E la ricchezza d'un re in quegli altri: Tectum augustum, ingens, centum sublime columnis Urbe fuit summa Laurentis regia Pici. e quel che segue. Il costume della gente s' esprime in questo modo: Mos erat Hesperio in Latio, quem protinus urbes Has, ubi certa sedet patribus sententia pugnae, Quare agite, o Juvenes, tantarum in munerę laudum Cingite fronde comas, et pocula porgite dextris: Communemque vocate Deum, et date vina volentes. All'offizio ebbe riguardo Virgilio in quei versi, descrivendoci quello d'un buon re, il qual veglia per la salute Comune: Talia per Latium, quae Laomedontius Heros Cuncta videns, magno curarum fluctuat aestu: Nox erat, et terras animalia fessa per omnes Cum pater in ripa, gelidique sub aetheris axe Procubuit, seramque dedit per membra quietem. Ed in quell'altro luogo, nel quale fa offizio di capitano: Castra Eneas, aciemque movebat. Parimente si descrive la religione, e la pietà di un re vittorioso in quell' altro ; Eneas, quamquam, et sociis dare tempus humandis Praecipitant curae, turbataque funere mens est, Vota Deum primo victor solvebat Eoo. L'offizio del medico si descrive in quelli : Poeonium in morem senior succintus amictu Del sacerdote negli altri; Hic Helenus caesis primùm de more juvencis Ma l'offizio della madre di famiglia ci mostra in quella composizione: ..... Cum faemina primum Cui tolerare colo vitam, tenuique Minerva Impositum cinerem, et sopitos suscitat ignes, Alla dignità d'una regina ebhe riguardo nel primo : Interea reges, ingenti mole Latinus Quadrijugo vehitur curru, cui tempora circum Solis avi specimen. Ma benchè si potessero addurre infiniti esempi di questo, e degli altri poeti, ci bastano questi pochi. In soima si dee aver gran considerazione a tutte quelle cose, le quali sono considerate da Aristotele nel secondo della Ret torica, e da Orazio nella Poetica; perchè questa parte del costume da molti è stimata poco meno dell'altra, che è la principale, e non si può quasi separare; avvengachè l'azione sempre sia fatta da qualche agente; ma l'agente convien che abbia qualche qualità o buona, o rea, o degna di lo◄ · de, o di riprensione. Laonde fra tutte le circostanze è prima questa della persona, nella quale si debbe osservare quel costume, che dalla fama l'è attribuito; però non estimava Orazio che Omero avesse errato nel descriver Achille in questa guisa: Scriptor honoratum si forte reponis Achillem Iura neget sibi nata, nihil non arroget armis. Ma nel fingere una nuova persona, abbia il poeta quelle altre considerazioni, che c'insegna il medesimo autore. Parve nondimeno al Castelvetro che non fosse lecito di formar nuova persona non conosciuta per fama, e riprese Virgilio che l'avesse formata: ma Giulio Cesare dalla Scala porta altra opinione, e, se non m'inganno, migliore, cioè, che le persone si formano dal necessario, o dal verisimile, che di ciò sia cagione l'azione istessa, la quale principalmente è imitata. Io nondimeno più lodo l'opinione di Atanasio nel libro contra i Gentili, nel qual si legge che se le azioni son finte da' poeti, essi neʼnomi ancora hanno mentito, ma se dissero il vero de' nomi, il dissero delle opere similmente: ma si potrebbe aggiungere alle cose det¬ te, che l'azione è o tutta vera, o tutta finta, o parte vera, o parte falsa: se tutta vera, tutte le persone ancora dovrebbono esser vere, se tutta falsa, converrebbe che tutte le persone fossero false; se parte vera, e parte falsa, le persone ancora potrebbono esser in questo modo vere, е finte: nondimeno l'ardimento de' poeti s'è steso più oltre, fingendo una falsa azione di vera persona, sol che l'abbiano finta verisimilmente, perchè la persona accresce autorità all'azione. Nelle persone si considerano non solo la natura, la fortuna, l'età, la nazione, ma gli abiti, e gli istrumenti, e il tempo, e il luogo, nel quale sogliono operare. Gli abiti, come quel di Venere in forma di cacciatrice: Namque humeris de more habitem suspenderat arcum Venatrix, dederatque comas diffundere ventis Nuda genu, nodoque sinus collecta fluentes. O quel di Cammilla : Attonitis inhians animis, ut regíus ostro Auro internectat, Lyciam ut gerat ipsa pharetram, E l'armi, che si possono annoverar fra gl'istrumenti, quali da Virgilio son descritti nel Catalogo, come quelli degli Ernici, e de' Prenestini, e d'altri popoli : Nec clypei, currusve sonant ; pars maxima glandes Liventis plumbi spargit, pars spicula gestat Bina manu, fulvosque lupi de pelle galeros Tegmen habent capiti: vestigia nuda sinistri Instituere pedis, crudus tegit altera pero. E quegli degli Arunci, e degli Osci : .... Teretes sunt aclides illis Tela; sed haec lento mos est aptare flagello: Teutonico ritu soliti torquere catejas · Tegmina queis capitum raptus de subere cortex E fra gl'istrumenti sono gli arieti, e il Cavallo Trojano, di cui si legge: Aut haec in nostros fabricata est machina muros. Tempus erat, quo prima quies mortalibus aegris In somnis ecce ante oculos moestissimus Hector. Nox erat, et placidum carpebant fessa soporem: e quel che segue. E il nascer dell' Aurora: Postera namque dies primo surgebat Eoo, E nell'istesso libro: Jamque rubescebat stellis Aurora fugatis, Cum procul obscuros colles, humilemque videmus E nel quarto: Et jam prima novo spargebat lumine terras Sol ruit interea, et montes umbrantur opaci, Et Lunam in nimbo nox intempesta tenebat. Talia jactanti stridens Aquilone procella Dat latus: insequitur cumulo praeruptus aquae mons. E la tranquillità: di cui si legge : Sic ait, et dicto citius tumida aequora placat" ... Corrupto caeli tractu, miserandaque venit Arboribusque satisque lues, et lethifer annus. Nella descrizione di luoghi ancora è maraviglioso Virgilio come in quello accomodato agli aguati : Est curvo anfractu vallis acommoda fraudi Seu dextra, laevaque velis occurrere pugnae ; . Si consideri ancora l'eccellentissimo artifizio del poeta divino in quegli altri versi : Discorsi T. II. |