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5« Non recte suadetis, familiares, qui non patimini me illum 6 doctiorem omnibus credere, qui habet triginta legiones ». Sed quamvis esset in reprehendendis musicis, tragicis, comicis, grammaticis, rhetoribus, oratoribus facilis, tamen omnes professores et honoravit et divites fecit, licet eos quaestionibus 7 semper agitaverit. In summa familiaritate Epictetum et philosophos, grammaticos, rhetores, musicos, geometras, pictores, astrologos habuit: prae ceteris eminente Favorino. Doctores qui professioni suae inhabiles videbantur, ditatos honoratosque a professione dimisit.

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5. Non recte suadetis..., qui non patimini Non riuscite, o amici, a persuadermi (sott. che io abbia torto »), voi i quali non permettete che io creda il piú dotto di tutti quegli che possiede 30 legioni». Favorino allude facetamente alla onni

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N.° X).

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potenza dell' imperatore, il quale aveva a sua disposi zione tutte quante le forze militari di Roma. Da Augusto in poi l'esercito stabile constava di 30 legioni, ossia (senza contare la cavalleria e le milizie ausiliarie) di circa 200.000 uomini.

6. quamvis esset... facilis etc. « sebbene egli fosse propenso a criticare etc. ». professores: vedi sopra, nota al § 3. licet eos quaestionibus semper agitaverit «sebbene li tormentasse sempre con delle questioni », << sebbene li sottoponesse sempre a una specie di esame ».

7. Epictetum: celebre filosofo stoico, che ebbe a patire fiere persecuzioni sotto Domiziano (cf. Parte Quinta,

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prae ceteris eminente Favorino: Favorino fu quegli che sopra ogni altro godé le buone grazie di Adriano. a professione dimisit. Intendi che Adriano, allorché aveva riconosciuto che qualcheduno (non ostante la sua dottrina) non era idoneo all'esercizio della sua professione, lo licenziava dalla sua carica, dopo avergli però date ricchezze e conferiti onori.

5. Un imperatore filosofo.

(HIST. AUG., Anton. phil., 2 sgg.).

Tantum philosophiae studium in M. Antonino fuit, ut adscitus iam in imperatoriam dignitatem, tamen ad domum Apollonii

5). Cf. Parte Quinta, N.° XII. 1. M. Antonino: Marcus Aurelius Antoninus, detto di solito semplicemente M. Aurelio. In suo onore fu eretta in Roma la colonna Antonina (che sorge ancor oggi in mezzo alla piazza Colonna). - adscitus iam in imperatoriam dignitatem etc. M. Aurelio era già stato assunto all'impero,

magistri, discendi causa, veniret. Tantum honoris magistris suis 2 detulit, ut imagines eorum aureas in larario haberet, ac sepulcra eorum hostiis et floribus semper honoraret. Ubi comperit 3 ab Hadriano se esse adoptatum, magis est deterritus quam laetatus; cumque ab eo domestici quaererent cur tristis in adoptionem regiam transiret, disputavit quae mala in se contineret imperium. Sententia Platonis semper in ore illius fuit << Florere civitates, si aut philosophi imperarent, aut imperatores philosopharentur ». Cum igitur in amore omnium imperasset, 4 atque ab aliis modo frater, modo pater, modo filius, ut cuiusque aetas sinebat, et diceretur et amaretur, octavo decimo anno imperii sui diem ultimum clausit. Tantusque illius amor eo die 5 regii funeris claruit, ut nemo illum plangendum censuerit, certis omnibus quod a diis commodatus, ad deos rediisset.

eppure seguitava a frequentare la casa del suo maestro Apollonio per approfondirsi negli studi delle lettere e della filosofia. Oltre ad Apollonio, ebbe M. Aurelio a maestri gli uomini piú illustri per dottrina del suo tempo, come Erode Attico, Frontone e Giunio Rustico.

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2. imagines eorum: le loro immagini, cioè le loro statue o i loro busti. larario. Era il lararium una specie di piccola cappella domestica (cf. Parte Seconda, N. XXIX, fig. 24), ove si ponevano le statue degli dei Lari, come pure di que' personaggi che si erano illustrati per la loro santità e si erano meritati di esser posti fra gli dèi.

3. ab Hadriano se esse adoptatum : veramente Adriano adottò e designò come suo successore Antonino Pio (Titus Aurelius Antoninus Pius), ma impose a questo di adottare a sua volta M. Aurelio (che prima della adozione si chiamava M. Annius Verus). domestici i suoi familiari, quei di casa. - disputavit quae mala etc. « disputò intorno ai mali (cioè, agli inconvenienti) che porta con sé l'impero Divenuto imperatore, M. Aurelio temeva ancora i pericoli del potere assoluto, e ne' suoi Pensieri diceva a se stesso: << Bada di non cesarizzare (cioè, di non mostrarti troppo autoritario)». - Sententia Platonis etc. Egli ebbe sempre in bocca (ossia, egli ripeteva continuamente) la sentenza di Platone, il quale diceva che sarebbero fiorenti gli Stati, se o fossero al governo i filosofi, o chi fosse al governo si applicasse alla filosofia ».

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Statua equestre

Fig. 95. di Marco Aurelio sul Campidoglio.

4. Cum igitur in amore omnium imperasset. << Dopo aver dunque retto l'impero in mezzo all' affetto universale anno imperii sui: M. Aurelio fu imperatore dal 161 al 180 d. C.

octavo decimo

5. illius (gen. oggett.) amor « l'affetto verso di lui ». eo die etc. in quel giorno in cui fu celebrato il funerale dell' imperatore >. certis omnibus etc. poiché tutti erano convinti che egli, il quale era stato imprestato dagli dèi al genere umano, dopo la sua morte se ne fosse tornato in grembo agli dèi ». L'adorazione verso la memoria di M. Aurelio fu spinta a tal segno che, per decreto del Senato, si dichiarò sacrilego chiunque non tenesse nella propria casa una immagine di lui (numen Antoninum).

II. I poeti dell'età Augustea.

(OVID., Trist., IV, 10, 40 sgg.).

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Temporis illius colui fovique poetas,

Quotque aderant vates, rebar adesse deos.
Saepe suas volucres legit mihi grandior aevo,
Quaequè nocet serpens, quae iuvat herba, Macer.
Saepe suos solitus recitare Propertius ignes,
Iure sodalicii qui mihi iunctus erat.
Ponticus herōo, Bassus quoque clarus iambis
Dulcia convictus membra fuere mei.

Et tenuit nostras numerosus Horatius aures,

Dum ferit Ausonia carmina culta lyra.

II. Ovidio visse a Roma, sotto il buon Augusto », in un tempo in cui lo studio e la poesia erano nel massimo fiore. Egli si sentiva felice di esser nato in un'età cosí confacente all'indole sua e alle sue aspirazioni (vedi Parte IV, N.° XXVIII), ed in particolar modo si rallegrava per la stima e l'amicizia che aveva verso di lui quella pleiade di poeti grandi e piccoli che onoravano la corte d'Augusto. I versi che qui riportiamo ci palesano appunto questi sentimenti ai Ovidio, e ci danno un'idea della società letteraria de' suoi tempi.

1. Temporis illius: il poeta accenna al tempo in cui egli, ancor nella prima gioventú, si trasferi dalla nativa Sulmona alla capitale ed entrò a far parte della società letteraria, ove fu subito accolto con grande benevolenza. Si noti che questi vv. sono scritti dal poeta mentre egli, già in età avanzata, si trova in esilio, ed evoca con mestizia i lieti tempi della sua giovinezza.

2. Costr. et rebar adesse (tot) deos, quot aderant vates. Ovidio, trascinato dal suo entusiasmo giovanile, ammirava e venerava tutti i poeti come altret tanti dèi.

3-4. Costr. Macer, grandior aevo, saepe legit mihi suas volucres, et (ea) quae nocet serpens, (et ea) quae iuvat herba. Emilio Macro, poeta veronese (assai più vecchio di Ovidio: grandior aevo), fu autore di poemi sugli uccelli, sui serpenti e sulle piante.

5. suos... ignes « le sue fiamme amorose», «i suoi versi ardenti d'amore ». — solitus, sott. fuit. - Propertius: uno de' più grandi fra' poeti elegiaci ro nani, quasi coetaneo di Ovidio.

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6. Iure sodalicii etc. I vincoli che univano fra loro i sodales (sodalitas, so dalicium) erano più stretti che quelli d'una semplice amicizia: il senso di sodalis corrisponde presso a poco a quello di compagno, camerata, confratello ». 7-8. Pontico, illustre nella poesia eroica (herōo, sott. versu), e Basso, illustre nella poesia giambica (iambis), furono ancor essi dolci membri della mia dimestichezza (ossia furono miei cari e dolci amici »)». Ponticus compose un poema eroico, intitolato la Tebaide. Bassus ci è assai poco noto (almeno come poeta), e da questo luogo di Ovidio si sa che egli scrisse versi giambici, Ossia satirici.

9. tenuit delectavit. de' metri dei suoi carmi lirici.

numerosus armonioso, a causa della varietà Horatius: Quinto Orazio Flacco (65-8 a. C.) fu il principe de' poeti lirici Romani, e fu altresí grandissimo come poeta satirico. 10. ferit: ferire pronunziare, cantare. Propr. ferire significa percuotere », e dicesi del « percuotere le corde d'uno strumento col plettro. Ausonia... lyra sull' Italica cetra ».

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