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simul et corpore hebetato, ne progressa quidem aetate, ulli publico privatoque muneri habilis existimaretur. Disciplinis tamen 2 liberalibus ab aetate prima non mediocrem operam dedit ac saepe experimenta cuiusque etiam publicavit. Verum ne sic quidem quidquam dignitatis assequi aut spem de se commodiorem in posterum facere potuit.

Mater Antonia « portentum eum hominis » dictitabat, << nec 3 absolutum a natura, sed tantum inchoatum ». Ac si quem socordiae argueret, « stultiorem » aiebat « filio suo Claudio ».

lasciarono il corpo indebolito e gli fiaccarono l'energia dell'anima (senza però ottenebrargli l'intelligenza), egli fu trascurato dai suoi stessi genitori e non fu tenuto in alcun conto dagli

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altri membri della famiglia imperiale. Il suo carattere irresoluto e diffidente si spiega in gran parte per queste condizioni speciali in cui trascorse la sua vita, prima che egli giungesse al governo. animo simul et corpore hebetato infiacchitesi al tempo stesso le forze dell'animo e del corpo». publico privatoque muneri: Claudio, neppure dopo essere uscito di minorità (ne progressa quidem aetate), fu giudicato capace di adempiere alcun ufficio pubblico e privato; cioè di essere rivestito di qualche carica onorifica, e di amministrare da sé i propri beni.

2. experimenta cuiusque... publicavit << dette pubblici esperimenti di ogni genere di dottrina». Si dicevano recitationes le conferenze e le letture che i dotti romani solevano fare delle loro opere prima di metterle alla luce. Questo costume si diffuse specialmente nel principio dell'impero e da Augusto venne assai favorito; si cominciò col tenere queste letture prima a un ristretto numero di persone, e poi

Fig. 68. Claudio (Museo Vaticano).

a un gran pubblico radunato a bella posta in un teatro, nel Foro, nei giardini, nei bagni pubblici etc.

3. Mater Antonia: Claudio era figlio di Druso (fratello dell'imperatore Tiberio) e di Antonia (figlia del triumviro Marco Antonio e di Ottavia, sorella dell'imperatore Augusto). portentum, qui è preso in senso sfavorevole.

4 Avia Augusta pro despectissimo semper habuit, non affari nisi rarissime, non monere nisi acerbo et brevi scripto aut per 5 internuntios solita. Soror Livilla cum audisset quandoque imperaturum, tam iniquam et tam indignam sortem populi Romani 6 palam et clare detestata est. Avunculus maior Augustus reliquit eum nullo praeter auguralis sacerdotii honore impertitum, ac ne heredem quidem nisi inter tertios ac paene extraneos nuncupavit, legato quoque non amplius quam octingentorum sestertiorum prosecutus.

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4. Avia Augusta: la nonna Livia Augusta, moglie dell'imperatore Augusto. pro despectissimo semper habuit lo ebbe sempre in grandissimo disprezzo ». non af fari... solita avendo essa (Livia) per abitudine di non

rivolgergli la parola se non rarissime volte, e di non ammonirlo se non per scritto, con aspri e concisi biglietti, oppure per mezzo d'intermediari ».

5. Livilla: Livia (detta anche Livilla) sorella di Claudio, fu donna di costumi poco onesti; non fu fedele al marito suo Druso (figlio dell' imperatore Tiberio), ed anzi aiutò l'ambizioso ministro di Tiberio, Eli o Seiano, a disfarsi di Druso. Seiano, col toglier di mezzo Druso (figlio ed erede dell'Imperatore), mirava a spianarsi la via per giungere al trono. cum audisset quandoque imperaturum avendo sentito dire che una volta o l'altra egli avrebbe regnato». - tam iniquam etc. Senso: scongiurò gli dèi, perché allontanassero dal popolo Romano una sorte cosí iniqua e cosí indegna.

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Fig. 70. Ruderi del tempio di Claudio sul Celio (sostruzioni del convento dei Padri Passionisti).

6. Avunculus maior: prozio. reliquit eum nullo etc. « lo lasciò senza avergli impartito nessuna carica onorifica, tranne l'augurato ac ne heredem quidem nisi inter tertios ae paene extraneos nuncupavit. Nei testamenti romani gli eredi si distinguevano in primi, secundi, tertii, a seconda del grado più o meno stretto di parentela e dei diritti maggiori o minori che essi avevano all'eredità. legato quoque etc. Costr. prosecutus quoque (sott. Claudium) legato non amplius octingentorum (sott. milium) sestertium, << lasciando poi a Claudio un legato di soli 800,000 sesterzi », ossia di circa 200,000 lire della nostra moneta.

VII. Tolleranza di Nerone contro i detti mordaci.

(SVET., Ner., 39).

Mirum et vel praecipue notabile fuit, nihil Neronem patien- 1 tius, quam maledicta et convicia hominum tulisse neque in ullos leniorem, quam qui se dictis aut carminibus lacessissent, exstitisse. Multa proscripta aut vulgata sunt, sicut illa:

Quis negat Aeneae magna de stirpe Neronem?
Sustulit hic matrem, sustulit ille patrem.

Roma domus fiet: Veios migrate, Quirites,
Si non et Veios occupat ista domus.

VII. Nerone, il successore di Claudio, fu l'ultimo della famiglia di Augusto. Egli era figlio di Agrippina e del primo marito di lei, Gneo Domizio Ahenobarbo; ma allorché sua madre passò in seconde nozze coll'imperatore Claudio, egli entrò a far parte della famiglia imperiale col nome di Tiberio Claudio Nerone, e fu designato alla successioue del trono insieme con Britannico, figlio di Claudio e della sua prima moglie Messalina. Egli sali al potere in età di 17 anni, e nei primi tempi del suo impero, frenando la sua natura viziosa e lasciandosi guidare da saggi consiglieri, egli governò assai lodevolmente. Però l'irrequieta ambizione di Agrippina, che voleva dominare esclusivamente sull'animo del figlio e allontanare dalla corte i suoi consiglieri (Afranio Burro

e Seneca), destò gravi timori nell'animo di Nerone, che sospettò volesse la madre far proclamare imperatore il fratellastro di lui, Britannico. Agrippina fu fatta morire, e quel primo delitto spinse poi Nerone a commetterne molti altri. Egli, tormentato dai rimorsi, cercò conforto nell' ebbrezza dei piaceri, e nel tempo stesso si lasciò travolgere in un turbine di errori mostruosi che hanno reso tristamente celebre il suo nome. Non dobbiamo tuttavia figurarci Nerone come un tiranno cupo e sanguinario. Anzi egli mostrò, fino all'ultimo della sua vita, modi amabili ed attraenti; la qual cosa gli cattivò le simpatie di molti e gli procurò una grande popolarità. Come prova di questo lato piacevole del carattere di Nerone, può citare appunto il fatto che egli (come viene narrato nel luogo che qui riportiamo) si mostrò assai mite e tollerante verso coloro, che con detti e poesie mordaci gli rimproveravano le sue colpe o le sue debolezze.

Fig. 71.

Nerone.

1. vel praecipue notabile: vel premesso ai superlativi (praecipue notabile ha valore di superlativo) ne accresce la forza. qui = quam in eos qui. se, sc. Neronem.

leniorem, sott. fuisse.

quam

2. Multa proscripta aut vulgata sunt: molti detti e poesie infamanti contro di lui furono scritti in luoghi pubblici oppure furono divulgati oralmente.

3. Quis negat etc. Nerone, in quanto apparteneva alla casa d'Augusto o casa dei Giulii, era discendente di Enea; perocché Iulii pretendevano derivare da Iulus o Ascanius, figlio d' Enea. Sustulit... sustulit: giuoco di parole, che difficilmente si può rendere in italiano. Si allude, come ben s' intende, al fatto che Enea salvò il padre Anchise, sollevandolo (sustulit, da tollo = sollevo, alzo) sulle spalle, e che Nerone uccise, tolse di mezzo (sustulit) la madre Agrippina.

4. Roma domus fiet etc. « Roma diventa tutta una casa: emigrate a Veio, o Quiriti, seppure questa casa non occupa anche Veio». Allusione al palazzo gi

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5 Sed neque auctores requisivit et quosdam per indicem delatos ad senatum affici graviore poena prohibuit.

gantesco che Nerone si fece costruire sul Palatino, con una magnificenza tale che esso fu soprannominato domus aurea. Quanto a Veio, è noto che in questa città (distante da Roma circa 12 miglia) voleva emigrare la plebe romana, dopo che l'incendio prodotto dai Galli (390 a. C.) aveva ridotto Roma un mucchio di rovine; secondo la tradizione, fu Camillo quegli che s'oppose a tale abbandono della patria.

5. Sed neque etc. Senso: pur non ostante Nerone non ricercò gli autori di questi versi mordaci; e, siccome alcuni fra essi erano stati denunziati al senato, egli proibi che fossero colpiti da una pena troppo grave (graviore).

VIII. Sull' età di Galba, Ottone, Vitellio
e Domiziano.

(TACITO, Storie, I, 2).

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Tempus illud fuit opimum casibus, atrox proeliis, discors seditionibus, ipsa etiam pace saevum. Quattuor principes ferro interempti. Trina bella civilia, plura externa ac plerumque

VIII. Gli atti di crudeltà e di follia di Nerone avevano talmente esasperato i Romani che molti governatori di provincie si sollevarono; il Senato, ove sempre era fortissimo il partito contrario al regime imperiale, si senti appoggiato e dichiarò Nerone nemico pubblico; Nerone fuggi e poi si uccise da se stesso. Dopo la sua morte (68), il Senato elesse all'impero il governatore di Spagna, Galba. Ma i pretoriani (cioè le milizie che presidiavano l'Italia, ed avevano il loro quartiere generale a Roma nei castra praetoria) lo trucidarono e misero al suo posto Ottone, uno dei favoriti di Nerone. A loro volta, i soldati accampati sulle frontiere della Germania vollero un loro imperatore, e marciarono contro le mi. lizie italiche che disfecero presso Cremona: Ottone si dette la morte, e Vitellio capo delle legioni di. Germania fu eletto all' impero. Neppure Vitellio però si resse a lungo: le legioni di Siria gridarono imperatore il loro generale Vespa siano, che a sua volta sconfisse Vitellio e fu nominato al suo posto (69). Cosí in due anni tre imperatori erano stati eletti ed abbattuti da' soldati, e durante queste guerre i soldati di Germania avevano saccheggiato Roma, e il Campidoglio era stato incendiato. Seguí poi un periodo migliore: quello dei Flavii: Vespasiano, Tito e Domiziano (69-96); i primi due furono ottimi imperatori, ma l' ultimo, sospettoso e crudele, fu annoverato (sebbene forse non del tutto a ragione) fra' peggiori principi che governassero Roma (vedi i N.i successivi).

1. opimum casibus: ricco di avvenimenti, pieno di molte e tristi vicende. proeliis: guerre esterne. seditionibus: guerre interne o civili. ipsa etiam pace saevum: cioè, ai tempi di Domiziano; sotto questo imperatore la pace non fu turbata né all' esterno né all' interno, ma il malgoverno del principe rese quei tempi calamitosi. Quattuor principes ferro interempti: Galba, Ottone, Vitellio e Domiziano. Questo ultimo fu spento da una congiura (vedi piú innanzi il N.° X, nota al § 1). Trina (poetico per tria) belia civilia: cf. la nota in principio. — plura externa ac plerumque permixta: le guerre contro i Giudei, contro i Batavi e contro

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permixta. Prosperae in Oriente, adversae in Occidente res. 2 Turbatum Illyricum: Galliae nutantes: perdomita Britannia et statim omissa: coortae in nos Sarmatarum ac Suevorum gentes.

Iam vero Italia novis cladibus afflicta. Haustae aut obrutae 3 urbes in fecundissima Campaniae ora. Urbs incendiis vastata, consumpta antiquissima delubra, ipsum Capitolium civium ma

i Sarmati; queste guerre esterne avvennero presso a poco nello stesso tempo di quelle interne e si mescolarono insieme: le guerre interne sono quelle già ricordate fra Galba e Ottone, fra Ottone e Vitellio, fra Vitellio e i Flavii.

2. Prosperae in Oriente: le guerre contro i Giudei, vittoriosamente combattute da Tito. adversae in Occidente: quelle contro i Batavi (abitatori dell'odierna

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Soldati pretoriani (dalla colonna Traiana).

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Olanda), guidati dal prode Giulio Civile. Turbatum Illyricum: i soldati di questa regione si pronunziarono contro Vitellio in favore di Vespasiano. Galliae nutantes: le Gallie erano vacillanti (cioè, si agitavano contro il dominio Romano); nutare (frequentativo di nu-ere) vacillare, barcollare, esser poco sicuro. perdomita Britannia et statim omissa: la Brettagna fu sottomessa da Agricola, e subito dopo fu perduta. Sarmatarum: genti barbare, abitanti al nord del Danubio; da loro discendono i moderni Slavi. Suevorum: potente tribú Germanica. 3. Iam vero: « Ed inoltre ». novis cladibus: calamità nuove, che allora per la prima volta afflissero l'Italia. Haustae... obrutae: colla prima espressione si intendono straripamenti di fiumi ed alluvioni prodotte da maremoti; colla seconda, eruzioni vulcaniche e terremoti. Nel 79 accadde la famosissima eruzione del Vesuvio che seppelli Ercolano, Stabia e Pompei. Cf. fig. 73. Urbs incendiis vastata: sotto Vitellio e sotto Tito. - antiquissima delubra: in quell' incendio andarono distrutti molti fra i più antichi templi e santuari della Roma regia e repub

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GIORNI, Letture latine.

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