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PARTE SESTA

QUADRI E FIGURE DELLA SOCIETÀ ROMANA
SOTTO L'IMPERO

1. Amore che ebbero varf imperatori per gli studf. 1. Augusto cultore delle lettere.

(SVET., Aug., 84 sgg.).

Augustus eloquentiam studiaque liberalia ab aetate prima 1 et cupide et laboriosissime exercuit. Mutinensi bello, in tanta mole rerum, et legisse et scripsisse et declamasse quotidie dicitur. Nam deinceps neque in senatu, neque apud populum, 2 neque apud milites, locutus est umquam nisi meditata et composita oratione, quamvis non deficeretur ad subita extemporali facultate. Multa varii generis prosa oratione composuit, ex 3 quibus nonnulla in coetu familiarium, velut in auditorio, re

1) 1. studia liberalia: si dice in generale degli studî e delle arti esercitate per ingegno e non per opera di mano; lo stesso senso hanno le espressioni artes, disciplinae liberales. et cupide et laboriosissime « con amore e grandissima diligenza ». Mutinensi bello: la guerra combattuta coutro Antonio e Lepido (43 a. C.) da Ottaviano (Augusto) in nome del Senato; cf. Parte Terza, N.° X. -declamasse: declamare esercitarsi a comporre e recitare orazioni. Declamationes (o anche recitationes; cf. piú innanzi, § 3: recitare) si chiamavano propriamente nelle scuole di oratoria gli esercizi di composizione e di recitazione, che facevano gli allievi su temi proposti dal maestro. Gli argomenti erano per lo più causae fictae, riguardanti la politica e la scienza del diritto.

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2. deinceps in seguito, successivamente, più tardi ». quamvis non deficeretur ad subita extemporali facultate « sebbene egli, dotato qual era di facilità a parlare ex tempore (extemporali facultate), non venisse meno alle cose improvvise; cioè, fosse anche capace di improvvisare un discorso ».

3. prosa oratione « in prosa »; prosa oratio è propriamente << la parola non legata dal verso, libera, sciolta ». — recitavit. Cf. sopra, la nota a declamasse (§ 1). Sotto l'impero, da Augusto in poi, si diffuse l'usanza che gli autori leggessero le loro opere in pubblico, prima di metterle alla luce. Queste letture (recitationes) si tennero da principio a un ristretto circolo di persone, e poi a un gran pubblico radunato a bella posta in un teatro, nel Foro, in un tempio, nei bagni

citavit scilicet Rescripta Bruto de Catone, et Hortationes ad philosophiam, et aliqua De vita sua, quam tredecim libris, 4 Cantabrico tenus bello, nec ultra, exposuit. Poeticam summatim attigit. Genus eloquendi secutus est elegans et temperatum, praecipuamque curam duxit, sensum animi quam apertissime exprimere.

pubblici, nei giardini. Rescripta Bruto de Catone: questo scritto di Augusto consisteva in una risposta o confutazione dell' Elogio che M. Giunio Bruto (uno degli uccisori di Cesare, lo zio di Augusto) aveva composto in onore di Catone (altro fiero avversario del gran dittatore). De vita sua: queste memorie di Augusto, divise in 13 libri, non giungevano oltre al 19 a. C., vale a dire comprendevano soltanto la storia dei primi 10 anni del suo impero: Augusto morí nel 14 d. C. (in tutto egli governò Roma per 43 anni). Cantabrico tenus bello « fino alla guerra contro i Cantabri», nel 19 a. C. I Cantabri erano popoli bellicosi, abitanti al nord della Spagna, nelle provincie oggi dette Asturie, Biscaglia e Guipuzcoa: essi si erano mantenuti indipendenti dalla dominazione romana, che pure da quasi due secoli si era estesa nel resto della Spagna.

4. elegans et temperatum: lo stile di Augusto era nel tempo stesso elegante e naturale, cioè semplice, senza soverchi ornamenti. praecipuamque curam duxit etc. e sua cura principale fu quella di esprimere e significare le sue idee nel modo più chiaro possibile » ; il quale genere d'eloquenza è appunto quello che piú si conviene ad un sovrano: un sovrano di fatti non ha bisogno ne' suoi discorsi di mostrare quell'arte raffinata e squisitamente adorna, che può esser propria d'un oratore di professione.

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2. Erudizione di Tiberio.

(SVET., Tib., 70).

Artes liberales utriusque generis studiosissime coluit. In oratione latina secutus est Corvinum Messalam, quem senem adulescens observaverat. Composuit et carmen lyricum, cuius 2 est titulus < Conquestio de L. Caesaris morte ». Fecit et graeca poemata, imitatus Euphorionem, et Rhianum, et Parthenium: quibus poetis admodum delectatus, scripta eorum et imagines publicis bibliothecis inter veteres et praecipuos auctores dedi

2) 1. Artes liberales: cf. N° precedente, nota al § 1. — utriusque generis: in greco ed in latino. Corvinum Messalam: M. Valerio Messala Corvino, uomo assai dotto ed oratore pregiato, fu uno dei personaggi politici piú importanti dell'età augustea. Tibullo lo ricorda spesso come suo amico e protettore. Conquestio de L. Caesaris morte: L. (Giulio) Cesare, nato da Agrippa e da Giulia figlia di Augusto, era stato adottato dal nonno e designato all'impero, ma morí all'improvviso in età giovanile a Marsiglia nel 4 d. C.

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2. Euphorionem... Rhianum... Parthenium: poeti greci dell'età detta alessandrina, segnalati per la erudizione e per la oscurità dello stile. Si dice alessandrina quell'età della letteratura greca, che si apre con Alessandro Magno ed ha per sua sede principale la città di Alessandria in Egitto. inter veteres et praecipuos auctores: cioè fra i più eccellenti scrittori dell'età antica della Grecia, an

cavit: et ob hoc plerique eruditorum certatim ad eum multa de his ediderunt. Maxime tamen curavit notitiam historiae fa- 3. bularis, usque ad ineptias atque derisum. Nam grammaticos, quod genus hominum praecipue appetebat, eiusmodi fere quaestionibus experiebatur: « Quae mater Hecubae? Quod Achilli nomen inter virgines fuisset? Quid Sirenes cantare sint solitae?» Et quo primum die, post excessum Augusti, Curiam 4 intravit, quasi pietati simul ac religioni satisfacturus, Minois exemplo, ture quidam ac vino, verum sine tibicine, supplicavit, ut ille olim in morte filii.

teriori agli alessandrini. - certatim ad eum multa de his ediderunt. Letteralm. <a gara gli pubblicarono molte cose intorno a costoro », ossia gareggiarono nel ricercare notizie riguardanti questi scrittori, e nel portarle a Tiberio ».

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3. curavit notitiam historiae fabularis << si dette cura di acquistar cognizione della storia favolosa, cioè della mitologia. usque ad ineptias atque derisum (letteralm. « fino alle inezie ed alla derisione »): Tiberio spingeva questa smania di erudizione mitologica fino alla ricerca delle cose più minute e di nessuna importanza, e per tal modo si rendeva oggetto di derisione. grammaticos: letterati, eruditi. Hecubae: la moglie di Priamo, re di Troia. inter virgines: Tetide, madre di Achille, sapendo che il figlio sarebbe morto ancor giovine nella guerra contro Troia, per sottrarlo al suo fato, volle impedire che prendesse parte a quella spedizione, e lo nascose sotto vesti femminili in Sciro tra le figlie (virgines) del re Licomede. Ulisse però con una astuzia riuscí a scoprirlo, e lo indusse a prender parte alla guerra.

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4. quo primum die il primo giorno in cui ». Curiam intravit entrò nella Curia senatoria». quasi pietati etc, come per soddisfare al tempo stesso un dovere di pietà (verso il padre suo adottivo Augusto) e di religione». - Minois exemplo secondo l'esempio di Minosse ». Minosse, il mitico re e legislatore di Creta, secondo la tradizione non volle che ai funerali del figlio Androgeo sonassero i flauti; Tiberio si credette in dovere, per imitare quell'esempio antico, di vietare ancor egli ai funerali di Augusto il suono dei flauti, che pure era generalmente usato a Roma in tali occasioni. - supplicavit: la supplicatio era una pubblica preghiera o supplicazione agli dèi in occasione di qualche grande avvenimento felice o funesto per lo Stato; era cioè una azione solenne di espiazione, di adorazione, di rendimento di grazie, sia per ottenere dalla divinità che si dileguasse la minaccia di un imminente disastro, sia per ringraziarla d'un grande beneficio conseguito.

Fig. 92.

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Tiberio (cf. fig. 63).

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3. Claudio riforma l'alfabeto.

(Riduz. da TACITO, Ann., XI, 14).

1 Claudius novas litterarum formas addidit vulgavitque, comperto graecam quoque litteraturam non simul coeptam abso2 lutamque. Primi per figuras animalium Aegyptii sensus mentis effingebant et litterarum semet inventores perhibent —; inde Phoenices, quia mari praepollebant, eas intulerunt Graeciae, gloriamque adepti sunt, tamquam reppererint quae acceperant. 3 Quippe fama est Cadmum, classe Phoenicum vectum, rudibus 4 adhuc Graecorum populis artis eius auctorem fuisse. At in Italia Etrusci ab Corinthio Demarato didicerunt; et formae litteris 5 Latinis eaedem sunt, quae veterrimis Graecorum. Sed et Graecis et nobis paucae primum fuere; deinde additae sunt. Quo

3) 1. Claudius novas litterarum formas etc. Claudio aggiunse all'alfabeto latino nuove lettere (novas litterarum formas) e ne divulgò l'uso. comperto: ablat. assoluto (= cum compertum esset « essendosi risaputo, ritenendosi come cosa certa »); da comperto dipende il seguente accus. coll'infinito: graecam quoque litteraturam non simul coeptam absolutamque (sott. fuisse) « che anche l'alfabeto greco (come quello latino) non fu nello stesso tempo inventato (coeptum) e portato a compimento (absolutum) », ossia « che neppure l'alfabeto greco fu completo fino dal suo principio », in quanto che il numero delle lettere componenti l'alfabeto greco fu dapprima piú ristretto, e quindi si accrebbe a poco a poco.

2. per figuras animalium: i cosiddetti caratteri geroglifici, che rappresentavano figure d'animali; come, per es., il leone, il bue, l' ibis, lo sparviero, il coccodrillo etc. Questi geroglifici si scorgono ancor oggi impressi nelle piramidi, negli obelischi e nelle tombe egiziane. sensus mentis effingebant « rappresentavano le idee, i concetti ». litterarum: dell'alfabeto. — Phoenices: i Fenici, come quelli che predominavano sul mare (mari praepollebant), appresero le lettere dell'alfabeto dagli Egiziani e le importarono in Grecia; per tal modo essi acquistarono fama di avere inventato ciò che avevano semplicemente imparato da altri (quae acceperant).

3. Quippe ed invero, ed infatti ».

Cadmum: principe Fenicio che, secondo la leggenda, fondò in Grecia la città di Tebe, e portò quivi i primi semi della civiltà (come appunto l'alfabeto, l'uso dei metalli etc.). -classe Phoenicum vectum: letteralm. << trasportato con una flotta Fenicia », ossia « approdato (in Grecia) su navi Fenicie ». artis eius l'alfabeto.

4. Demarato: esule Corinzio che nell'anno 658 a. C. venne a stabilirsi in Italia a Tarquinia in Etruria, dove ebbe un figlio che regnò a Roma col nome di Tarquinio Prisco; cf. Parte Prima, N.° VI, a. et formae etc. «e la forma delle lettere latine è uguale a quella delle più antiche lettere greche ».

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5. Sed et Graecis et nobis paucae primum fuere: tanto l'alfabeto greco quanto quello romano dapprincipio non ebbero che poche lettere (circa sedici): più tardi a poco a poco se ne aggiunsero altre (in modo da raggiungere il numero di ventiquattro). Quo exemplo << Claudio, seguendo tale esempio (cioè l'esempio di coloro che ne' tempi antichi avevano introdotto nuove lettere nell'alfabeto), aggiunse tre lettere, le quali rimaste in uso finché durò il suo impero (imperitante eo) e poi abolite (obliteratae), possono scorgersi ancor oggi nelle tavole di bronzo (in aere) affisse nei fori e nei templi ». Le tre nuove lettere introdotte da Claudio erano le seguenti: Fü; x=v;s= bs, ps. A proposito del segno, si ricordi che Romani avevano dapprincipio un solo segno per rappresentare l'u e il v.

=

exemplo Claudius tres litteras adiecit, quae in usu, imperitante eo, post obliteratae, aspiciuntur etiam nunc in aere publico. per fora ac templa fixo.

4. Adriano protettore di letterati ed artisti.

(HIST. AUG., Hadr. 14-16).

Famae celebris tam cupidus fuit, ut libros vitae suae scrip- 1 tos a se libertis suis litteratis dederit, iubens ut eos suis nominibus publicarent. Amavit genus dicendi vetustum, et Catonem 2 Ciceroni, Ennium Vergilio praetulit. Professores omnium ar- 3 tium semper ut doctior risit, contempsit, obtrivit. Cum his ipsis professoribus, libris vel carminibus invicem editis, saepe certavit. Et Favorinus quidem, cum verbum eius quoddam ab 4 Hadriano reprehensum esset, atque ille cessisset, arguentibus amicis quod male cederet Hadriano, de verbo quod idonei auctores usurpassent, risum iucundissimum movit. Ait enim:

4). Circa l'imperatore Adriano, cf. Parte V, N.° XI (la nota in principio). 1. < Adriano fu cosí desideroso di lasciare gran fama di sé, che egli scrisse dei libri sulla propria vita e li dette a certi suoi liberti letterati, acciocché li pubblicassero sotto il loro nome ». Gli imperatori affidavano volentieri ai loro liberti o schiavi affrancati incarichi di fiducia e mansioni di carattere privato; però gli uffici politici e militari erano riserbati a cittadini dell'ordine senatorio ed equestre. Tuttavia sotto alcuni imperatori (come per es. Claudio e Nerone) i liberti esercitarono una grande influenza anche sugli affari dello Stato.

2. Adriano preferi gli scrittori antichi a quelli moderni, e quindi antepose Catone (cf. Parte Quarta, N. IV, b) a Cicerone, ed Ennio (cf. Parte Quarta, N. XXI, nota al § 1) a Virgilio.

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3. Professores omnium artium « tutti coloro che facessero professione di qualche arte», «i maestri di qualsivoglia disciplina »>. ut doctior: Adriano possedeva certamente una grande e svariata cultura, ma egli era assai vanitoso e si riteneva piú dotto di tutti i letterati ed artisti del suo tempo; quindi egli abusava della superiorità che gli dava l'altissimo suo grado, per umiliare tutti coloro che potessero rivaleggiare con lui. risit derise ». contempsit « disprezzò». obtrivit << umiliò, avvili ». carminibus invicem editis pubblicando a gara con loro opere in prosa e in poesia ». certavit contese ».

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4. Favorinus: letterato di gran fama a' suoi tempi, originario di Arles in Gallia; scrisse varie opere enciclopediche in greco, e fu anche assai dotto in latino. atque ille (sc. Favorinus) cessisset: Favorino, sebbene fosse gran conoscitore della lingua latina e quindi potesse difendersi contro l'accusa dell'imperatore, pure cedette, mostrando di riconoscere l'autorità di Adriano in fatto di lingua. arguentibus amicis quod male cederet Hadriano accusandolo gli amici di aver fatto male a cedere ad Adriano ». - - risum iucundissimum movit. Intendi che gli amici di Favorino risero di cuore a cagione della risposta che egli diede alle loro accuse; questa risposta è riferita nel seguente.

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