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Iam pridem nobis caeli te regia, Caesar,

Invidet, atque hominum queritur curare triumphos; Quippe ubi fas versum atque nefas: tot bella per orbem, Tam multae scelerum facies; non ullus aratro 10 Dignus honos, squalent abductis arva colonis, Et curvae rigidum falces conflantur in ensem. Hinc movet Euphrates, illinc Germania bellum; Vicinae ruptis inter se legibus urbes

Arma ferunt; saevit toto Mars impius orbe.

provare gli effetti della collera divina suscitata dalla perfidia dell'antico re di Troia, Laomedonte. Questi aveva frodato Apollo e Nettuno della ricompensa a loro dovuta per avere costruito le mura di Troia.

6-7. Senso: già da lungo tempo la reggia celeste desidera toglierti, o Cesare Ottaviano, agli uomini per averti con sé, e si lamenta che tu ti curi troppo dei trionfi di questa terra. Il poeta allude ai trionfi riportati da Ottaviano nelle guerre civili e alla sua sempre crescente potenza.

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S. Quippe ubi: quippe (« certamente, senza alcun dubbio ») rafforza il senso dell'ubi, e perciò quippe ubi letteralm. significa «ove (cioè, presso i quali uomini) certamente »; traduci come se fosse: apud quos (homines). fas versum atque nefas fas et nefas versa sunt « il dritto e il non dritto son confusi insieme », più non si distingue ciò che è giusto da ciò che è ingiusto ». 8-11. tot bella per orbem, Tam multae etc. Tante sono le guerre, tanti sono gli aspetti diversi di scelleraggine che imperversano per il mondo; piú non si rende il dovuto onore all'agricoltura; i campi giacciono nello squallore, perché i coltivatori sono trascinati via, e le ricurve falci sono trasformate in diritte spade (rigidum... in ensem: le spade romane erano diritte, e non già ricurve come le nostre sciabole).

12. Hinc movet Euphrates, illine Germania bellum. Allusione alle guerre che minacciavano Roma al tempo in cui questi versi furono composti (37-36 a. C.): i Parti minacciavano l'Oriente sul confine dell' Eufrate, e i Germani l'Occidente sul confine del Reno.

13-14. Vicinae... urbes : le città d'Italia, rotti gli antichi legami d'alleanza che le univano fra loro, lottavano le une contro le altre; e, mentre all'interno cresceva il disordine, le frontiere erano minacciate dai nemici esterni.

2. Vita privata.

XV. Scene varie tratte dal teatro di Plauto e di Terenzio.

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1. Raccomandazione del Prologo agli spettatori.
(PLAUTO, Poenulus, Prologo).

Sileteque et tacete atque animum advortite:
Audire iubet vos imperator - histricus,
Bonoque ut animo sedeant in subselliis,
Et qui esurientes et qui saturi venerint.
Qui edistis, multo fecistis sapientius:
Qui non edistis, saturi fite fabulis.

Diu qui domi otiosi dormierunt, decet

XV. 1) Il prologus era una specie di preambolo della commedia, che di solito dichiarava il contenuto del dramma e raccomandava questo al pubblico.

1. animum advortite (= advertite) « rivolgete la mente, fate attenzione». 2. histricus. Questa parola era pronunziata dopo una certa pausa. Unita ad imperator essa significa o il capo della truppa di commedianti (histriones), oppure

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il capo degli Istrii o Istriani (Istrii), popolo che fu in guerra con Roma per lungo tempo. Questa sospen. sione produceva naturalmente un quiproquo, che suscitava il riso.

3. Bono... animo << con animo ben disposto >.

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ut... se

deant: dipendente da iubet. Nota il cambiamento di costru zione di iubet: prima è costruito coll' infinito (audire) e quindi con ut e il congiuntivo. Il soggetto di sedeant è contenuto nel verso seguente: Et qui esurientes et qui saturi venerint Tanto coloro che sono venuti in teatro

digiu ni, quanto quelli che hanno fatto merenda ». Qui si tratta del prandium, pasto leggiero che si soleva prendere nelle ore pomeridiane; gli spettacoli teatrali avevano luogo prima di sera.

5-6. Voi che avete mangiato, avete avuto molto più giudizio, e voi che no, fatevi una satolla di commedie (letteralm. diventate sazi colle commedie). 7-8. Diu: le persone previdenti si recavano fin dal mattino a prendere i loro posti al teatro. Il senso dunque di questi versi è il seguente: que' poltroni che

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Animo aequo nunc stent vel dormire temperent.
Servi ne obsideant, liberis ut sit locus,

Vel' aes pro capite dent. Si id facere non queunt,
Domum abeant, vitent ancipiti infortunio,

Ne et hic varientur virgis et loris domi,

Si minus curassint, quom heri veniant domum.
Nutrices pueros infantes minutulos

Domi procurent neve spectatum adferant :
Ne et ipsae sitiant et pueri pereant fame,
Neve esurientes hic quasi baedi obvagiant.
Matronae tacitae spectent, tacitae rideant:
Canora hic voce sua tinnire temperent,
Domum sermones fabulandi conferant :
Ne et hic viris sint et domi molestiae.

Haec quae imperata sunt pro imperio histrico,

Bonum, hercle, factum, pro se quisque ut meminerit.

sono stati tutto il giorno in casa a dormire, bisogna che ora si rassegnino con pazienza a star ritti (stent), oppure che si regolino nel dormire (cioè, che fac ciano a meno di dormire).

9. Servi ne obsideant « gli schiavi non si mettano a sedere: i posti toccavano di diritto agli uomini liberi.

10. aes pro capite dent < paghino per il loro riscatto ». Gli schiavi non avevano né per il diritto civile, né per il diritto delle genti, una personalità giuridica (caput); però, dal 357 a. C. in poi (in virtú della legge Manlia), essi pagavano per acquistarla, una imposta del ventesimo stabilita sulla stima del loro valore di vendita (vicesima libertatis).

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11-13. Senso: badino che non tocchi loro la doppia disgrazia di essere battuti qui con verghe e a casa collo staffile, nel caso che al ritorno del padrone non abbiano compiuto le loro faccende. hic: qui nel teatro, opposto a domi. varientur : detto dei segni che lasciano sulla pelle le battiture. loris: lorum (plur. lora), staffile fatto con striscie di cuoio intrecciate, che serviva a punire gli schiavi. V'era uno schiavo, detto lorarius, che aveva l'ufficio di infliggere questo castigo a' suoi compagni di schiavitù. curassint: forma arcaica per curaverint; curare=sbrigare le proprie faccende. quom⇒ quum (cum). heri, plur. di herus padrone ».

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14-15. Nutrices... procurent (= curent): le nutrici custodiscano in casa i loro bimbi piccolini, e non li portino al teatro (neve spectatum adferant, sott. eos; spectatum è supino).

quasi haedi obvagiant: il vagito de' bimbi

17. esurientes, sc. pueri infantes. lattanti rassomiglia al belato de' capretti.

18. Matronae: le donne maritate; alle ragazze, in generale, non era concesso di andare a teatro.

19. Canora. Detto con ironia: « Si astengano di squittire con quella loro stridula voce ».

20. Domum sermones etc. «Serbino a casa il loro chiacchiericcio». — fabulandi: gerundio indicante fine o scopo (= ad fabulandum); cf. l'espressione: unum diem deliberandi (= ad deliberandum) postulaverunt.

21. et hic... et domi: cf. sopra, v. 12.

22. pro imperio histrico «in nome dell'imperator histricus ». Plauto ripete la facezia che ha già detto in principio (v. 2).

23. Bonum, hercle, factum « Che buon pro vi faccia»: specie di parentesi. pro se quisque ut meminerit « ognuno di voi per conto proprio se le tenga a mente >> (sc. Haec quae imperata sunt etc.). Osserva che l'ut dipende da un verbo sottinteso, come iubeo, opto, precor.

2. L'educazione del fanciullo è una specie d'architettura.

(PLAUTO, Mostell., Atto I, sc. 2).

Novarum aedium esse arbitror similem ego hominem,
Quando hic natus est: ei rei argumenta dicam.
Aedes quom extemplo sunt paratae, expolitae,
Factae probe examussim,

5 Laudant fabrum atque aedes probant:

Atque ubi illo inmigrat nequam homo, indiligensque,
Hic iam aedibus vitium additur, bonae quom curantur male.
Atque illud saepe fit: tempestas venit,
Confringit tegulas imbricesque: ibi

10 Nequior factus iamst usus aedium.

Haec argumenta ego aedificiis dixi: nunc etiam volo

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Dicere, ut homines aedium esse simileis arbitremini.
Primumdum, parentes fabri liberum sunt:

Extollunt, parant sedulo in firmitatem,

Ut in usum boni sint et in speciem populo:
Sumptu suo et labore nituntur, ut

Alii sibi esse illorum simileis expetant.
Nam ego ad illud frugi usque et probus fui,
In fabrorum potestate dum fui.

Postea, quom inmigravi ingenium in meum,
Perdidi operam fabrorum ilico oppido.

voi dobbiate credere (arbitremini) che gli uomini sono simili alle case; dicere ut dire in che modo, dimostrare che. simileis, arcaico per similes.

13. Primumdum « primieramente, in primo luogo ».

14. Extollunt (sott. liberos) « li tiran su, li allevano ». - parant etc. parant (eos) sedulo ut firmi sint, « diligentemente procurano che vengan forti ».

15. Ut in usum etc. Costr. ut sint boni in usum, et (ut sint) in speciem populo, « acciocché essi si rendano persone utili, e tali da servire di esempio agli altri ». 16-17. Costr. ut alii expetant simileis (=similes) illorum esse sibi, « che gli altri desiderino d'avere dei figli simili ai loro ».

18-19. ad illud... dum « fino a quel momento... che », « fino a tanto... che». usque sempre, costantemente ».

20. inmigravi quando fui tornato alla mia propria natura», « quando fui abbandonato al mio istinto, alla mia indole ».

21. « Mandai tosto in malora l'opera dei fabbri, cioè tutto il faticoso lavoro speso nella mia educazione »; oppido è un avverbio antiquato, che significa «interamente, del tutto », e rafforza il significato di ilico tosto, immantinente ».

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3. La visita del medico.

(PLAUTO, Men., Atto V, sc. 3).

SE. Lumbi sedendo, oculi spectando dolent,
Manendo medicum, dum se ex opere recipiat.
Odiosus tandem vix ab aegrotis venit.

Ait se obligasse crus fractum Aesculapio,
Apollini autem brachium. Nunc cogito,

3) Per una serie di curiosi incidenti, Menecmo, un giovine ricco e scape. strato, è creduto pazzo dalla moglie e dal suocero. Quella scappa via, questo manda a cercare un medico. La scena qui riportata si svolge tra il vecchio suocero (Senex), il medico (Medicus) e Menecmo (Menaechmus).

1-2. Il vecchio suocero si lamenta perché il medico non viene, e dice che il fil delle reni (lumbí) gli si è indolenzito dallo star seduto e gli occhi gli dolgono dallo star osservando, mentre aspetta che il medico torni dalle sue visite (dum se ex opere recipiat).

3. Odiosus etc. < Ecco che finalmente quel maledetto se ne torna via dai suoi malati!».

4. obligasse. Senso: il medico dice di aver rimessa una gamba rotta ad Esculapio e un braccio ad Apollo. Questo è il colmo per un medico: egli guarisce gli stessi déi della medicina!

5-6. Sto pensando se debbo chiamarlo medico o falegname»: allusione alle riparazioni di ogni genere che fa questo prodigioso medico-chirurgo !

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