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«< cui sono catholici, li popoli sono talmente confusi, che non sanno << a quale opinione si debbano accostare » (II, 8;). Che mutazione grave di secolo non è questa in cui pare estrema miseria che ciascuno pensi ciò che vuole, quando Tacito invece celebrava come rara felicità di tempi quella: « ubi sentire quae velis et quae sentias << dicere licet >> (Hist. I, 1)?! Per questa libertà inusata e confusione di opinioni appunto non si ordinano più preti. Il contagio si dilata dovunque. Quando il Würtemberg cade in mano ai luterani, il Vergerio esclama: «< stava per antimurale di Tirol »; ora teme per questo e per la Svizzera (I, 255); dallo Studio di Vittemberga si stende il luteranismo in Polonia (ib. 291). E più oltre (p. 301): «Ho inteso che in « Trieste, che è città della nostra Italia et giace ai lidi del nostro mare «< Adriatico, pullulava molto bene il lutherismo, preso per il com<< mertio di Germania » ; e teme per Pirano e per tutta Italia. Frattanto mentre Ferdinando re de' Romani è tenuto in iscacco da Giovanni Zapolya, vaivoda, mentre Carlo V è alle prese col corsaro Barbarossa, mentre il Turco minaccia Clissa in Dalmazia, mentre il re d'Inghilterra s'aliena ferocemente dalla Santa Sede e manda cardinali al patibolo, fa sorridere la illusione tutta teologica del Recalcati, che dopo la vittoria di Carlo V a Tunisi, scrive ingenuamente al Vergerio: « già si spera e tiensi per fermo che, volendo Sua Maestà << Cesarea seguitare la impresa, ne hauerà total victoria et vederemo « a' giorni nostri anche la Turchia redutta a la vera fede chri«stiana, che Dio ci presti gratia! » (I, 474). Del primo volume del resto il più bel documento è la lettera del Vergerio al Recalcati stesso in cui descrive l'incontro suo con Lutero, noto già per l'edizione del Cantù (Eretici d'Italia, II, 107-12) e del Laemmer (Anal. Vat. pp. 128-36). Del secondo ci sembra importante la risposta data in appendice (341-421) ai Centum gravamina Germanorum che il Friedensburg con buone ragioni (pref. t. II, p. 1) ascrive a Tommaso Campeggi vescovo di Feltre. O. T.

Vittoria Colonna marchesa di Pescara. Supplemento al carteggio, raccolto ed annotato da Domenico Tordi, con l'aggiunta della vita di lei, scritta da Filonico AlicarTorino, Ermanno Loescher, 1892. I-128.

nasseo.

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Migliore fortuna non poteva toccare al libro di Alfredo Reumont intorno a Vittoria Colonna sotto questo aspetto, che fu il primo lavoro organico che ha dato occasione a tanti altri lavori, i quali fi

niranno per mettere nella vera luce la figura di una donna, la quale er. stat. ammirata, fin' ora, da punti di vista molto ristretti.

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S. sapeva che il lavoro del Reumont non era completo, e che doveva essere rifatto; e il Reumout istesso non ebbe pretese superor a su merito, onde quello dell' indirizzo nuovo degli stadi, megrande ai nostri occhi, gli rimane intatto. E noi consideriamo come opera efficacissima di progresso, dopo la versione che fecero at Reun.ont Giuseppe Müller ed Ermanno Ferrero, l'avere essi stessi intrapres. la collezione del carteggio di Vittoria Colonna, il quale h. fi dat diversi scrittori la opportunità di esaminare la poetessa sette Haspetto di pensatrice, in un secolo commosso da passioni che i tempe nostre esamina con molta obiettività.

Orca grato di annunziare che quel carteggio si è arricchito d' bet vent enout documenti, inediti o rari, che Domenico Tordi vi h. ....I Y appendice, fra i quali vediamo ricomparire la lettera del - Vittoria Colonna sopra il libero arbitrio, che con l'altra dull. glast neazione, scritta più tardi, sono due preziosissimi docu

si.. bet riguardo a Contarini, sia per riguardo alle idee della marose religios, ir kala. Pare a no che non si fermeranno qui mday m, & che rinascera forse la questione, se Vittoria Colonna, noctess«, nor ser vesse principalmente in lode di suo marito, o se Ouest sat me nor siano quel sole che piacque al suo secolo di caestione non priva di interesse, giacche quello che .: 100" da carteggio nor e precisamente quello che allora ir most«, sc non vi fu intenzione vera di condannarlo

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B. FONTANA.

6. Claretta, Langin. Cristina di Svezia in Italia (1655-1689). Memorie stor che e aneddotiche con documenti. — To7.00. No.1, :802.

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estoretic do, res cent. Jeliz corte di Savoia e di To

quingie vo air cella corrispondenza di Cristina

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ecolta medica di Montpellier sono

1. J ca A. si è servito, tra il molto mate1st parsimonia, con cautela valendosi

memare & Stump "or sempre sincere, e facendo suo
MOPORTEDE

Sille du lie 20 personaggie, intraprese a studiare, ha fatto lo
In to pie "gun"'dose di giudiz, troppo assoluti, cercando

invece che dai documenti stessi venisse tratteggiata « sempre più al « vivo e al naturale questa strana e curiosa fisionomia, alterata non << poco dai suoi adulatori del pari che dai suoi detrattori ». Pur deve concludere che non troppo lontana dal vero è la sentenza del Foscolo che la ritenne mezzo regina e mezzo letterata, mezzo magnanima, mezzo pazza, intieramente feroce. Fatto è che il nuovo lavoro del barone Claretta in mezzo agli interessanti aneddoti, di cui fu piena tutta la vita di Cristina in Italia, e che non è qui luogo di riassumere, porta anche buon contributo alla storia di Roma, dove principalmente questa donna, di cui si volle fare un trofeo del cattolicismo sopra l'eresia, ebbe campo di dar molesto saggio ai pontefici delle sue contraddittorie qualità, mescolandosi in tutti gli affari, largendo protezione così ad artisti come a delinquenti, suscitando questioni di preminenza, e non risparmiando i motteggi del suo acre spirito contro i papi stessi e Roma, onde riceveva costosa ospitalità; amante dei divertimenti quanto insofferente delle pratiche di religione, in cui prese per confessore il Molinos, l'autore del quietismo. Eppure questa vita così irrequieta potrebbe in qualche momento sembrare quasi una maschera per nascondere propositi e mire diverse. Imperocchè dai documenti pubblicati dal Claretta risulta meglio che nel campo politico Cristina tentò sempre di avere peso ed autorità. Ora si fa iniziatrice di imprese contro il Turco (doc. x), ora scrive a Carlo Gustavo di Svezia perchè soccorra la Polonia pur sopraffatta dal Turco (doc. x1); in Italia tenta di indurre il duca di Modena all'impresa del regno di Napoli; Ugo di Lionne riconosce l'efficacia dell'accordo di Cristina con l'ambasciatore di Francia per la riuscita elezione di Clemente IX (doc. XIII); e Cristina alla morte di Clemente di nuovo offre al re di Francia i suoi servigi pel futuro conclave (doc. XXIV); dall'imperatore Leopoldo invoca pietà per gli ebrei, condannati a sfrattare dall'Austria (doc. xxv). Nel 1682 il generale Luigi Ferdinando Mastrigli trasmette, non senza raccomandazione di tacere il di lui nome, «< la pianta esatta di Casale con le nuove fortificazioni, << saranno fatte dai Francesi» (doc. xxxvii). A sua volta Crist na nel 1684 riceve dalla repubblica di Genova vive azioni di grazie per la comunicazione di un segreto, atto a rendere più esteso il tiro delle artiglierie « ut eminus offendant naviculos, qui denuo forsan << accederent emissuri globos igneos, quibus immani forma mense << preterito vexata fuit civitas ista » (doc. XLI).

Come l'abdicazione del trono non tolse a Cristina l'amore del fasto, del potere e degli onori, così non fa specie che abbia potuto ambire al trono di Polonia; piuttosto è da meravigliarsi che la corte di Roma abbia potuto favorire la sua elezione. Eppure l'importante gruppo

Cristina e il nunzio di Polonia, che or ver ce currie in proposito. Le pratiche sono fate priacco Michele Kachi, abbate di Colbars,

mente dal cardinale Azzolini e da Cristina to cama ed avveduta, ferma nel non voler esprimetio su questo punto un giudizio poco Sud suuditi, fermissima nel non voler mquest ruo darne loro le speranze per ca

Fullto intento mostra di rassegnars. manda pere di scrivere al nunzio che tenga Gard maa Azzolino le lettere ed ogni altra scritSchi non ostante i quindici volumi Cristina ci ha forse privato di docures maneggio di Polonia, ma anche q g'overebbe conoscere fino a - per conto proprio o per ispirazione

G. L.

NOTIZIE

J. Bernoulli ha pubblicato, sotto gli auspici della Società Storica di Basilea, il tomo I degli Acta pontificum helvetica (B. Reich, 1 vol. in-4 di xvI-533 pagg.) estratti dagli archivi Vaticani.

Il pontefice Leone XIII in occasione del terzodecimo centenario di Gregorio Magno ha aperto un concorso, sui tre seguenti temi: 1° Dell'influenza esercitata dal pontificato di san Gregorio sui pontificati seguenti durante i secoli VII e VIII. 2° Esposizione dello stato attuale della scienza circa l'opera liturgica di san Gregorio. 3° Restituire con disegni colorati le pitture fatte eseguire da san Gregorio nella sua abitazione sul Celio, descritte minutamente dal suo biografo Giovanni Diacono.

L. Havet ha letto all'Académie des inscriptions et belles lettres (1o aprile) una memoria sull'origine metrica del cursus o ritmo prosaico nelle lettere pontificie, dimostrando come esso non sia che la rinnovazione non bene intesa di regole esattamente metriche, che si riscontrano nella prosa dell'oratore pagano Simmaco nel IV secolo e di s. Leone Magno nel v.

Nella seduta del 12 giugno L. Duchesne ha letto nella medesima Accademia una memoria sui falsi privilegi della Chiesa di Vienne distinguendone due serie, la prima redatta verso il 1060, la seconda più tardi al tempo dell'arcivescovo Guido di Borgogna.

Il dottor von Schulte, continuando i suoi lavori sulle somme di diritto canonico, ha testè pubblicato La somme de maitre Rufin (Giessen, Em Roth, 1892).

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