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di se Cosi sopra

la cura

267

prese Di condurre il naviglio in quella parte, Dove

pepsavan di goder sicura La nobil preda , e Nasso andò da parte : Finge il fanciullo allor d'aver paura, , Piangendo con bel modo, e con grand'arte, Guardò per tutto il mare, ed io lor fisse Le rugiadose luci, e così disse:

268 O naviganti dove andate adesso? Dove volete voi condurre il legno? Non è questo il cammin a me promesso , Non è questa la via che va al mio regno :

: Che onor vi sia , s'un timido e dimesso Fanciullo senza forza , e senza ingegno Voi giovani ingannate? che s’un solo Vincete , essendo voi si grosso stuolo ?

269 Questo, dicea, con così caldo affetto Bacco (che Bacco era il predato Dio) Ch’avria mosso a pietà Negera, e Aletto, E il Re di Stige, e dell'eterno obblio; E a me fe in modo intenerire il

petto ,
Che fui sforzato a lagrimare anch'io:
Ride la turba iniqua , empia e perversa
Del pianto che 'l mio viso stilla , e versa.

270
Il nostro legno avea contrario il vento
Per voler gire al destinato loco,
E senza vela con grand' ira, e stento
Coi remi andava via per qualche poco.
Or

per quel sommo Dio lo giuramento
Che dal ciel lancia il formidabil foco,
Di voler dirti d'una cosa il vero,
Ch'eccede il creder d'ogni uman pensiero.
Haud aliter, quam si siccum navale teneret.
Illi admirantes remorum in verbere perstant,
Velaque deducunt; geminaque ope currere tentant.
Impediunt hederae remos, nexuque recurvo
Serpunt; et gravidis distringunt vela corymbis. 665
Ipse, racemiferis frontem circumdatus uvis,
Þampineis agitat velatam frondibus hastam.
Quem circa tigres, simulacraque inania lyncum,
Pictarumque jacent fera corpora pantherarum.
Exiluere viri ; sive hoc insania fecit,

>

663. Deducunt. Vela prius collecta , et antennis adstricta jam solvunt at explicant. Geminaque. Remis velisque.

664. Impediunt hederae remos. Ne moveri possent. Hederae autem , quae est Baccho dicata , inest vis quae mentes in furorem agit, ac sine vino ebrietatem inducit , ut in Problematibus Plutarchus ait. Hederae igitur sic remos impediebant , ut nautas in furorem agerent.

667. Pampineis. Thyrsi descriptio. Agitat. Concutit , ad terrorem nautis incutiendum. Hastam velatam: Thyrsi est periphrasis.

668. Quem circa tigres. Anastrophe est , tigres autem et lynces ferae sunt Baccho dicatae, quas idcirco nautarum oculis objecisse Bacchus est visus, ut earum aspectu territi in mare desilirent. Tigres, lyocum , pantherarum. Fe. rae iste significant terrificas species , imagines et phantasmata , quae ebrio. rum oculis et animis observantur.

>

271
Eccede il creder sì del basso mondo,
Ch'a racontarlo la mia lingria pave:
In mezzo al mar più alto, e più profondo
Non altramente si fermò la nave,
Che se toccasse co'l suo fondo il fondo
Del mare, e fosse ben di merci grave,
Fan coi remi per moverla ogni prova
Quei inarinari esperti , e nulla giova.

272
Non lor giovano i remi, e i naviganti
Alzan la vela , indi si snoda, e tira :
Pongon l'antenna a squadra poi dinanti
A quella parte , donde il vento spira:
Ma non movon Sirocchi, nè Levanti,
Sebben l'antenna a lor si volta e gira,
Quel legno: ma sta saldo al lor orgoglio ,
Come farebbe in mezzo al mar un scoglio.

273
Par , ch'al fondo del mar congiunto stia
Quel immobil naviglio con un chiodo:
L'edera sacra al gran signor di Dia
Serpì (come vollei ) quel legno in modo ,
Che tutti i remi in un legati avia
Con un tenace e indissolubil nodo:
L'arbor, l'antenna, indi la vela asconde
L'erba , e l'adorna di corimbi , e fronde.

274
Tutto il legno afferrar l' edere intorno ,
Come all'offeso Dio di Tebe piacque,
E di pampino, e d’uva il capo adorno ,
Che (non so come ) in quel naviglio nacque.
Fa con un'asta a tutti oltraggio e scorno,
E ne forza a saltar molti nell'acque:
Ch'avea d'intorno a lui diverse fere
Orsi, tigri , leon , pardi, e pantere.

a

a

Sive timor: primusque Medon nigrescere pinnis
Corpore depresso, et spinae curvamina flecti
Incipit. Huic Ly cabas , In quae

miracula, dixit,
Verteris? et lati rictus , et panda loquenti
Naris erat , squamamque cutis durata trahebat. 675
At Lybis, obstantes dum vult obvertere remos,
In spatium resilire manus breve vidit, et illas
Jam non esse manus; jam pinnas posse vocari.
Alter ad intortos cupiens dare brachia funes,
Brachia non habuit, truncoque repandus in undas
Corpore desiluit , falcata novissima cauda est, 681
Qualia dividuae sinuantur cornua Lunae.
Undique dant saltus , multaique aspergine rorant :
Emerguntque iterum, redeuntque sub aequora rursus; ;
Inque chori ludunt speciem : lascivaque jactant 685

685. Inque chori ludunt speciem. ex virgil. 5. Eneid. Haud aliter Teucrum nati vestigia cursu Impediunt , texuntque fugas, et praelia ludo, Delphinum similes , qui per maria humida nando Carpathium Libycumque secant , luduntque per undas.

275
Medone il primo fu che cominciasse
A perder il suo priino aspetto vero,
E che la spina , e gli omeri incurvasse ,
E che solcasse il mar veloce, e nero :
Ditti perch'un Leon nol divorasse,
Per una corda andò presto e leggiero,
Finchè giunse all'antenna in su la cima;
Ma non vi potè star come fea prima.

276
Ch’appena in cima dell'antenna giunge
Che si vede nel corpo entrar le braccia;
E l'una gamba all'altra si congiunge,
E cade alfin nel mar con nova faccia.
Miro intanto il Toscan, che non m'è lunge;
E quella man nel corpo se gli caccia,
Che mi percosse, e v' entra insino all

ugna, E sicuro mi fa dalle sue pugna.

277 Dal banco dove Ofelte al remo siede, Pensa levarsi

per

saltar nell'onda,
E quando vuole alzare il destro piece
Per porlo sopra l'infrondata sponda ,
Unito , e giunto al piè sinistro il vedle ,
Gli manca un piè, nè sa dove s'asconda :
Coda esser vede la sua parte estrema
Agguisa d'una Luna quando è scema.

278
Libi volendo dir , che gli era appresso,
Chi t' ha tolto il tuo piè? dove s'asconde?
Vede aguzzar della sua bocca il fesso,
E sente, che il parlar non gli risponde;
S'ascolta , ed ode un suon muto e dimesso,
Che la pronuncia ognor più gli confonde:
Il naso poi, mentre ei doler si vuole,
Cresce, e la bocca asconde e le parole.

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