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di Tucidide, dall'altra l'autorità di questo medesimo autore, e degli altri due prima nominati, e di Livio, e di Salustio, che fra' Latini sono di maggiore stima, e, se non m'inganno, imitarono i Greci, ma questa imitazione non è quella, di cui parliamo, nè quella di cui intese il Fracastoro, la quale non è conveniente all' istorico; laonde tra la diversità degli scrittori, e delle opinioni non potrà parer soverchio scrivere di questo artifizio, ma ora il mio proponimento è scrivere delle cose incominciate.

Fra tutte le operazioni della nostra umana ragione, Illa

strissimo Signore, niuna è più malagevole, niuna più degna d'esser lodata dell'elezione; perocchè le operazioni fatte all'improvviso possono peravventura come divine, e maravigliose esser considerate, ma non meritano lode di maturità, e di consiglio e di prudenza; ma l'eleggere è cosa propria dell' uomo, che si consigli fra se stesso, e il bene eleggere proprissimo del prudente: tanto maggiore nondimeno si mostra la prudenza del far l'elezione, quanto è minore la certezza delle cose elette; ma qual è più incerta, quale più stabile, quale più incostante della materia? Prudentissimo dunque conviene che sia colui il quale non s'inganni nello scegliere, dove è tanta mutazione, e tanta incostanza di cose: e la materia è simile ad una selva oscura, tenebrosa, e priva d'ogni luce. Laonde se l'arte non l'illumina, altri errerebbe senza scorta, e sceglierebbe peravventura il peggio in cambio del meglio: ma l'arte distingue fra le cose disposte a ricever la forma, e quelle, che non sono disposte, e quantunque la materia propriamente si dica quella degli elementi, o de'nostri corpi, o quella de' colossi, o delle piramidi, o de' ponti, o delle navi, o dell'altre cose, che si possono vedere, e toccare, e sono sottoposte a' nostri sentimenti; nondimeno nelle cose intellettuali ancora si trova un non so che simigliante alla materia, e per analogia, o proporzione, che vogliamo dirla, può esser dimandato coll'istesso nome. Laonde non solo diciamo la materia dell'orazione, o del sillogismo, o del verso, ma chiamamo materiale ancora una potenza dell'intelletto nostro, atta a ricever tutte le forme.

Ma lasciando ora da parte la sottilissima investigazione de' filosofanti, niuna selva fu giammai ripiena di tanta varietà d'alberi, di quanta diversità di soggetti è la poesia.

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La materia poetica adunque pare amplissima oltre tutte le altre; perocchè abbraccia le cose alte e le basse, le gravi e le giocose, le meste e le ridenti, le pubbliche e le private, l'incognite e le conosciute, le nuove e le antiche, le nostre e le straniere, le sacre e le profane, le civili e le naturali, l'umane e le divine, laonde i suoi termini non pare che siano i monti o i mari, che dividono l'Italia, o la Spagna, non il Tauro, non l'Atlante, non Battro, non Tile, non il Mezzo-giorno, o il Settentrione, o l'Oriente e l'Occidente, ma il cielo è la terra; anzi l'altissima parte del cielo, e la profondissima del più grave elemento: perciocchè Dante innalzandosi dal centro, ascende sovra tútte le stelle fisse, e sovra tutti i giri celesti, e Virgilio ed Omero ci descrissero non solamente le cose, che sono sotto la terra, ma quelle ancora, che appena coll'intelletto possiamo considerare; ma le ricoprirono con un gentilissi→ mo velo d'allegoria. È dunque grandissima la varietà delle cose trattate da loro, e dagli altri, che prima, o dopo hanno poetato; è grandissima la diversità dell' opinioni, o piuttosto la contrarietà de' giudizj, la mutazione delle favelle, de' costumi, delle leggi, delle cerimonie, delle repubbliche, de' regni, degl' Imperatori, e quasi del mondo istesso, il quale pare che abbia mutata faccia, e ci si rappresenta quasi in un'altra forma, ed in un'altra sembianza. Onde se alcuno fra tanta moltitudine di cose dubbie, e incerte, potrà scegliere il meglio, e quello, che è più acconcio a ricevere ornamento, e bellezza, sarà artifiziosissimo, e prudentissimo, oltre tutti gli altri; perocchè l'arte non dee essere scompagnata dalla prudenza, e come ad alcuni parve, è la prudenza istessa, avvengachè le sue operazioni, e i suoi giudizj non siano fatti senza elezione, e senza consiglio, benchè altri abbiano avuto opinione che il consultare non abbia luogo nell'arti esattissime. Ma ora io scrivo queste cose in guisa d'uomo, che dica il suo parere, e chieda altrui, quasi volendo accendere una gran luce di molte scintille, che illustri le tenebre, che fanno oscura la grandissima selva della materia poetica. A tre cose dee aver riguardo, Illustrissimo Signore, ciascuno, che di scrivere, poema eroico si propo

ne; a sceglier materia tale, che sia atta a ricever in sè quella più eccellente forma, che l'artifizio del poeta cerca d'introdurci ; e darle tal forma; ed a vestirla ultimamente con que' più rari ornamenti, che alla natura di lei siano convenienti. Sovra questi tre capi dunque così distintamente, come io gli ho proposti, sarà diviso tutto questo discorso; perocchè cominciando dal giudizio, ch'egli dee mostrare nell'elezione della materia, passerò all'arte, ed all'invenzione, che se gli richiede servare prima nel disporla, e nel formarla; e poi nel vestirla, e nell'adornarla.

La materia, la quale da alcuni è detta nuda, perchè non ha anco ricevuta qualità alcuna' dall'artifizio del poe ta, e dell'oratore, cade sotto l'artifizio del poeta in quella guisa, che il ferro, o il legno è considerato dal fabbro; perchè, come dice Filipono nel principio del suo comento sovra il terzo libro Priorum analiticorum, s'appartiene a colui, che sa non solo considerare le specie delle cose subiette, ma la materia, e la disposizione a ricever le forme, come colui, che fa le navi, considera i legni, che si debbono porre in opera nel naviglio, e l'architetto, e il muratore le pietre apparecchiate per edificare, e il simile avviene nelle altre arti, ed in quelle ancora, che sono dette ragionevoli; così Aristotele, volendoci insegnare le specie de'sillogismi, prima ci ammaestro nelle specie delle proposizioni, che sono materie de' sillogismi. Al poeta similmente conviene non solo aver arte nel formar la materia, ma giudizio ancora nel conoscerla, e dee sceglierla tale, che sia per natura capace d'ogni ornamento, e d'ogni perfezione; e benchè dandosi un metodo, e una via da trovare le proposizioni, si potesse a questa similitudine andar considerando il modo, e la strada tenuta da coloro, i quali hanno finto l'argomento, e il soggetto; nondimeno ora si ragiona di quella parte, che è propria del giudizio, non dell'altra, che appartiene all'invenzione, nella quale è più libero il poeta, che l'oratore; perchè all'oratore, e a quello particolarmente, che s'esercita nel giudizio delle cause criminali, la materia è spesso offerta dal caso, e dalla necessità; al poeta dall'elezione, al quale è lecito anco

ra di fingerla, e la finzione è riputata invenzione: quincí avviene che alle volte quel, che non è convenevole nel poeta, è lodevole nell'oratore, o tollerabile almeno. Si biasima il poeta, che faccia nascere la compassione sovra persona, che volontariamente abbia macchiate le mani nel sangue del padre, e del fratello, o commessa altra scelleraggine, ma all'oratore si concede la difesa del colpevole, come fu opinione di Quintiliano, e degli altri Retori : non parlo de'filosofi; perchè porteranno contraria opinione, essendo lecito, come si legge nel Gorgia di Platone, che l'amico accusi l'amico, e il parente il parente, e procurino nel giudizio che la pena sia medicina del vizio, e della malvagità: ma peravventura questa fu troppo severa filosofia, nè si poteva vivere con queste leggi, o con questa usanza in altra repubblica che in quella di Platone. Nell'altre si biasima la mala elezione del poeta, e si scusa la necessità dell'oratore, anzi si loda l'ingegno; parlo nondimeno di quelli oratori, che ragionano davanti il Tribunale de'Giudici, perchè gli altri, che vivono lontano dallo strepito del palazzo, possono eleggere l'argomento, e ineritano molta lode per la buona elezione, come meritò Isocrate da Dionigi d' Alicarnasso, scrittore della sua vita, e giudice de' suoi scritti: anzi Isocrate medesimo in quella orazione della permutazione de' beni, nella quale si difende dall'opposizione fattagli dagli accusatori, niuna più certa ragione adduce, che la bontà delle sue orazioni; e nella lode d'Elena lasciò scritte queste parole, o somiglianti: ,, qual uomo di sana mente delibera di lodar la calamità? ına si conosce agevolmente che molti per infermità dell'ingegno rifuggono a questi argomenti.,, E poco appresso:,, a niuno mai, che volesse lodar l'ape, o il sale, o l'altre cose di questa sorte mancheranno le parole Molti luoghi oltre questi si potrebbono recare, e da questa orazione, e dal Panegirico, e dall'altre, ne' quali disprezza la viltà, e la bassezza de' soggetti, ed ogni artifizio, che vi possa esser usato. Lodò nondimeno Elena prima lodata da Gorgia, e Busiride commendato, o difeso da Policrate; benchè la lode di Busiride sia fatta per altrui ammaestramento, e con scusa di se medesimo, e conchiuda che mali argomenti

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