La divina commedia, accresciuta di un doppio rimario [by C. Noci] per opera del signor G.A. Volpi, Band 21727 |
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10 teft 11 Stamp 9 Stamp 9 teft affai afpetto alcuni amor appreffo avea bafti Beatrice Cacciaguida CANTO CANTO VII CANTO XXXI ch'a ch'è ch'i che'l ciafcun ciel cofe cofta colui corfo Crifto Dante deftra dice diffe difio difs dimanda diverfi dolce duca Edegli effa effer effo falute fangue fanta fanza fapere fece fecondo fegno fegue feme fempre fenti fenza fifa foffe fommo fonno fopra forfe fotto fovra fpira ftampati ftato fteffo ftella fubito fufo fuol fuono gente giufo giufto grido infieme intefe l'altro lafcia Libreria lume maeftro mente mife moffe moftra Mondo morfe noftra occhi omai paffi parea penfando penfier perfona Perocchè piè poco Poeta pofa Pofcia poffa pofto preffo preſſo pria quafi quefto quinci quivi Rifpofe teſt tofto torità trifta Varchi veder vedi veggio verfo vidi vifo vifta virtù voftra volfe
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Seite 44 - ngegno tuo da quel , ch' e' suole? Over la mente dove altrove mira ? Non ti rimembra di quelle parole, Con le quai la tua Etica pertratta Le tre disposizion , che 'I Ciel non vuole , Incontinenza , malizia , e la matta Bestialitade?
Seite 150 - Lasciane andar per li tuoi sette regni! Grazie riporterò di te a lei, se d'esser mentovato laggiù degni. » « Marzia piacque tanto agli occhi miei, mentre ch'io fui di là », diss'egli allora, « che quante grazie volse da me, fei. Or che di là dal mal fiume dimora, più muover non mi può, per quella legge che fatta fu, quando me n'uscii fora. Ma se donna del ciel ti move e regge, come tu di', non c'è mestier lusinghe : bastiti ben, che per lei mi richegge. Va dunque, e fa...
Seite 106 - Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio, quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi; e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio, perché non corra che virtù noi guidi; sì che, se stella bona o miglior cosa m'ha dato il ben, ch'io stessi noi m'invidi.
Seite 282 - Qui veggion l' alte creature l' orma Dell'eterno valore, il quale è fine, Al quale è fatta la toccata norma. Nell' ordine eh' io dico sono accline Tutte nature, per diverse sorti Più al principio loro e men vicine; Onde si muovono a diversi porti Per lo gran mar dell' essere, e ciascuna Con istinto a lei dato che la porti.
Seite 96 - ... vanno, quando la brina in su la terra assempra l'imagine di sua sorella bianca, ma poco dura alla sua penna tempra; lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta...
Seite 40 - Ma non cinquanta volte fia raccesa La faccia della Donna che qui regge, Che tu saprai quanto quell'arte pesa. E se tu mai nel dolce mondo regge, Dimmi: perché quel popolo è sì empio Incontr'a
Seite 160 - In co' del ponte presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor dal Regno, quasi lungo il Verde, Ove le trasmutò a lume spento.
Seite 251 - Com' io fui dentro, in un bogliente vetro Gittato mi sarei per rinfrescarmi; Tant' era ivi lo 'ncendio senza metro. Lo dolce padre mio per confortarmi , Pur di Beatrice ragionando andava , Dicendo : gli occhi suoi già veder parmi.
Seite li - O mente, che scrivesti ciò ch' io vidi, Qui si parrà la tua nobilitate. Io cominciai : Poeta che mi guidi, Guarda la mia virtù, s' ella è possente, Prima che all' alto passo tu mi fidi. Tu dici, che di Silvio lo parente, Corruttibile ancora, ad immortale Secolo andò, e fu sensibilmente. Però se l' avversario d' ogni male Cortese i fu, pensando l' alto effetto, Che uscir dovea di lui, e il chi, e il quale, Non pare indegno ad uomo d...
Seite li - Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, E dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali a cui s' ammoglia, E più saranno ancora, infin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia.