella sua università la prima cattedra della teorica ordinaria del mattino, con quattrocento scudi di annua provvisione. Benchè medico di professione, il Filalteo era nondimeno sacerdote, come ci narra il Ghilini, e come si riscontra dal titolo di reverendo, con cui viene chiamato in un decreto dell'inquisizione accennato dal Tiraboschi (2). Fu egli dotato di un incredibile amore per gli studi, e in una dedicatoria a Paolo della Chiesa, con cui gl'intitola una sua operetta medica (), stampata in Pavia nel 1565 confessa, che già da gran tempo non avea lasciato scorrere alcun anno senza publicare qualche libro. L'Argelati

(1) Teatro d'uomini letter. P. I, p. 298.

(2) Vol. cit. p. 691. . . . Ut expediatur causa rev. Lucilli constituti in tribunali inquisitionis.

(3) Methodus recitandi curas. Papiae, 1565.

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nella sua Biblioteca milanese ci ha conservato l'elenco delle opere stampate dal Filalteo. Ma queste non sono che una parte delle molte, che egli scrisse in una lunga ed operosissima vita. Tale fu l'illustre Bresciano, che Emmanuele Filiberto chiamò l'anno 1572 a Torino insieme col valoroso medico Francesco Valleriola d'Arles (2) per confortare l'università del colpo ricevuto poc' anzi dalla morte dell' Argentero (3).

(1) Vol. 1, P. II, p. 2145.

(2) Intorno alla vita ed alle opere di questo dotto professore vedi la Notice biographique sur François Valiériole médecin d'Arles par M. AUGUSTIN PONTIER. Air, 1819 (Extrait des Mémoires de la Société académique d'Aix).

(3) RODOMONTE GERMONIO a pag. 18 del Carme già più volte citato de Academia Taurinensi, così lamenta la morte dell'Argentero:

« Heu iuvenes, heu plura manent recolenda recenti
Fletu tum moestis sed deploranda Camaenis.

Haud Argenterius magna comitante caterva

Incedit, nec plus studiosos audit euntes.

Undique et argenti passim haud plus spargitur imber,
Qui fuit, est et erit fons, lux et origo bonorum,
Ingenio et summa nulli virtute secundus. . . ».

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CAPO III.

Facoltà conceduta dal Duca ai riformatori.

Confermazione dei privilegi ed onori del rettore, vicario e magistrato dell' università. Ristampa degli statuti dei giurisconsulti con addizioni. Danno che queste recarono agli studi. Precedenza dei dottori. Autorità

e privilegi del protomedico. Richiami della città di Torino contra il protomedico. Disagi sofferti dai professori.

Agostino Bucci.

Torquato Tasso in Torino. Privilegi conceduti agli scolari. Stato delle belle arti in Piemonte a' tempi di Emmanuele Filiberto.

Dopo il nuovo ordinamento dell'università essendo sorto qualche conflitto di giurisdizione tra i riformatori dello studio ed altri magistrati dello stato; epperciò attraversandosi parecchie difficoltà alla pronta spedizione delle cose universitarie, Emmanuele Filiberto rinnovò l'anno 1574 l'ampia autorità già altre volte conceduta ai riformatori, di provvedere a tutte le occorrenze dello studio ("). E per ovviare affatto alle interpretazioni, che potessero novellamente frapporre qualunque indugio nella trattazione degli affari, commetteva espressamente ai riformatori predetti di eleggere, deputare e deporre i rettori, i professori e gli uffiziali dello studio, di assegnare loro stipendi, accrescerli e diminuirli a loro posta; di amministrare giustizia sommaria a tutte le persone appartenenti all' università; di assistere alla elezione dei dottori perchè non seguisse alcun disordine, e di fare in somma tutto ciò, che lo stesso Principe farebbe o potrebbe fare a benefizio ed avanzamento dell' università. Nè ciò parendogli abbastanza, proibiva con minaccia di pene

1) Patenti di Emmanuele Filiberto del 24 agosto 1574. R. Arch. di corte, Univ. 7, 3°.

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