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time d'inchissima ed oscurisdoce la poca importanza A plestos propile osservando che grote con quelle dei Crescenzi 1 satire, essere stato questo ma Farfense, poi

postura nell'undecimo

rane i potere del monaci di pussunt, forse per eniteusi, al gran

Mamer Ruben Oman. mente do questi signed occupato ed not enano esa con parenti e nemmeno das la Crood paérea £ Max E dunque in como fakte feriha mi meno antico (come fortem Namento stesso e di castell delle vie Salaria di e Nometn Semora, Sal complesso delle sue memorie, the non 2004 ma perlato I tipo agricolo primitivo della sua primissimi et. Stare som per concludere che soltanto esso na erelitto e mantenuto sempre, fino ai nostri giorni, le famose quam de gi ndizi miquirono a Nomento, mentre questo, rapidamente decaduto, non conservo che strategien ma infelice Imperian. E era ordinerò un saggio & notizie storiche e diplomatiche & Monterotondo, pleno novit, e che continuero anche nell'età moderna perche neglema, più anche della media, dagli scrittori dei dintorni & Roma. Di questo si vedra come il comune in discorso rappresenti non escura parte nella storia suburbana.

1° Anno 908 Roma, 4 giugno. Ishannes qui vocor de campo rotundo insieme con altro Ishannes qui vocor pazus

de campo rotundo intervengono con personaggi importanti (tra cui un Crescentius nobilis vir a puteo de Proba) al placito concluso in Roma tra Benedetto conte della Sabina e Ugo abate di Farfa, riguardo alla corte di S. Getulio ed al castello di Tribuco (Reg. Farfense, ed. cit. III, 141).

2o 1012, settembre. Giovanni prete, figlio di Pietro, dona alcuni beni al monistero di S. Simeone, quod est aedificatum in pede montis rotundi (Reg. Farf. cit. IV, 110). I fondi da lui assegnati sono posti alquanto lontano, cioè sul tronco della via Salaria al di là di Correse; e perciò io non debbo qui riprodurne i nomi. Soltanto debbo notare che il monistero di S. Simeone è ora scomparso, e che doveva guardare il Tevere, essendone tuttora conservato il nome nel prato, che si estende sulla sinistra della via Salaria moderna, presso l'osteria Franzetti.

3° 1013, 20 maggio. Gregorio (nobilis vir) dona alla badia di Farfa due casali posti a quindici miglia dal ponte Salario, nel luogo detto campus rotundus (Reg. Farf. IV, 36).

4° 1074, 13 marzo. Gregorio VII, nella sua nota bolla enumerante i beni del monistero di S. Paolo fuori le mura, confermò a questo i seguenti fondi, che appartengono al sito, del quale si ragiona, vale a dire: poium de Numentana cum omnibus suis ecclesiis atque pertinentiis, Castrum Rotundum cum ecclesia Sanctae Reparatae, atque sylvam quae vocatur de Sancta Reparata (Bull. Casin. ediz. MARGARINI, II, 107). Questa memoria si collega coll'altra notata sopra nella serie di quelle di Mentana (n. 7); poichè ci addita essere il monastero di S. Paolo succeduto al Farfense nel possesso di questi luoghi, fin dal secolo xI.

5° 1152, 6 novembre. Iscrizione nella sagrestia della chiesa collegiata: Annus millen. centen. quinquaquegen. - et bin xpi cum xpe mori voluisti - tertius eugenius papatum gn regebat - presule corrado dom hec sacrata fiebat in qua scorum sacramta recondidit orum

discipuli xpi venerandi

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42 Questo mi richiede alquante a comment. Ne po g. matar a fonte e la pub(2 = 9 Sono più anties & Caboca = gusto go the g Orsini in MonteAdd Semcomo comtemporan perche noi abbiamo in la posibila sicura che questo

cam gia spettivi al patrimonio; e poiche teniamo, coi migliori genealogist, che I rime Orani di Monterotondo derivasse appunto da Rinaldo terrogenito del gran Matteo (v. LITTA Ort, Cor. 1, VI), con possiamo esser certi che gli Orsini lo tenevano fin dalla prima metà del secolo xi. La divisione esso in tre parti si rileva da questo atto; come se ne rilevano i confini, cioè: Mentana, Grotta Maroga (castello) e il castrum riti putridi, che corrisponde alla sorgente solforosa, la quale tuttora si estende

presso la detta Grotta, e rappresenta le antiche e già salubri aquae Labanae designate dagli antichi (1).

7° 1289. L'abate di S. Andrea in flumine di Ponzano prende in affitto dall'abate di S. Silvestro in capite di Roma alcune terre e selve in Monte Rotundo, ubi dicitur Tuscidianum (dall'archivio di S. Paolo, GALLETTI, del Primicerio, p. 350). Non mi è riuscito di rintracciare questo nome; nondimeno dovette essere non lungi da Grotta Marozza, perchè i confini additati nel documento sono: via publica, petrae e villa Stephaniae, e questi mi sembrano corrispondere, il primo alla via che parte da Monterotondo verso la Sabina, il secondo nel terreno fra questo e Grotta Marozza, detto anche adesso le pietrare, e la villa di Stefania nel territorio della ripetuta Grotta, come si deduce dal nome storico del medio evo, trasformato anche in villa Santo Stefano, come ho notato nella storia di Santa Colomba.

8° 1392, 2 ottobre. Quando il pontefice Bonifacio IX volle abbandonare Roma, perchè turbata dalla insurrezione, e recarsi a Perugia per sedarvi altre turbolenze, fece la sua prima stazione in Monterotondo (MARINI G. Archiatri, II, 52). La data del 17 ottobre, assegnata da parecchi scrittori a quella partenza, è sbagliata.

9° Secolo XIV-xv. Nel manoscritto romano, ora della biblioteca di Siena, contenente i diritti del sale del comune di Roma sul distretto di essa, Monterotondo è tassato per trenta misure di sale. Quantunque questo manoscritto sia del tempo di Nicolò V, nondimeno contiene indicazioni, che risalgono certamente fino al secolo XIV, come osserva giustamente il comm. De Rossi, che mi fornisce questa notizia, e che fra breve darà alla luce questo importante registro. Dunque Monterotondo aveva in quel tempo numerosa popolazione.

(1) STRABONE, V, 238; FORBIGER cit. III, 457.

10° 1414, 23 novembre. Tregua di circa un anno, tra Battista Savelli e suoi figli, anche a nome di Francesco e Ant. Savelli di Cecco (?) da Palombara e Giovanni Paolo Mareri, per le loro città e castella da una parte, e Francesco Orsini anche in vece di Carlo e Orsino suoi fratelli Poncello Bertoldo Gentile e Giacomo di Giordano, di Battista Orsini contessa d'Anguillara, Everso e Dolce suoi figli, di Lucrezia moglie di Orso, di Rainaldo Orsini, pei castelli di Corchiano, Collelungo e Monterotondo, alla presenza di Giacomo cardinale di S. Eustachio legato in Roma, sotto pena di 10,000 ducati d'oro pei trasgressori, rog. Giacomo fu Sebastiano di Civitacastellana, notaio (archivio Orsini, II A, perg.).

11° 1420. « Sotto Martino V, fece morire tutti «< quelli ladri che rubavano da Monterotonno a Campagnano, «<lo signor Ulisse da Magnano et lo signore da Monte<«<lupo» (INFESSURA, ed. cit. p. 24).

12° 1433. Dopo l'incoronazione di Sigismondo, in Roma scoppiò una guerra eccitata da Filippo Maria Visconti e dal Concilio di Basilea. Nicolò Fortebraccio, che era stato già comandante delle milizie pontificie, ma si era disgustato con Eugenio IV, perchè mal ricompensato, venne ad assalire Roma. « Il signor Nicolò », nota un diarista, « si ridusse in Vetralla, e di poi se n'andò a Ca«stelnuovo, ed intesesi con Colonnesi e con loro parte « prese Tiboli e Monte Ritondo, e fece grandissimi danni « a' Romani, e dette gran sospetti al papa » &c. (Neri di Gino CAPPONI, in R. I. S. XVIII, 1179). Naturalmente questa terra essendo Orsina, e perciò dalla parte di Eugenio, veniva assalita di preferenza, come base verso Roma. Tutti ricordano come questa guerra finisse colle vittorie del famoso cardinal Vitelleschi, colla caduta della casa Colonna e col trionfo degli Orsini, quando Eugenio IV nel 1435 investi Francesco Orsini, il primo duca di Gravina, della prefettura di Roma.

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