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2 simo, subita velut illati ruris imitatio. In capite, stibadium candido marmore vite protegitur: vitem quattuor columellae Carystiae subeunt. Ex stibadio aqua, velut expressa cubantium pondere, sipunculis effluit; cavato lapide suscipitur, gracili marmore continetur, atque ita occulte temperatur, ut impleat 3 nec redundet. Gustatorium graviorque cena margini imponitur, 4 levior navicularum et avium figuris innatans circumit. E regione stibadii, adversum cubiculum marmore splendet, valvis

2. In capite « in cima»: cioè all' estremità dell'ippodromo, dove termina questo e incomincia l'ala destra del portico in cui si trova il triclinio o sala da pranzo. Nota che la villa di Plinio ha due porticati, uno dalla parte della facciata e uno sul di dietro; il primo prospetta sulla pianura e il secondo sui monti: qui si tratta di questo secondo porticato. stibadium (voce di origine greca): letto

Fig. 104. - Sala da pranzo (triclinium) all'aria aperta.
Dalla casa di Sallustio a Pompei.

quasi trasparente.

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atque ita occulte temperatur, ut etc.

o divano in marmo, di forma circolare, adatto a una tavola rotonda.

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candido

marmore, ablativo di materia. vite protegitur: è protetto, è ricoperto da una vite che forma un pergolato. quattuor columellae Carystiae. Que. ste quattro colonnette di marmo Caristio sorreggono il pergolato. Caristo (Carystus) era una città dell'Eubea, nelle cui vicinanze si scavava un marmo assai pregiato (verde, venato di bianco). sipunculis: tubetti, sifoncini. cavato lapide suscipitur: questa acqua viene raccolta in un bacino. gracili marmore continetur : è trattenuta fra sottili pareti di marmo; gracilis = sottile, Senso: e per mezzo di

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nascosti congegni questa acqua è regolata in modo che empie il bacino senza mai farlo traboccare.

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3. Gustatorium era una tavola portatile, su cui si ponevano le vivande che com. ponevano la gustatio o« antipasto ». gravior cena « le vivande più pesanti ». margini << soll'orlo del bacino ». levior (sott. cena) navicularum et avium figuris innatans circumit « le vivande più leggiere galleggiano in giro su piatti, che han forma di barchette e di uccelli acquatici »; letteralm. « vanno attorno notando su figure etc.. Circa figuris, osserva che co' verbi di moto composti con preposi zioni si adopera spesso il solo dativo (altri es.: innatare campis, alicuius instare vestigiis, Tiberis superfunditur ripis etc.).

4. E regione stibadii: di fronte, di rimpetto allo stibadio.

lum: una sala [situata di contro].

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adversum eubicumarmore splendet etc. « risplende di marmi,

in viridia prominet et exit, alia viridia superioribus inferioribusque fenestris suscipit dispicitque.

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e per mezzo di grandi porte-finestre (valvis) esce e s'inoltra sul giardino (in viridia prominet et exit); cioè non solo dà sul giardino, ma è da ogni parte circondata da verzura». Questa sala è il triclinio propriamente detto. alia viridia... suspicit dispicitque: nota la costruzione chiastica: suspicit va unito ad inferioribus, e dispicit a superioribus. Il senso della frase è questo: la sala da pranzo accoglie e domina altre vedute sul giardino (viridia), per mezzo delle finestre di sopra e di sotto.

XI. Pittura antica e pittura moderna.

(VITRUV., de Archit., VII, 5).

Pictura imago fit eius quod est, seu potest esse. Cum in 1 domibus adhiberi coepta est, imitati sunt primum crustarum marmorearum varietates, tum aedificiorum ipsorum figuras, columnarumque et fastigiorum lineamenta; patentibus autem 2 locis, propter amplitu

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3 deorum vel illustrium virorum simulacra. Sed haec quae ex veris rebus sumebantur exempla, nunc iniquis moribus impro4 bantur. Nam pinguntur tectoriis monstra potius quam ex rebus notis imagines. Pro columnis enim figurantur calami, pro fastigiis crispa quaedam voluta folia; item candelabra sustinentia mirabiles formas; tum inauditi flores, unde exeunt dimidiata sigilla, humanis alia, bestiarum alia similia capitibus. 5 Haec autem nec sunt, nec fieri possunt, nec fuerunt. Quemadmodum enim potest calamus vere sustinere tectum, aut de 6 radicibus florum dimidiata sigilla procreari? At haec falsa omnia videntes homines non reprehendunt, immo delectantur, atque hinc obscuratae mentes non iam valent probare quod rationi consentaneum est.

3. Sed haec etc. Costr. Sed haec exempla, quae sumebantur ex veris rebus, etc. nunc iniquis moribus improbantur « sono riprovati dal cattivo gusto moderno».

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4. tectoriis * sulle

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pareti ». monstra etc.
delle cose impossibili
(cioè, che non esistono
in natura) piuttosto che
delle immagini tolte
dal vero». Pro co-
lumnis... pro fastigiis
<< in luogo di coloune...
in luogo di capitelli ».
- calami « fusti, steli di
piante. crispa quae-
dam voluta folia
« fo.
gliami contorti ed av-
viluppati

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item e

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de' fiori, hanno alcune delle teste d'uomo, ed altre delle teste di animali. 5. vere veramente, realmente ». sigilla procreari: premetti un sottint. possunt.

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6. At haec falsa etc. « Eppure le genti, vedendo tali cose false, non le biasi. mano, ma anzi ne prendono diletto» ». obscuratae mentes etc. «il gusto depravato non è più capace di apprezzare ciò che è conforme alla ragione ».

XII. Descrizione d'un pranzo.

(PLINIO IL GIOVANE, I, 15).

C. PLINIUS SEPTICIO CLARO SUO S.

Heus tu promittis ad cenam, nec venis! Dicetur ius: ad 1 assem impendium reddes, nec id modicum. Paratae erant lac- 2 tucae singulae, cochleae ternae, ova bina, alica cum mulso et nive (nam hanc quoque computabis, immo hanc in primis, quae periit in ferculo), olivae, betacei, cucurbitae, bulbi, alia mille non minus lauta. Audisses comoedos vel lectorem vel lyristen vel, quae mea liberalitas, omnes. At tu apud nescio quem 3 ostrea, echinos, Gaditanas maluisti. Dabis poenas, non dico

XII. Plinio rimprovera l'amico che gli ha promesso di venire a cena e non è venuto. Quante buone pietanze erano preparate! E per giunta una brava compagnia di commedianti, un lettore, un sonator di cetra. L'amico ha fatto proprio male a non tener l'invito, perché in casa di nessun altro potrebbe avere un'accoglienza piú cordiale, più semplice,

piú alla buona.

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uova.

mulso (mulsum,

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cochleae ternae: tre chiocciole (o lumache) per ciascuno. Di chiocciole erano assai ghiotti i Romani (come oggi i Francesi), e le ingrassavano in speciali vivai, detti cochlearia. ova bina: due uova per ciascuno. Colle uova, gli erbaggi crudi, i molluschi, etc. cominciavano i Romani la loro cena (vedi sopra); donde appunto la frase: ab ovo usque ad mala « dal principio alla fine del pranzo (propr. « alle frutta ») ». alica focaccia», fatta con un grano speciale (spelta o farro). nive: i) « vino dolcificato con mele, idromele ». — la neve era usata a rinfrescar le bevande, come da noi il ghiaccio. Anche oggi nell'Italia meridionale è molto usata la neve a tal uopo. computabis, intendi nel conto della spesa (come Plinio ha già detto prima per ischerzo). periit << si è strutta, si è consumata ». in ferculo: ferculum = vassoio. betacei barbebietole ». cucurbitae « zucchettine ». bulbi: forse « cipolle ». alia mille non minus lauta «e mille altre cose non meno squisite, costose»: séguita sempre (si capisce) lo scherzo. Nota che Plinio era ricchissimo (il suo patrimonio ascendeva a parecchi milioni), ed egli viveva da gran signore. risten: cf. sopra N.° IV, § 4. quae mea liberalitas liberale, generoso come io sono».

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3. apud nescio quem « in casa di non so chi».

comoedos... lectorem... lysecondo la mia liberalità».

ostrea« ostriche ». — echinos

« ricci di mare ». Gaditanas << danzatrici spagnuole », propr. di Gades (Cadice).

quas. Dure fecisti: invidisti, nescio an tibi, certe mihi, sed tamen et tibi. Quantum nos lusissemus, risissemus, studuis4 semus! Potes apparatius cenare apud multos, nusquam hilarius, simplicius, incautius. In summa, experire, et nisi postea te aliis potius excusaveris, mihi semper excusa. Vale.

Dure fe

Allora, come oggi, erano famose le danze e le danzatrici spagnuole. cisti « hai agito duramente, sei stato proprio senza cuore ». — invidisti etc. Senso: hai privato d'un gran piacere se non te, almeno me, ma forse anche te stesso. Questo concetto è spiegato dalle parole seguenti: Quantum nos lusissemus etc. Quanto avremmo scherzato, quanto avremmo riso e (nello stesso tempo) quanto avremmo disputato sul serio (studuissemus) ! ».

nusquam «in

4. apparatius « con maggior apparato », « piú sontuosamente ». — nessun luogo ». — incautius piú alla buona, senza soggezione »; in-caute = senza cautela, senza riserbo, senza soggezione. In summa (più spesso: ad summam) << in somma, a farla breve ». experire (imperat. da experior) « fa la prova», s'intende di venire a cena da me. - nisi excusaveris. Senso: e se dopo non rifiuterai piuttosto gli inviti degli altri, rifiuta pure i miei; cioè acconsento che tu non accetti piú miei. Nota la frase excusare se alicui (o anche apud aliquem) << scusarsi presso alcuno ».

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XIII. Non si usino distinzioni a tavola.

(PLINIO IL GIOVANE, II, 6).

C. PLINIUS AVITO SUO S.

Longum est altius repetere, nec refert, quemadmodum acciderit, ut homo minime familiaris cenarem apud quendam, ut sibi videbatur, lautum et diligentem, ut mihi, sordidum si

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XIII. Plinio descrive ad Avito una cena in casa d'un avaro fastoso, che fa distinzione fra convitato e convitato, e usa loro trattamento diverso a seconda del loro grado sociale. Egli biasima questa usanza e dice che, a parer suo, nei conviti si dovrebbe spendere e spandere meno, ma trattare tutti allo stesso modo.

1. Longum est... nec refert. « Sarebbe cosa troppo lunga... e d'altronde non imperta ». Osserva in latino l'uso dell'indicativo in luogo del condizionale italiano, in locuzioni che esprimono possibilità, necessità, equità, convenienza, come possum, debeo, necesse est, aequum est, par est, melius est etc. altius repetere « rifarsi da piú alto, e dire come », « narrare fin dal principio » homo un uomo come son io». minime familiaris « punto prolautum et diligentem

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clive alla familiarità», «niente affatto compagnone ».

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« splendido ed economo al tempo stesso ». — sordidum simul et sumptuosum e fastoso insieme ».

· avaro

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