Ecce, suo comitata choro, Dictynna per altum Sed postquam pariter Nymphas incedere vidit; 445 450 441. Dictynna. Diana, àñó tŵy dixiv, a retibus quibus usa venatrix Dea. Aliis, quod nomen hoc sibi assumere dignata est Diana in honorem, et memoriam Britomartis comitis suae, quae Minoën prae amore insequentem cum fugeret, se in mare praecipitavit. Cretes postea, dira grassante peste, oraculo moniti virginis cadaver retibus e mari extraxere, atque Dianae templum sub Dictynnae nomine extructum dicavere. Diodor. lib. 6. paulo aliter hanc fab. in Corinthiacis. Aliis Dictynna est luna. 147 Mentre fra sè la sua sfortuna piagne, E quasi ad ogni suo passo sospira, Diana scevra dalle sue compagne Venirle incontro all' improvviso mira: La Dea fa cenno a lei che s'accompagne; Ma quella al primo fugge, e si ritira, Che teme ancor, che Giove insidioso Non si dimori in queila forma ascoso. 148 Ma come poi s' accorge, che le vanno Non lungi l'altre sue caste sorelle, E che conosce esser lontan l'inganno, S'accosta, e cresce il numero di quelle. Ahi, come asconde mal seta, nè panno Quel vizio che fa donne le donzelle; Come ne danno indubitato avviso Le maniere, l'andar, la lingua e'l viso. 149 Più non si vede andar lieta e superba Innanzi l'altre, come far solea : Ma gli occhi non ardisce alzar dall' erba, Nè il volto all'alma e riverita Dea; Pur cerca asconder la sua doglia acerba, Per non far noto il caso ond' ella è rea : Ma di poterlo ben celar l'è tolto Dal raddoppiato suo rossor del volto. 150 Le Vergini hanno il cor pudico e netto, Nè san per segni accorgersi del vero ; Onde tutte ne van senza sospetto, Pensando, che le prema altro pensiero; Ma ben saprete, onde vien il difetto Prima che passi il nono mese intero; Vivete pure, e conversate insieme, Che saprete il dolor, ch' oggi la preme. Orbe resurgebant Lunaria cornua nono; Cum Dea venatrix, fraternis languida flammis, 454 Ut loca laudavit; summas pede contigit undas. 453. Orbe nono. Nono mense. 460. Parrhasis. Callisto Arcadica. Parrhasia dicta est Arcadia, ab Arcadiae regione et oppido ejus nominis: cujus conditor fuit Parrhasius Lycaonis filius juxta Stephanum. 464. Sacros. Fontes, quibus perennis erat scatur:go, numen habere credebantur. |