Commento di Francesco da Buti sopra la Divina comedia di Dante Allighieri, Band 1Fratelli Nistri, 1858 |
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Acheron adunque aggiugne alcuna Alichino allegoricamente alli allora ànno antichi avarizia avea Barbariccia bolgia canto Capaneo cerchio ch'avea ch'elli ch'era ch'io chè chiama ciascuno cielo città colui conviene Dante dell'inferno demoni detto dice l'autore dimonio dimostra dire dolore domanda Duca ebbe elli Eneida erano facea fece fiamma figliuolo finge l'autore fiume fizione Flegias Francesco da Buti fraude furono gente Gerione gridò Idio imperò inferno innanzi intendere l'altro l'anima l'autor finge l'autor nostro finge l'uno l'uomo lezione Lucifero luogo Maestro maestro Adamo Malacoda manifesta mente messer Farinata mondo monte morte mostra nomina occhi papa parea parlare passo paura peccatori pegola pena piè piglia poeti pone puniti quattro ternari l'autor quivi ragione ripa rispose s'intende sanza selva sensualità sentenzia litterale serpente sesta sieno significa similitudine spezie superbia Tebe ternari finge l'autore terra terza testo tosto truova uomini Vanni Fucci veggiamo venire vide Virgilio virtù vizio volse
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Seite 17 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
Seite 77 - Per me si va nella città dolente; Per me si va nell'eterno dolore; Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto Fattore : Fecemi la divina Potestate, La somma Sapienza e il primo Amore. Dinanzi a me non fur cose create Se non eterne, ed io eterno duro: Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate...
Seite 147 - Soli eravamo e senza alcun sospetto. Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso; Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse: Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Seite 147 - Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, a che e come concedette Amore che conosceste i dubbiosi desiri?
Seite 387 - Tros Anchisiade, facilis descensus Averno : noctes atque dies patet atri ianua Ditis; sed revocare gradum superasque evadere ad auras, hoc opus, hic labor est.
Seite 800 - Ed io mirava ancora all' alto muro; Dicere udimmi : Guarda, come passi; Fa si, che tu non calchi con le piante 20 Le teste de' fratei miseri lassi. Perch' io mi volsi, e vidimi davante E sotto i piedi un lago, che per gelo Avea di vetro, e non d
Seite 488 - O Simon mago, o miseri seguaci, Che le cose di Dio, che di bontate Deono essere spose, e voi, rapaci, Per oro e per argento adulterate; Or convien che per voi suoni la tromba, Però che nella terza bolgia state.
Seite 54 - Lucevan li occhi suoi più che la stella; e cominciommi a dir soave e piana, con angelica voce, in sua favella...
Seite 688 - S' io credessi che mia risposta fosse A persona che mai tornasse al mondo, Questa fiamma staria senza più scosse : Ma perciocchè giammai di questo fondo Non tornò vivo alcun, s' i' odo il vero, Senza tema d
Seite 492 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!