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Mollibus in plumis, tanquam sensura, reponit.
Festa dies Veneri, tota celeberrima Cypro,
Venerat: et pandis inductae cornibus aurum
Conciderant ictae nived cervice juvencae;
Thuraque fumabant: cum munere functus ad aras
Constitit; et timide, Si Di dare cuncta potestis,
Sit conjux opto, non ausus, eburnea virgo, 275
Dicere Pygmalion, similis mea, dixit, eburneae
Sensit, ut ipsa suis aderat Venus aurea festis,
Vota quid illa velint: et amici numinis omen

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Le porta di quei don vaghi e gentili,
Che soglion esser grati alle donzelle,
Piccioli augelli e fiori, ambre e monili,
E conche, e pietre preziose e belle:
Di gemme i diti schietti orna e sottili,
E le cangia ogni dì goune novelle:
Di perla orïental l' orna l'orecchia,
E poi nel volto suo s'affisa e specchia.

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Miratala poi ben fiso ed intento; E datole ogni lode alta e giojosa, Fere l'orecchie sue con questo accento: Sebben pensai di viver senza sposa, Quando piacesse al ciel farmi contento. D'una donna si bella e graziosa,

Qual'è l'eburnea tua bellezza e spoglia, Cangerei per tuo amor pensiero e voglia.

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Che quando già fermai nella mia mente Di non voler compagna entro al mio letto, Fu per quell' atto osceno ed impudente, Ch'io vidi far nel mio regal cospetto: Ma l'alma vista tua casta e prudente Promette onor, bontà, pace e diletto; Promette il volto tuo grato e giocondo, Quanto di gioja e ben può dare il mondo.

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Ma tu del letto mio sarai consorte, S'io di tanta beltà però son degno: Te vuò compagna far della mia sorte, Non sol del letto mio, ma del mio regno. Tosto che splender fa l'eterna corte Nell' alto cielo ogni stellato segno, Spoglia la Sposa e nelle ricche piume La pon, qual fosse viva e spegne il lume.

Flamma ter accensa est; apicemque per aëra duxit:
Ut rediit; simulacra suae petit ille puellae. 280
Incumbensque toro dedit oscula, visa tepere est.
Admovet os iterum: manibus quoque pectora tentat.
Tentatum mollescit ebur: positoque rigore
Subsidit digitis, ceditque: ut Hymettia sole
Cera remollescit, tractataque pollice multas
Flectitur in facies, ipsoque fit utilis usu.
Dum stupet; et timide gaudet; fallique veretur;
Rursus amans, rursusque manu sua vota retractat.

285

279. Flamma. Felicis utique ominis erat: sic ubi in sacris et libaminibus crebrius et altius emicarent ignis scintillae et flammae.

283. Tentatum. Non una et sola fuit haec virgo eburnea aut marmorea: plurimas credo duras primum et difficiles amatoribus, obsequio tamen et assiduis precibus emollitas.

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Così nel letto suo locolla, e tenne Da questo tempo in poi passato il giorno, Finchè quel di sempre onorato venne, Ch'unir fa il regno Ciprio d' ogn' intorno Con pompa a venerar ricca e solenne, Del tempio santo alteramente adorno, La Dea, ch' in Cipro tien la propria sede, In cui l'isola tutta ha maggior fede.

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La scure fra le corna ornate d'oro,
Lasciato avea cader l' aspra percossa,
E in varj luoghi ucciso il bianco toro,
Il sangue fatto avea la terra rossa :
E sugli altari sacri al santo coro,
Il foco alta la fiamma avea già mossa;
Ed in onor dei sempiterni Dei,
Facea salir al ciel gli odor Sabei.
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Quando Pigmalion devoto e fido,
Che con gran pompa era venuto al tempio,
Ver la Dea mosse il taciturno grido,
Abbi pietà del mio tropp'aspro scempio;
E d'una sposa il mio letto fa nido
Ch'dall' avorio mio prenda l' esempio ;
Non osò dir: La statua eburnea avviva)
Sicch' io la goda poi consorte, e viva.
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La Dea che lieta alle sue Feste apparse, Spiegato che al suo volto egli ebbe il velo, Fè, che tre volte in aere una fiamma arse, Ed innalzò l'acuta punta al cielo, Per dare augurio a lui, che non fien scarse Le man veneree al suo pietoso zelo ; Torna ei del buono augurio a casa lieto, Per goder l'amor suo chiuso e secreto.

Metam. Vol. IV.

5

290

Corpus erat: saliunt tentatae pollice venae.
Tum vero Paphius plenissima concipit heros
Verba, quibus Veneri grates agat, oraque tandem
Ore suo non falsa premit: dataque oscula virgo
Sensit, et erubuit; timidumque ad lumina lumen
Attollens, pariter cum caelo vidit amantem.
Conjugio, quod fecit, adest Dea. Jamque coactis 295
Cornibus in plenum novies lunaribus orbem,

390. Paphius Pygmalion Cyprius, Sed

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