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prese Di condurre il naviglio in quella parte, Dove
pepsavan di goder sicura La nobil preda , e Nasso andò da parte : Finge il fanciullo allor d'aver paura, , Piangendo con bel modo, e con grand'arte, Guardò per tutto il mare, ed io lor fisse Le rugiadose luci, e così disse:
268 O naviganti dove andate adesso? Dove volete voi condurre il legno? Non è questo il cammin a me promesso , Non è questa la via che va al mio regno :
: Che onor vi sia , s'un timido e dimesso Fanciullo senza forza , e senza ingegno Voi giovani ingannate? che s’un solo Vincete , essendo voi si grosso stuolo ?
269 Questo, dicea, con così caldo affetto Bacco (che Bacco era il predato Dio) Ch’avria mosso a pietà Negera, e Aletto, E il Re di Stige, e dell'eterno obblio; E a me fe in modo intenerire il
petto , Che fui sforzato a lagrimare anch'io: Ride la turba iniqua , empia e perversa Del pianto che 'l mio viso stilla , e versa.
270 Il nostro legno avea contrario il vento Per voler gire al destinato loco, E senza vela con grand' ira, e stento Coi remi andava via per qualche poco. Or
per quel sommo Dio lo giuramento Che dal ciel lancia il formidabil foco, Di voler dirti d'una cosa il vero, Ch'eccede il creder d'ogni uman pensiero. Haud aliter, quam si siccum navale teneret. Illi admirantes remorum in verbere perstant, Velaque deducunt; geminaque ope currere tentant. Impediunt hederae remos, nexuque recurvo Serpunt; et gravidis distringunt vela corymbis. 665 Ipse, racemiferis frontem circumdatus uvis, Þampineis agitat velatam frondibus hastam. Quem circa tigres, simulacraque inania lyncum, Pictarumque jacent fera corpora pantherarum. Exiluere viri ; sive hoc insania fecit,
271 Eccede il creder sì del basso mondo, Ch'a racontarlo la mia lingria pave: In mezzo al mar più alto, e più profondo Non altramente si fermò la nave, Che se toccasse co'l suo fondo il fondo Del mare, e fosse ben di merci grave, Fan coi remi per moverla ogni prova Quei inarinari esperti , e nulla giova.
272 Non lor giovano i remi, e i naviganti Alzan la vela , indi si snoda, e tira : Pongon l'antenna a squadra poi dinanti A quella parte , donde il vento spira: Ma non movon Sirocchi, nè Levanti, Sebben l'antenna a lor si volta e gira, Quel legno: ma sta saldo al lor orgoglio , Come farebbe in mezzo al mar un scoglio.
273 Par , ch'al fondo del mar congiunto stia Quel immobil naviglio con un chiodo: L'edera sacra al gran signor di Dia Serpì (come vollei ) quel legno in modo , Che tutti i remi in un legati avia Con un tenace e indissolubil nodo: L'arbor, l'antenna, indi la vela asconde L'erba , e l'adorna di corimbi , e fronde.
274 Tutto il legno afferrar l' edere intorno , Come all'offeso Dio di Tebe piacque, E di pampino, e d’uva il capo adorno , Che (non so come ) in quel naviglio nacque. Fa con un'asta a tutti oltraggio e scorno, E ne forza a saltar molti nell'acque: Ch'avea d'intorno a lui diverse fere Orsi, tigri , leon , pardi, e pantere.
Sive timor: primusque Medon nigrescere pinnis Corpore depresso, et spinae curvamina flecti Incipit. Huic Ly cabas , In quae
miracula, dixit, Verteris? et lati rictus , et panda loquenti Naris erat , squamamque cutis durata trahebat. 675 At Lybis, obstantes dum vult obvertere remos, In spatium resilire manus breve vidit, et illas Jam non esse manus; jam pinnas posse vocari. Alter ad intortos cupiens dare brachia funes, Brachia non habuit, truncoque repandus in undas Corpore desiluit , falcata novissima cauda est, 681 Qualia dividuae sinuantur cornua Lunae. Undique dant saltus , multaique aspergine rorant : Emerguntque iterum, redeuntque sub aequora rursus; ; Inque chori ludunt speciem : lascivaque jactant 685
275 Medone il primo fu che cominciasse A perder il suo priino aspetto vero, E che la spina , e gli omeri incurvasse , E che solcasse il mar veloce, e nero : Ditti perch'un Leon nol divorasse, Per una corda andò presto e leggiero, Finchè giunse all'antenna in su la cima; Ma non vi potè star come fea prima.
276 Ch’appena in cima dell'antenna giunge Che si vede nel corpo entrar le braccia; E l'una gamba all'altra si congiunge, E cade alfin nel mar con nova faccia. Miro intanto il Toscan, che non m'è lunge; E quella man nel corpo se gli caccia, Che mi percosse, e v' entra insino all
ugna, E sicuro mi fa dalle sue pugna.
277 Dal banco dove Ofelte al remo siede, Pensa levarsi
per
saltar nell'onda, E quando vuole alzare il destro piece Per porlo sopra l'infrondata sponda , Unito , e giunto al piè sinistro il vedle , Gli manca un piè, nè sa dove s'asconda : Coda esser vede la sua parte estrema Agguisa d'una Luna quando è scema.
278 Libi volendo dir , che gli era appresso, Chi t' ha tolto il tuo piè? dove s'asconde? Vede aguzzar della sua bocca il fesso, E sente, che il parlar non gli risponde; S'ascolta , ed ode un suon muto e dimesso, Che la pronuncia ognor più gli confonde: Il naso poi, mentre ei doler si vuole, Cresce, e la bocca asconde e le parole.
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