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ALL' ILLUSTRISSIMO, E REVEREN. SIGNOR

CARDINALE ALDOBRANDINO

Io non dubito di dedicare a V. S. Illustrissima questa mia opera del Poema Eroico, benchè ella sia più tosto riguardevole per artificio, che per grandezza: anzi ho deliberato d' appoggiarla all'autorità di V. S. Illustrissima, come a saldissima pietra. Laonde potrà di lei avvenire quel, che avviene delle picciole statue, le quali collocate in altissima parte, non sono occulte, pajono assai minori nondimeno a'risguardanti: ma la picciolezza dell'opera può esser compensata non solamente dalla mia devozione e dalla servitù, la quale ho con lei, e con tutta la sua Illustrissima casa, ma dalla sua grazia parimente. V. S. Illustrissima ha l'animo eguale al giudicio, e l'uno, e l'altro maggiore della sua propria fortuna, ma non della sua cortesia, quale ha sempre riguardato me, e le cose mie assai benignamente: però m'assicuro che neile picciole opere ancora debba esser la mia servitù di qualche considerazione; c le bacio umilissimamente la mano.

con la

Di V. Illustriss. e Reverendiss.

Servitore TORQUATO TASSO.

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DEL

POEMA EROICO

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LIBRO PRIMO

poemi eroici, e i discorsi intorno all'arte, e il modo del comporli, a niuno ragionevolmente dovrebbono esser più cari, che a coloro, i quali leggono volentieri azioni somiglianti alle proprie operazioni, ed a quelle de' lor maggiori: perciocchè si veggono messa innanzi quasi un'immagine di quella gloria, per la quale essi.sono stimati agli altri superiori, e riconoscendo le virtù del padre, e degli avi, se non più belle, almeno più ornate con varj, e diversi lumi della poesia, cercano di conformar l'animo loro a quello esempio; e l'intelletto loro medesimo è il pittore, che va dipingendo nell'anima a quella similitudine le forme della fortezza, della temperanza, della prudenza, della giustizia, della fede, e della pietà, e della religione, e d'ogni altra virtù, la quale, o sia acquistata per lunga esercitazione, o infusa per grazia divina. Avendo dunque io proposto di correggere, e publicar quel, che io, già molti anni sono, scrissi in quattro libri, ne' quali mostrai quasi l'idea del poema eroico, ho voluto fare l'elezione della persona di V. S. Illustrissima, a cui dovessi dedicarli: perciocchè ella è nata di progenie, a cui 'questo nome si può attribuire, non meno che ad alcuno altro de' moderni secoli, e degli antichi, e molti sono stati nella sua nobilissima Stirpe veramente eroi, e veramente dotati di fortezza, e d' ogni altra virtù eroica. Ma questo non è luogo proprio delle sue lodi, ma delle ragioni, che si possono rendere, e dell'artifizio del poema epico, il quale, tutto che fosse occulto, sarebbe conosciuto da V. S. Illustrissima: ma essendo dimostrato dagli argomenti; e dall' autorità, e

dagli

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esempi, non può trovar miglior giudice, nè più giusto estimatore; nè la benevolenza, o l'amicizia possono impedire in lei il conoscimento; perchè l' una virtù non impedisce le operazioni d'un'altra, ma piuttosto suole agevolarla: e V. S. Illustrissima suole adoperare quel, che adopera, con tutte le virtù insieme: laonde in una sola azione mostra molte perfezioni, e merita molte lodi unitamente, come in un solo cielo risplendono molte stelle. Non dubito dunque che il suo giudizio debba diminuir la sua cortesia, o la sua cortesia far minore il giudizio : ma la prego che si degni di legger questi brevi discorsi, e d'accettarli quasi veri testimonj della mia antica servitù.

Ed acciocchè sia più facilmente da lei riconosciuta, non ho voluto fare in loro molte mutazioni, nè molto accrescimento, quantunque con gli anni sogliono crescere quelle cose, che non hanno ancora ricevuto la loro perfezione: oltre a ciò ho dubitato che altri non potesse credere che io volessi attribuirmi l'opinione d'alcuni; però delle molte cose, che io ho dapoi lette, e considerate in questa materia, ho aggiunte solamente quelle, delle quali aveva ragionato pubblicamente in Bologna, o privatamente in Ferrara, e in altre parti con molti amici miei. Per niuna cagione adunque dee esser rifiutato il testimonio di questa piccola opera, la quale io composi in pochi giorni, e molti anni prima, che io ripigliassi il poema tralasciato nel terzo, o nel quarto canto: ma, benchè si prestasse fede all'anteriorità, non si dee negare alle ragioni; ed io ho scelte alcune di quelle, che in questa materia possono essere scritte con acconcio modo; perciocchè non apportano seco necessità senza persuasione, nè fanno violenza all'animo di chi legge, ma lasciano libero il giudizio dell' approvare. Dico adunque che in tutte le cose si dee riguardare all'ultimo, come dice Aristotele nella Topica, ma l'ultimo è uno; laonde non si può ritrovare unitamente in molti particolari, ma considerando le bontà nell'eccellenze, che sono divise fra molti, si forma l'idea della bontà, e dell'eccellenza, come formò Zeusi quella della bellezza, quando volle dipingere Elena in Crotone. E questa differenza è peravventura fra l'idee delle cose naturali, che sono nella

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