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illi delubra deorum pietate, domos suas gloria decorabant, neque victis quidquam praeter iniuriae licentiam eripiebant. At hi contra, ignavissumi homines, per summum scelus omnia 5 ea sociis adimere, quae fortissumi viri victores reliquerant: proinde quasi iniuriam facere id demum esset imperio uti. Nam quid ea memorem, quae, nisi eis qui videre, nemini cre- 6 dibilia sunt, a privatis compluribus subvorsos montes, maria constrata esse? Quibus mihi videntur ludibrio fuisse divitiae: quippe, quas honeste habere licebat, abuti per turpitudinem properabant.

costruito degli edifizi cosí sontuosi, egli è che... ». di nuocere ».

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per summum scelus con somma scellevictores benché vincitori »; cioè, proinde quasi etc.

5. hi: questi nostri contemporanei. raggine >. adimere infinito storico. benché avessero potuto usare del loro diritto di vincitori.

<< come se l'offendere i diritti altrui fosse appunto (demum) esercitare l'imperio », o più efficacemente in italiano: come se il governare i soggetti stesse appunto nell'offenderne i diritti ».

6. Nam: Ed invero, e difatti. quid... memorem a che scopo dovrei io ricor dare ». ». — vidēre=viderunt. subvorsos (sott. esse) appianati ». constrata (da con-sterno) « riempiti ». Si allude a moli, terrapieni o dighe, a isolotti o penisole artificiali, che si costruivano sul mare per fabbricarvi sopra palazzi o ville. – Quibus mihi videntur etc. « A me pare che per costoro le ricchezze siano stato og. getto di capriccio e di sollazzo, in quanto che (quippe) essi si affrettavano a sperperare vergognosamente quelle ricchezze, che avrebbero potuto godere (habere) decorosamente ».

VIII. Un esempio dell'arroganza dei nobili romani.

(C. GRACCO, pr. Gellio, X, 3).

<< Nuper, inquit C. Gracchus, Teanum Sidicinum consul ve- 1 nit; uxor eius dixit se in balneis virilibus lavari velle. Quaestori Sidicino a M. Mario, suae civitatis nobilissimo homine,

VIII. Circa i Gracchi, cf. Parte Terza, N.° IV.

1. inquit C. Gracchus. Gaio Gracco, tribuno nel 123 a. C., riprese con maggior vigore i disegni del fratello Tiberio, e mirò a rovesciare l'aristocrazia, ad infrangere la potenza del senato, e a sollevare la condizione dei socii Latini ed Italici, trattati ignominiosamente dai magistrati Romani. Il luogo qui riportato è il frammento d'una orazione da lui tenuta per dimostrare appunto a quale estremo di prepotenza e di crudeltà giungesse il governo dei nobili Romani nei municipî italiani. Teanum Sidicinum: città della Campania, oggi Teano. in balneis virilibus: la moglie del console vuole bagnarsi (lavari) nei bagni degli uomini, o perché non esiste a Teano un bagno speciale per le donne, o per un capriccio qualunque. Quaestori Sidicino: intendi non già un magistrato Romauo, ma un

datum est negotium uti balneis exigerentur qui lavabantur. 2 Uxor renuntiat viro parum cito sibi balneas traditas esse, et parum lautas fuisse. Idcirco palus destitutus est in foro: eoque adductus M. Marius. Vestimenta detracta sunt, virgis caesus 3 est. Ferentini, ob eamdem causam, praetor noster quaestores arripi iussit: alter se de muro deiecit; alter prensus et virgis caesus est ».

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funzionario di Teano Sidicino, una specie di ispettore municipale. gotium uti balneis exigerentur etc. « fu dato incarico di mandar via da' bagni tutti

quelli che vi si stavano bagnando »; s'intende, affinché la moglie del console potesse rimanervi sola.

2. renuntiat« riferisce ». — viro: a suo marito, al console. parum lautas: lautus, lotus (da lavo) « la. vato, pulito». - - palus destitutus est in foro « fu piantato un palo in mezzo alla piazza (del paese) ». Coloro che erano condannati al supplizio o ad una punizione corporale, come la fustigazione, venivano attaccati ad un palo. - adductus, sott. est. M. Marius: perché egli, e non il quaestor, fu ritenuto responsabile della mancanza di riguardi verso la moglie del console. virgis: supplizio disonorevole, a cui M. Mario, uno dei più ragguardevoli cittadini di Teano, non avrebbe dovuto essere sottoposto, specialmente poi per una colpa cosí leggiera.

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3. Altro esempio di prepotenza da parte di un magistrato Romano; questa volta non si tratta di un console, ma di un pretore (praetor noster: il nostro pretore, cioè il pretore romano). Ferentini (gen. loc.) a Ferentino ». Vi erano due città di questo nome, l' una nell'Etruria, l'altra nel Lazio; non si sa di quale delle due qui si tratti. quaestores: vedi sopra, nota al § 1. arripi iussit « dette ordine che alter... alter: intendi che i due funzionarî municipali, per evitare di essere arrestati e puniti ignominiosamente, si dettero alla fuga: l'uno riuscí a salvarsi, buttandosi giú da un muro; l'altro fu preso (prensus prehensus) e battuto con verghe.

Fig. 42.

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Una sala dei Balnea virilia di Pompei (Caldarium o Sala del bagno caldo).

fossero arrestati ».

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IX. Altro esempio dello stesso genere.

(C. GRACCO, pr. Gellio, X, 3).

Item Gracchus alio in loco ita dicit: « Quanta libido quan- 1 taque intemperantia sit hominum adulescentium, unum exemplum vobis ostendam. His annis paucis ex Asia missus est, 2 qui per id tempus magistratum non ceperat, homo adulescens pro legato. Is in lectica ferebatur. Ei obviam bubulcus de 3 plebe Venusina advenit, et per iocum, cum ignoraret qui ferretur, rogavit num mortuum ferrent. Ubi id audivit, lecticam 4 iussit deponi: struppis, quibus lectica deligata erat, usque adeo verberari iussit, dum animam efflavit ».

IX. 1. libido « capriccio»; intemperantia « sfrenatezza, insolenza »; trad. « capricciosa sfrenatezza, insolenza». — hominum adulesc.: dei giovani nobili Romani. 2. His annis paucis << or sono pochi anni », « pochi anni fa ». — per id tempus « in quel frattempo, cioè durante tutto il tempo che era stato in Asia. magistratum non ceperat « non aveva coperto alcun ufficio ». pro legato: qui si tratta di un delegato o commissario spedito al senato, con una missione speciale da parte dei magistrati che governavano le provincie.

3. lectica: cf. Parte Terza, N.° XII, nota al § 4. Ei obviam... advenit « gli si fece incontro », « s'imbatté in lui ». - cum ignoraret « in quanto che non sapeva ». 4. audivit: soggetto sottint. è il commissario Romano, il pro legato. lecticam iussit deponi « fece fermare la lettiga, letteralm. « fece porre a terra la lettiga. - struppis (da struppus o stroppus): le corde che pendevano dalle stanghe della lettiga, e che si giravano intorno alle spalle dei lettighieri (lecticarii); noi oggi diciamo stroppo la corda che tiene legato il remo all'orlo della barca. usque adeo... dum « fin a tanto... che ».

X. Biasimevole contegno di un governatore romano.

a) In che modo Verre ispezionava la sua provincia.
(CIC., de Suppl., X sgg.).

Iste imperator urbem Syracusas elegerat, cuius hic situs 1 atque haec natura esse loci caelique dicitur, ut nullus unquam

X. Gaio Cornelio Verre, nei suoi tre anni di governo in Sicilia (73-71 a. C.), aveva saccheggiato spudoratamente la provincia toccatagli; i Siciliani, allo spirare della sua carica, gli intentarono un processo e affidarono a Cicerone (che allora era ancora giovane) la loro causa, mentre Verre aveva per difensore il principe degli avvocati di quel tempo, Quinto Ortensio. Cicerone preparò una accusa cosí formidabile contro lo spoliatore Verre, che questi, senza neppure aspettare che venisse pronunziata la sentenza, sicuro come egli era della condanna, se ne andò in volontario esilio.

1. Iste imperator: detto con un senso d'ironia.

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urbem Syracusas elegerat: Verre aveva fissato la sua residenza a Siracusa, che era allora la città più grande e bella di Sicilia, e che (come è detto subito dopo) godeva di un dolcissimo clima. hic situs... haec natura... loci caelique: situs si riferisce piú propr. a loci, e na

dies tam magna turbulentaque tempestate fuerit, quin aliquo 2 tempore eius diei solem homines viderint. Hic ita vivebat hibernis mensibus ut eum non facile, non modo extra tectum, 3 sed ne extra lectum quidem quisquam videret. Cum autem ver esse coeperat, dabat se labori atque itineribus; in quibus usque eo se praebebat patientem atque impigrum, ut eum 4 nemo unquam in equo sedentem videret. Nam, ut mos fuit Bithyniae regibus, lectica octophoro ferebatur, in qua pulvinus erat perlucidus, Melitensi rosa fartus; ipse autem coronam habebat unam in capite, alteram in collo; reticulumque ad nares sibi admovebat, tenuissimo lino, minutis maculis, ple5 num rosae. Sic confecto itinere, cum ad aliquod oppidum venerat, eadem lectica usque in cubiculum deferebatur et in conviviis cum pallio purpureo talarique tunica versabatur.

tura a caeli; trad. « della quale città tale dicesi che sia la postura e tale il clima, che etc. >>. tempestate, abl. di qualità.

2. ut eum non facile etc. « si che era difficile poterlo vedere, non dico fuori del tetto (cioè, fuori di casa), ma neanche fuori del letto ».

3. dabat se labori atque itineribus etc. Detto con ironia; subito dopo Cicerone ci descrive in che cosa consistessero le fatiche e i viaggi di Verre. — videret: Cicerone lascia credere per un momento che Verre facesse a piedi i suoi giri d'ispezione per l'isola, e ciò rende per contrasto ancora più graziosa ed umoristica la descrizione che poi segue della lettiga.

4. Bithyniae regibus: la Bitinia era una regione dell'Asia Minore, bagnata dal Ponto Eusino (Mar Nero); i suoi re, come del resto tutti i sovrani orientali, erano rinomati per il fasto e la mollezza. lectica octophoro: circa lectica, cf. Parte Terza, N.° XII, nota al § 4. Osserva poi che l'aggettivo octophorus (vocabolo di origine greca) ha la stessa desinenza pel maschile e pel femminile. Lectica octophorus significa lettiga portata da otto uomini. - pulvinus perlucidus: un cuscino splendentissimo, cioè di seta o di altra stoffa preziosa. Melitensi rosa

fartus imbottito (fartus, da farcio) di rose di Malta »; in questa isola fiorivano rose di singolare bellezza e profumo. reticulum: una reticella, un sacchetto per tenervi odori. tenuissimo lino etc.: di sottilissima tela, ricamata finamente; maculae qui sono i forellini de' ricami, onde è adorno il sacchetto. rosae: singolare pel plurale.

5. Sic confecto itinere: ironia; cf. sopra. arrivava».

cum... venerat « tutte le volte che

deferebatur « si faceva trasportare ». - cum pallio purpureo talarique tunica versabatur: tali vesti, d'origine straniera (greca il pallio, e orientale la veste talare) erano indegne d'un Romano.

b) In che modo Verre dava udienza e banchettava.

(CIC., de Suppl., XI).

1 Cum ad aliquod oppidum venerat Verres, lectica usque in cubiculum deferebatur. Eo veniebant Siculorum magistratus,

-

b). 1. Cum... venerat etc. Cf. luogo precedente, § 5. Eo veniebant etc. Contrariamente alla legge, Verre rendeva (o meglio vendeva) la giustizia in segreto nel suo quartiere privato (cubiculum), e non già in pubblico nel suo tribunale. Siculorum magistratus: i magistrati locali, eletti dalle singole città della isola;

veniebant equites Romani: controversiae secreto deferebantur, paulo post palam decreta auferebantur. Deinde, ubi paulisper 2 in cubiculo pretio, non aequitate, iura descripserat, Libero reliquum tempus deberi arbitrabatur. Erant autem convivia non 3 Billo silentio praetorum populi Romani atque imperatorum, neque eo pudore qui in magistratuum conviviis versari solet, sed cum maximo clamore atque convicio: nonnumquam etiam res ad pugnam atque ad manus veniebat. Iste enim praetor 4

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vedi sopra, N. VIII, § 1, nota sui magistrati municipali. equites Romani: cioè lei publicani o esattori, che prendevano in appalto le pubbliche imposte; questo lucroso ufficio era di solito esercitato da cittadini Romani appartenenti all'ordine equestre, i quali per le loro ricchezze e i rapporti collo Stato formavano una classe politica influente, tale da paragonarsi presso a poco alla classe bancaria e alla grassa borghesia de' tempi nostri. controversiae secreto etc.

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A Verre, come propretore (governatore, rappresentante di Roma, capo militare, amministrativo e giudiziario della provincia) erano portate tutte le controversie o liti, pubbliche e private. Egli, non osservando (come si è detto) la procedura della legge, esaminava in segreto tali questioni, e poi rendeva pubbliche le

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sue decisioni. Osserva nella frase Ciceroniana l'antitesi fra il secreto deferebantur e il palam auferebantur.

2. pretio, non aequitate, iura descripserat: Verre, lo abbiam già detto, vendeva la giustizia. Per ispiegare la frase iura describere, è bene ricordare che ogni provincia era divisa in diocesi o distretti; in ognuno di questi distretti v'era una città in cui il governatore Romano teneva le sue Assise. Ivi i cittadini Romani erano giudicati secondo la legge di Roma, e gli altri secondo la formula di legge (ius) che il Senato aveva stabilito per la provincia. Libero reliquum tempus deberi arbitrabatur: nota l'ironia. Liber era un'antica divinità italica, identificata più tardi col greco Bacco o Dioniso.

3. Erant autem convivia etc. Senso: que' conviti non avevan luogo con quel silenzio che deve esser proprio de' supremi funzionari civili e militari (praetorum atque imperatorum) di Roma, e con quella verecondia che suol trovarsi ne' conviti de' magistrati, ma bensi avevan luogo in mezzo ad altissime grida e ad alterchi d'ogni genere: e a tal segno che qualche volta si veniva persino alle mani.

4. Per intendere tutta l'ironia mordace di questo luogo, occorre ricordare che era uso presso i Romani far seguire la cena vera e propria (in cui si beveva

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