Forse qual diede ad Eva il cibo amaro Fuggio 'l serpente, e gli Angeli dier volta Quant' è mestiero insino al sommo smalto; Cominciò ella : se novella vera Di (43) Valdimagra, o di parte vicina (37) Gli Angeli suddetti'. (38) Con pari velocità ritornando al lor posto. (39) L'anima di Corrado Malaspina che si era rivoltata a Nino giudice di Gallura, quando questi lo chiamò, su Corrado, vieni a vedere ec. li (40) De i celesti attori contro la biscia. (41) Non torse mai gli occhi da me, tenendomesempre addosso senza batter ciglio. (42) Se, formula deprecatoria: così la divina grazia illuminante trovi tanta buona disposizione e corrispondenza nella tua volontà e libero arbitrio, quanta fu d' uopo per arrivare col di lei ajuto alla sommità di questo monte smaltato di verde erbette, essendovi nella cima il Paradiso terrestre (43) Magra, fiume che divide la Toscana dal Genovesato. Quel pacse si dice in oggi Lunigiana da Luni città diruta già situata alla bocca di quel fiume. Sai, dilla a me, che già (44) grande là era. Non (45) son l'antico, ma di lui discesi : Giammai non fui: ma dove si dimora Che (49) perche 'I capo reo lo mondo torca, Sola va dritta, e 'l mal cammin dispregia. Ed egli: Or va; che 'l Sol (50) non si ricorca Sette volte nel letto, che 'l Montone Con tutti e quattro i piè cuopre, ed inforca, (44) Signore del luogo. (45) Non l'antico nella mia famiglia di questo nome ma il più moderno. (46) Che qui si purga come l'oro nel crogiuolo: era forse costui stato un poco disordinato nell'amore de' suoi, (47) Così io possa arrivare alla cima di questo monte. (48) Non vien punto perdendo della lode di liberalità, e di valore in armi. (49) Quantunque il mondo torca il capo, e le perverse intenzioni dal retto procedere. (50) Non passeranno altri sette anni, non ritorrerà altre sette volte il Sole al segno dell' ariete, dove ora si trova, il qual segno è tutto occupato da quella bestia astronomicopoetica. Tomo II. h Che (51) cotesta cortese opinione Ti sia chiavata in mezzo della testa (51) Che questa buona opinione, che hai di quelli della mia casa, ti sarà confermata e resa nella tua estimativa più stabile da altro che da parole e da relazioni udite da altri: ti si fisserà meglio per la prova de' fatti, se altrimenti non dispone la providenza con l'impedire il cominciato corso delle cose. Dante fu con liberal trattamento ricevuto ed accolto dal Marchese Marcello Malaspina; così egli l'avvenuto, come se avvenire dovesse, all' uso de i Poeti pronosticando: anzi, se bene è passato per il tempo in cui scrive, non è passato per il tempo di cui scrive, ma veramente futuro. Chiavata non vuol dire qui serrata con chiave, come l'intende più d'uno; ma conficcata, inchiodata, ARGOMENTO.. 87 Dimostra Dante in questo canto, sotto la finzione d' un sogno, la salita sua infino alla porta del Purgatorio, e la via ch'egli tenne per entrarvi. La (1) concubina di Titone antico, Già s' imbiancava al (2) balzo d'Oriente, (1) L'aurora: perifrasi poetica assai nota. (2) Ripa, e quasi balza, per cui ripisce il sole; e non balcone o sbalzo, come altri spiegano. (3) Dell' istesso Titone: già spunta l'alba. (4) Stelle. (5) Nel segno dello scorpione: ma se il sole era in ariete, come mai l'aurora spuntava al nascere dello scorpione, il quale ha da spuntar da levante dieci ore in circa prima del sole? O forse vuol dire, non che l'aurora nascesse collo scorpione, il quale doveva già trovarsi verso ponente; ma che l'aurora coll'estremità del suo albore si stendeva fin' allo scorpione, e così aveva la fronte lucente delle stelle di quell' asterismo. (6) Se il Poeta seguita pure a descrivere l'aurora del giorno (come vuole il Vellutello contradetto dal P. d'Aquino) chiamerà passi della notte le Fatti avea duo nel luogo, ov' eravamo, El terzo gia chinava 'n giuso l' ale: Quand' io, che meco avea di (7) quel d'Adamo, Vinto dal sonno in su l'erba inchinai, La 've già tutt' e cinque sedevamo. Nell' ora, che comincia i tristi lai La rondinella presso alla mattina, Forse a (8) memoria de' suoi primi guai, E che la mente nostra pellegrina In , Più dalla carne e men da' pensier presa, come sue quattro vigilie, secondo la divisione che ne facevano più antiche nazioni e così non s'allontana molto dal vero, dicendo che sul finire della terza vigilia cominciava quasi l'aurora. Se poi per questi passi s'intendono l'ore (ma queste non sono più passi della notte che del giorno) vorrà dire, che oramai erano tre ore di notte: ma in tal caso era già l'aurora del giorno? Sarà stata dunque l'aurora della luna, come per coerenza spiegano il Landino, e Daniello? Ma nessun' altro Poeta colla suddetta perifrasi ha descritto mai altro, che l'albeggiare del giorno. Se poi come vuole il P. ďAquino, il Poeta colla seconda terzina finisce la descrizione della vera aurora, e nella terza quasi facendosi indietro parla della notte, che parlare sarà mai questo: nasceva l'aurora, ed era il fitto della notte? Mi pare in somma molto difficile trovare tutto un senso ben coerente colla verità, e col contesto di queste tre terzine. (7) Il corpo che solo si propaga da Adamo. (8) Essendo, ella, cioè Progne dopo gli oltraggi ricevuti da Tereo Re di Tracia suo marito stata trasformata in quest' uccello Ov. l. 6. Met. |