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omnia inquisissent, poterant. Inde varios vultus digredientium 5 ab nuntiis cerneres, ut cuique laeta aut tristia nuntiabantur. Feminarum praecipue et gaudia insignia erant, et luctus.

etc. E non potevano essere strappate da quelle persone a cui si rivolgevano per informazioni, specialmente (utique) se erano persone di conoscenza (ab notis), prima di avere avuto notizie di tutti i fatti, proprio come erano avvenuti (ordine). 5. Inde varios... cerneres. Avresti potuto (si sarebbe potuto) osservare la varia espressione de' volti di coloro che si partivano da' messaggieri (cioè, da coloro che portavan novelle: a nuntiis). ut cuique laeta etc. secondo che a ciascuno venivano date notizie buone o cattive ». et gaudia... et luctus: le manifestazioni di gioia e di dolore. insignia erant « erano notevoli », « erano visibili ».

e) Fabio il Temporeggiatore.

(LIVIO, XXII, 12).

Prudentiam novi dictatoris extemplo timuit Hannibal: con- 1 stantiam haud dun expertus, agitare ac tentare animum coepit movendo crebro castra; et modo citato agmine ex conspectu abibat, modo repente in aliquo flexu viae, si excipere degressum in aequum posset, occultus subsistebat. Fabius per loca 2 alta agmen ducebat modico ab hoste intervallo, ut neque omitteret eum neque congrederetur. Castris, nisi quantum usus ne- 3 cessarii cogerent, tenebatur miles; equitum levisque armaturae 4

e) Dopo la disfatta del Trasimeno il Senato nominò un dittatore nella persona di Q. Fabio Massimo: questi riconobbe il lato debole del nemico, il quale, avendo perduto la miglior parte de' suoi soldati, nonostante le sue vittorie tenevasi lontano da Roma e s'aggirava in vicinanza dell'Adriatico e nell' Italia meridionale in attesa di soccorsi; e credette inutile esporre i Romani al pericolo d'una nuova battaglia, perché il nemico, abbandonato a se stesso, sarebbe diventato sempre meno temibile. Per 6 mesi Fabio tenne a bada il nemico, danneggiandolo, ma senza provocarlo mai a decisiva battaglia: di qui il suo soprannome di Temporeggiatore (Cunctator).

1. extemplo subito, fino dal primo momento ». constantiam haud dum (= nondum) expertus etc. Annibale, non avendo ancora sperimentato la tenace perseveranza di Fabio, si dette a provocarlo in ogni modo per farlo uscire dalla sua tattica prudente. - modo... modo « ora... ora ». citato agmine con rapida marcia». repente in aliquo flexu viae etc. Annibale a un tratto si arrestava in agguato (occultus subsistebat) in qualche svolto della strada, per vedere se potesse sorprendere Fabio all'improvviso (excipere), nel mentre che dalle alture scendeva nel piano (degressum in aequum, sott. Fabium).

2. ut (= ita ut) neque omitteret etc. « si da non perderlo di vista, e, nello stesso tempo, da non venire alle prese con lui».

3. Castris, nisi quantum etc. I soldati erano trattenuti al sicuro entro gli accampamenti, e non venivan fatti uscire se non per i bisogni piú urgenti del vettovagliamento (nisi quantum usus necessarii cogerent, letteralm. « se non in quanto i bisogni necessarî ve li costringevano »).

4. equitum levisque armaturae statio etc. Un corpo di guardia (statio) composto di cavalleria e di fanteria leggiera, che stava sempre dinanzi al campo, raccolto ed ordinato per far fronte ad improvvisi assalti, assicurava ogni cosa ai proprî soldati (cioè, assicurava i Romani contro ogni sorpresa del nemico).

statio, composita instructaque in subitos tumultus, suo militi 5 tuta omnia praebebat; neque universo periculo summa rerum 6 committebatur. Sed non Hannibalem magis infestum tam sanis consiliis habebat quam magistrum equitum, qui nihil aliud quam quod impar erat imperio morae ad rem publicam praecipi7 tandam habebat: primo inter paucos, dein propalam in vulgus pro cunctatore segnem, pro cauto timidum, affingens vicina virtutibus vitia, compellabat, premendoque superiorem sese extollebat.

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5. neque universo periculo etc. E non si affidava la sorte di quella campagna (summa rerum) ad una battaglia decisiva (periculum=prova, esperimento). 6. habebat, soggetto Fabius. magistrum equitum: maestro della cavalleria (cioè luogotenente del dittatore; cf. Parte Prima, N.° XIII, nota al § 2) era Marco Minucio Rufo. · qui nihil aliud etc. qui unam illam, quod in minore imperio erat, moram habebat, quominus rempublicam praecipitaret (nihil aliud è da unirsi con morae; imperio è ablativo di limitazione dipendente da impar); traduci: «< il quale (Minucio) era trattenuto dal condurre in precipizio la repubblica, soltanto per il fatto che egli era subordinato nel comando », ossia: se M. avesse avuto lui il comando supremo, la sua avventatezza avrebbe certo condotto Roma alla rovina.

7. pro cunctatore... compellabat « invece che temporeggiatore lo chiamava inattivo; invece che prudente, pauroso». - affingens, cioè attribuendo (sott. a Fabio). vicina virtutibus vitia: i vizî, i difetti prossimi alle virtú; come sarebbe il rimanere inattivi rispetto al temporeggiare, e l'esser pru denti rispetto all'essere paurosi. premendoque etc. «e, abbassando il suo superiore (cioè Fabio), innalzava se stesso ».

f) Paolo Emilio alla battaglia di Canne.

(LIVIO, XXII, 49).

1 Cn. Lentulus, tribunus militum, cum praetervehens equo, 2 sedentem in saxo cruore oppletum consulem vidisset, « L. Ae

f) La prudenza di Fabio il Temporeggiatore salvò Roma da una nuova sconfitta immediatamente successiva a quella del Trasimeno (vedi i N.i precedenti), ma essa non incontrò la piena approvazione dei Romani: prima fu tolta a Fabio una parte del comando, poi, passato il tempo regolare della dittatura, egli fu sostituito dai consoli L. Emilio Paolo e C. Terenzio Varrone (216). Annibale dal Piceno (Marche), lungo le rive dell'Adriatico, giunse a Canne, sulle rive dell'Aufido (Ofanto), ove l'imprudente Varrone, non ostante i consigli di Paolo Emi. lio, volle attaccarlo. I Romani, dopo lunga e sanguinosa battaglia, furono com. pletamente disfatti: circa 70.000 uomini d'ambo le parti rimasero sul campo. Mori lo stesso console Paolo Emilio, e Varrone fuggi a Venosa cogli avanzi dell'eser cito sconfitto. Annibale fece un immenso bottino, ed inviò a Cartagine, a quanto si racconta, 3 staia d'anelli d'oro tolti dalle dita dei cavalieri Romani (L'anulus aureus era il distintivo dell'ordo equestris).

1. Cn. (= Gnaeus) Lentulus, tribunus militum: i tribuni militum erano i comandanti della legione, posti sotto gli ordini del console e degli altri ufficiali superiori; per ogni legione vi erano 6 tribuni. - praeter vehens: participio della forma media (o deponente) praetervehor. — sedentem... oppletum: nota i due par. ticipi asindetici.

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mili», inquit,<< quem unum insontem culpae cladis hodiernae dei respicere debent, cape hunc equum! dum et tibi virium aliquid superest, et comes ego te tollere possum ac protegere. Ne funestam hanc pugnam morte consulis feceris: etiam sine 3 hoc lacrimarum satis luctusque est ». Ad ea consul: « Tu qui- 4 dem, Cn. Corneli, macte virtute esto; sed cave frustra miserando exiguum tempus e manibus hostium evadendi absumas. Abi, 5 nuntia patribus, urbem Romanam muniant ac, priusquam hostis victor advenit, praesidiis firment. Memet in hac strage 6 militum meorum patĕre expirare, ne aut reus e consulatu sim, aut accusator collegae exsistam, ut alieno crimine innocentiam meam protegam ». Haec eos agentes prius turba fu- 7 gientium civium, deinde hostes oppressere consulem, ignorantes quis esset, obruerunt telis, Lentulum inter tumultum abripuit equus.

2. quem unum « tu che solo ». — te tollere aiutarti a salire sul mio cavallo. 3. morte consulis: la morte del console, il quale rappresentava la repubblica, accresceva il carattere luttuoso d'una sconfitta: il funere di lui era il funere di tutti quanti i cittadini. sine hoc, cioè senza la tua morte.

4. macte virtute esto. Formula di incoraggiamento e di augurio: << che il tuo coraggio ti arrechi fortuna; macte è il vocativo di mactus (rad. mag-; cf. mag-nus), spesso usato come termine d'incoraggiamento, o solo o in compagnia di esto: il significato di mactus sembra essere accresciuto da, felice per », ed esso regge l'ablativo (virtute, animo etc.). Altri ritiene che macte possa essere avverbio. sed cave etc. «Ma guarda che col commiserare me (cioè mentre mi stai commiserando) tu non abbia a perdere il poco tempo che ti rimane per salvarti dalle mani del nemico ».

5. patribus: al Senato. muniant. Ut è sottinteso, perché nell'espressione nuntia (« annunzia, avvisa ») c'è l'idea d'un comando; cf. la costruzione di iubeo, volo, hortor etc. advenit: l'indicativo, con priusquam, esprime semplicemente un fatto; il congiuntivo esprimerebbe un fine o un'intenzione. 6. Memet etc. «In quanto poi a me, lascia (patěre, imperat. di patior) che io muoia in mezzo a questa strage de' miei ». - ne... reus e consulatu sim« affinché io non sia posto in istato d'accusa dopo il mio consolato » : i consoli e gli altri magistrati potevano essere messi sotto processo allo spirare della loro carica. collegae: Varrone, il quale era il principale responsabile della sconfitta. crimine coll'accusare altrui ».

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7. Haec eos agentes (dipend. da oppressēre) « Mentre essi cosí s'intrattenevano, discorrevano ». → civium: i Romani, in antitesi a hostes. oppressere (=op• presserunt): qui opprimere significa « sorprendere e attorniare da tutte le parti ».

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abripuit equus: cosí l'autore giustifica Lentulo se non poté assistere il console fino agli estremi; egli sarebbe rimasto a dividere la sorte di Paolo Emilio, se il cavallo non avesse preso istintivamente la fuga e non lo avesse trascinato via dal tumulto contro la sua volontà stessa. Questo Lentulo fu eletto console parecchio tempo dopo: nell' auno successivo alla battaglia di Zama, e si segnalò nella repressione dei Galli dell'Italia settentrionale, i quali, anche dopo la sconfitta de' Cartaginesi, si mantenevano in armi contro i Romani (201 a. C.).

g) Battaglia del Metauro.

(LIVIO, XXVII, 49).

1 Numquam eo bello una acie tantum hostium interfectum est, redditaque aequa Cannensi clades, vel ducis, vel exercitus. 2 interitu, videbatur. Quinquaginta sex milia hostium caesa : capta quinque milia et quadringenti: praeda magna alia tum

g) La battaglia di Canne (cf. N.° precedente) non ebbe quelle conseguenze che da principio si sarebbe creduto. Annibale senti di non aver forze sufficienti per marciare su Roma, e preferi restare nell'Italia meridionale, adoperandosi a stac

care da Roma i popoli che le erano alleati. Passarono cosí varî anni (216-207), durante i quali i Romani si rimettevano a poco a poco delle loro sconfitte, e dalla difensiva passavano all'offensiva. Finalmente Asdrubale, fratello di Annibale, parti coll'esercito di Spagna per venire a raggiungerlo. I due eserciti cartaginesi si avanzavano uno incontro all'altro; ognuno aveva di fronte un esercito romano comandato da un console. Nerone (C. Claudius Nero), opposto ad Annibale (che trovavasi nell'Apulia), ebbe l' audacia di attraversare l'Italia centrale con rapidissima marcia, la. sciando parte del suo esercito per tenere a bada Annibale, e si congiunse col suo collega Livio Salinatore di fronte ad Asdrubale. Ebbe luogo presso il fiume Metauro (a poca di. stanza da Sinigaglia) una battaglia sanguinosissima in cui Asdrubale fu vinto ed ucciso. Nerone, dato ordine di tagliargli la testa, ritornò al suo campo presso quello di Annibale (poco lungi da Venosa), e fece lanciare la testa di Asdrubale nel campo dei Cartaginesi. Il tragico annunzio pose la disperazione nell'animo di Annibale, che nel vedere la testa dello sventurato suo fratello comprese prossima la sua rovina e, senza punto aspettare, dall'Apulia si ritirò nel Bruzio (Calabria). Egli rimase ancora 5 anni in Italia senza compiere imprese importanti; e poi dovette correre in aiuto della sua patria in pericolo (battaglia di Zama: 202).

Fig. 29.- Cavalieri romani (dalla colonna Traiana).

1. eo bello: cioè, nella seconda guerra punica. una acie in un solo scontro, in una sola battaglia campale ». redditaque etc. Senso: e pareva che con quella strage si fosse resa la pariglia alla strage di Canne, in cui era perito il fiore dei soldati Romani, insiem col console L. Emilio Paolo; cf. N.° precedente.

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omnis generis, tum auri argentique. Civium etiam Romanorum, qui capti apud hostes erant, supra tria milia capitum recepta. Id solatii fuit pro amissis eo proelio militibus. Nam haudqua- 3 quam incruenta victoria fuit: octo ferme milia Romanorum sociorumque occisa. Adeoque etiam victores sanguinis caedis- 4 que ceperat satietas, ut postero die, cum esset nuntiatum Livio consuli, Gallos Cisalpinos Liguresque, qui aut proelio non adfuissent, aut inter caedem effugissent, uno agmine abire sine certo duce, sine signis, sine ordine ullo, aut imperio; posse, si una equitum ala mittatur, omnes deleri: « Su- 5 persint» inquit, « aliqui nuntii et hostium cladis et nostrae virtutis ».

3. ferme all'incirca ».

4. Adeoque etiam etc. E a tal punto gli stessi vincitori si eran saziati di sangue e di strage che etc. ». Gallos Cisalpinos Liguresque: l'esercito che Asdrubale aveva condotto seco dalla Spagna, varcate le Alpi, si era accresciuto con molte schiere di Galli Cisalpini e di Liguri, popoli ostilissimi ai Romani. agmine in un solo drappello », « radunati in una sola massa confusa ».

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uno

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ha per soggetto l'antecedente Gallos... Liguresque. posse: infinito del discorso indiretto, dipendente dall' idea di « dire» contenuta nel precedente cum esset nuntiatum. una equitum ala« un solo squadrone di cavalleria ».

5. inquit, soggetto Livius consul.

h) Trionfo di Scipione dopo la battaglia di Zama.
(LIVIO, XXX, 45).

Pace terra marique data, exercitu in naves imposito, in 1 Siciliam Lilybaeum traiecit. Inde magna parte militum navi

h) Dopo la battaglia del Metauro (vedi N.° precedente) Annibale, ridotto alle sole sue forze, tenne ancora testa ai Romani per 5 anni nel Bruzio (Calabria). Ma finalmente fu costretto ad abbandonare l'Italia, perché un esercito Romano sbarcato in Affrica minacciava Cartagine. Egli ritornò in patria, e quivi presso Zama (202) ebbe luogo la celebre battaglia che pose fine alla guerra. Cartagine fu obbligata di venire a patti: essa rinunziò a tutti i suoi possedimenti posti fuori del territorio Affricano, abbandonando cosí la Spagna ai Romani, e dovette inoltre cedere tutto il suo naviglio di guerra, come pure gli elefanti, pagare una forte indennità di guerra, e finalmente impegnarsi a non muovere piú guerra ad alcuno senza il permesso di Roma.

Una terza ed ultima guerra fu combattuta, circa mezzo secolo dopo (149-146), fra Cartagine e Roma: essa fu guerra di sterminio; i Romani espugnarono la grande città Affricana, la rasero al suolo, e del suo territorio fecero la provincia di Africa. Il vincitore di Zama fu P. Cornelio Scipione, detto Africanus; il di struttore di Cartagine fu il suo discendente P. Cornelio Scipione Emiliano, detto pur lui Africanus.

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1. Scipione, dopo avere colla sua vittoria in Affrica, fatto cessare ogni guerra terrestre e navale, imbarcò il suo esercito ed approdò primieramente in Sicilia

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