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NOTIZIE

Il barone de Bildt ha pubblicato in questi giorni presso gli editori Plon-Nourrit un volume intitolato Christine de Suède et le Con

clave de Clément X. È un racconto particolareggiato degli avvenimenti di questo Conclave durato oltre quattro mesi, e delle lotte e rivalità che lo segnalarono. L'autore mette in rilievo la parte che ebbe il cardinale Azzolino, l'amico fedele della regina Cristina, per mantenere l'indipendenza del Sacro Collegio di fronte alle corti di Francia e di Spagna. Azzolino e i suoi amici dello «< Squadrone Volante » appariscono come i campioni dell'idea romana e italiana nella Chiesa contro l' invadenza e le pretese delle potenze. Essi cadono nella lotta per aver voluto adoperare le stesse armi dei loro avversari e andar con loro per la via degli intrighi e delle menzogne. Il racconto dell'autore si basa sulla corrispondenza dei diplomatici francesi, spagnuoli e veneziani, e sui biglietti che si scambiavano giornalmente l'Azzolino e la regina Cristina. Quest'ultima fonte è la più ricca e importante, e gl'incidenti che ne vengono fuori danno al libro anche il carattere d'uno studio interessante sui costumi del secolo decimosettimo. Molti documenti assai curiosi sono aggiunti in appendice a questo pregevole lavoro del quale terremo parola più distesamente in uno dei prossimi fascicoli del nostro Archivio.

Il libro che Gabriel Monod ha pubblicato intorno al Michelet, Études sur sa vie et ses oeuvres avec des fragments inédits (Paris, Hachette, 1905), contiene un capitolo il primo dell'opera - intorno alle relazioni del Michelet con l'Italia che noi additiamo ai nostri lettori come un piccolo capolavoro. Con animo pieno di devozione per il Michelet, al quale il Monod deve in gran parte la vocazione agli studi storici, e nello stesso tempo pieno di calda simpatia per l'Italia, il Monod parla dell' influenza profonda che l'Italia esercitò sullo storico della Rivoluzione per mezzo dei suoi poeti e dei suoi filosofi, particolarmente del Vico; ci narra con che affetto entusiasta il Mi

chelet seguisse l'opera del nostro Risorgimento, egli che scrisse le più belle pagine intorno al martire e poeta della nostra rivoluzione, Goffredo Mameli; ci dice infine quanti vincoli stringessero il Michelet ai nostri scrittori ed ai nostri uomini politici. Dagli scritti inediti del Michelet il Monod trae parecchie lettere del Mazzini, dell'Amari, del Montanelli e di altri che hanno non piccola importanza.

La bibliografia che il dotto ed operoso segretario dell'Istituto Storico Prussiano in Roma, dott. Carlo Schellhass, viene da parecchi anni compilando per le Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken è ormai diventata un aiuto prezioso agli studi storici, un mezzo rapido e preciso d'informazione di tutto ciò che si viene stampando in periodici, atti accademici e pubblicazioni singole sulla storia d'Italia. La Italienische Bibliographie aggiunta all'ultimo fascicolo delle Quellen und Forschungen, Band VIII, Heft 2, si compone di circa cento fitte pagine, e contiene più migliaia d'indicazioni bibliografiche. Noi non sappiamo lodare abbastanza il direttore delle Quellen und Forschungen, prof. Kehr, ed il dott. Schellhas di avere abbandonato il vecchio sistema seguito nel compilar la bibliografia fino al 1904, e di averla resa ora sistematica. Essa ha quattro grandi divisioni. La prima abbraccia la metodica, gli archivi, le biblioteche, gl' indici e le bibliografie. La seconda accoglie gli studi sulle fonti e le pubblicazioni storiche a seconda delle epoche. La terza riguarda le scienze ausiliari e le storie particolari. La quarta infine comprende la storia della lingua e della letteratura, dell'arte, della cultura &c. Per comprendere la ricchezza di questa bibliografia, basti dire che nel compilarla furono spogliati più di duecentotrenta fra pubblicazioni periodiche, atti accademici e giornali.

Nella rivista londinese The Burlington Magazine troviamo un' interessante notizia di Herbert Thurston circa Two lost masterpieces of the goldsmith's art (VIII, 37-43). Il primo è il noto bottone di piviale eseguito dal Cellini per Clemente VII, e di cui l'artista ha lasciate notizie nella Vita e nel trattato dell'oreficeria; fu guastato e disperso, insieme con molte altre cose preziose del tesoro papale, quando Pio VI pel trattato di Tolentino dovette pagare forti somme alla Francia. L'altro è la tiara di Giulio II, eseguita dal Caradosso, rotta e dispersa anch'essa circa nello stesso tempo. L'A. ha trovato la riproduzione di questi due oggetti in un volume di disegni colorati, al British Museum, eseguiti verso il 1729 da F. Bertoli e I. Grisoni per incarice dell'inglese John Talman.

Nello stesso periodico Roberto Eisler illustra An unknown frescowork by Guido Reni (VII, 313–323), cioè una decorazione di putti e fogliami eseguita da quel pittore e da Paolo Bril sulla volta di una loggetta del palazzo Rospigliosi (allora di Scipione Borghese) che fu poi chiusa e ridotta a stanza. Quei belli affreschi sarebbero contemporanei dell' Aurora (1609).

René Arcel, in un articolo intitolato Les tableaux de la reine Christine de Suède. La vente au Régent d'Orléans (Mélanges d'archéol. et d'hist. XXV, 223–242), ci dà la storia documentata delle laboriose trattative per l'acquisto della magnifica collezione, già di Cristina di Svezia, più tardi di Livio Odescalchi, morto nel 1713. Le trattative passate tra gli eredi di lui e il reggente Filippo d'Orléans durarono dal 1715 al 1721; i quadri passarono in Francia, e poi nel 1792 in Inghilterra, dove la collezione andò dispersa. L'autore pubblica anche un'inventario, ove figurano i nomi di Raffaello, Tiziano, Compagno di Polidoro, Rubens, Tintoretto, Palma Vecchio, Andrea del Sarto, Parmigiano, Gentileschi, Bronzino Vecchio, Bassano Vecchio, Calabrese, Bonati, Perugino, Francesco di Neve, Scuola di Vandick.

Nella Rassegna d'Arte (V, 97–102) Goffredo Grilli parla delle Pitture a graffito e chiaroscuro di Polidoro e Maturino sulle facciate delle case a Roma. Nel secolo XVI anche Roma era ancora ricca di case decorate di affreschi e graffiti a chiaroscuro, nei quali diventò maestro Polidoro da Caravaggio col suo collaboratore Maturino, fiorentino. Oggi non ne restano che pochi avanzi e varie riproduzioni in vecchie stampe. Col sussidio di una di queste e di alcuni disegni della Galleria degli Uffizi, nonchè di un altro disegno di Polidoro esistente nella biblioteca Ambrosiana, il Grilli fa conoscere la decorazione di uno di quei palazzi (Milesi, ora Lancellotti, in via della Maschera d'Oro) ornato con le storie dei Niobidi.

Nella stessa rivista (V, 120) F. Malaguzzi-Valeri comunica Un disegno del Bernini per il « Deliquio di Santa Teresa ». Il disegno, trovato dall'autore nella collezione del signor Francesco Dubini, è diverso dal gruppo che fu poi eseguito, e quindi mostra una concezione diversa, forse meno artistica, che il Bernini cambiò.

È stata pubblicata in questi giorni la prima parte del quarto volume della Geschichte der Päpste seit dem Ausgang des Mittelalters del professore Ludovico Pastor. Questa prima parte tratta del pontificato di Leone X; la seconda che tratterà dei pontificati di Adriano VI e

Archivio della R. Società romana di storia patria. Vol. XXVIII. 33

Clemente VII vedrà la luce nel maggio prossimo. Di questo importante volume renderemo conto in uno dei prossimi fascicoli dell'Archivio.

La Società Pistoiese di storia patria annunzia la pubblicazione del Liber Censuum Comunis Pistorii che contiene oltre novecento documenti che vanno dal 1097 fino alla seconda metà del secolo decimoquarto. L'edizione sarà curata dal professor Quinto Santoli.

Il signor Eugène Sol benemerito per le sue utili ricerche in vari archivi italiani ha pubblicato testè un volume col titolo Les rapports de la France avec l'Italie du XIIe siècle à la fin du 1er Empire d'après la série K. des archives Nationales. L'autore considera modestamente il suo libro come un catalogo, ma l'ampiezza con la quale sono indicati i documenti, e i molti estratti e riassunti ch'esso contiene, danno al suo lavoro una importanza maggiore di quella che suole avere un semplice catalogo. I documenti classificati trattano di vari argomenti. Alcuni riguardano principalmente Roma e la Chiesa e si riferiscono a conclavi, al cerimoniale ecclesiastico, allo stato politico, sociale e religioso di Roma, a molte questioni tra la Francia e la Santa Sede. Altri documenti si riferiscono al Monferrato, alla successione di Mantova, ai Gesuiti, alle relazioni della Francia con Genova, con Venezia, con la casa di Savoia. Il lavoro del Sol può considerarsi come una guida utilissima ed è da desiderare che altri lavori consimili vengano a rendere sempre più facili le ricerche di storia italiana nelle preziose raccolte degli archivi di Francia.

È comparso il volume XIX della nuova serie delle Transactions of the Royal Historical Society di Londra. È un volume che mostra come la Società sia in continuo progresso e come la sua influenza sullo sviluppo degli studi storici inglesi si vada sempre più allargando e diventi efficace. Oltre il notevole discorso inaugurale del professor Prothero, presidente, notiamo in questo volume, come di maggiore interesse per noi, le memorie di J. Nevill Figgis su Bartolo e lo sviluppo delle idee politiche in Europa, di W. A. Parker sugli inizi dell'ordine Cisterciense, di O. Jensen sul « Denarius Sancti Petri» in Inghilterra, di J. S. Leadam su Polidoro Virgilio innanzi ai tribunali inglesi.

La romanzesca istoria del senese Giannino di Guccio di Mino Buglioni, fattosi pretendente al trono di Francia, sulla metà del secolo XIV, ha stimolato la curiosità di molti studiosi, e presenta ancora, a chi si ponga ad esaminarla, un tema non scarso di attrattiva, benchè poco

fecondo di risultati. Il dottor Ettore Callegari ha dedicato un opuscolo (Re Giannino - Storia o romanzo?, estr. dalla Rassegna Nazionale, Firenze, 1905, p. 39) a demolire la veridicità di quella narrazione pervenutaci da un antico testo, che fu pubblicato dal Maccari nel 1893. Il complesso della storia ha troppo del favoloso perchè possa essere accettato; ma alcuni hanno voluto distinguere il primo periodo, che va dalla nascita di Giannino sino alla sua venuta a Siena, dal secondo che comprende tutte le sue avventure per la conquista del trono. Questo secondo periodo, in qualche modo documentato e verosimile, tranne alcune circostanze evidentemente fantastiche, avrebbe fondamento di verità. Il Callegari non è di quest'opinione, poichè trova che anche da un rapido esame delle circostanze e dei documenti, quelle mancano di verosimiglianza e questi di autenticità; cosicchè di certo non resta altro se non il fatto di un Senese che fu invaso dall'illusione di essere re di Francia; il resto è opera di un novelliere. La confutazione fatta dal Callegari è acuta e persuasiva, in massima; non si può negare, per altro, che la questione presenta un gran numero di incognite e di dubbi, e la curiosità di poter discernere meglio il vero dal falso resta ancora inappagata, specialmente dove troviamo dell'inverosimile, che, come si sa, appartiene più spesso alla storia che al romanzo.

Nel 1901 E. Loevinson diede in luce la prima parte del suo lavoro Giuseppe Garibaldi e la sua legione nello Stato romano, che narrava le imprese della legione garibaldina nello Stato romano: ora la seconda fa conoscere l'ordinamento dei garibaldini, e, come si esprime l'autore, « la vita, per dir così, intima della legione Garibaldi nello Stato ro« mano, durante gli anni 1848 e 1849, e la persona del generale in « quel glorioso periodo della sua vita». Da questo volume s'impara come tra i garibaldini abbondassero i nativi dello Stato pontificio e come sopra 121 ufficiali e 357 sottufficiali e soldati, di cui si conosce il paese di origine, ve ne siano rispettivamente 26 e 192 del territorio pontificio con forte prevalenza dei nativi della Romagna; la qual cosa potrebbe confermare quanto grande fosse l' antipatia, che in queste provincie incontrava il Governo papale. Si acquistano o si documentano interessanti notizie sui mezzi da Garibaldi usati per mantenere la disciplina fra i suoi legionari, per procurar loro il necessario ad una vita esposta a pericoli ed a privazioni in momenti, nei quali al Governo non era possibile largheggiare coi soldati. I documenti di cui si è servito l'autore sono molti ed importanti, e la pubblicazione dei principali fra essi, che ci auguriamo di veder presto compiuta nel terzo volume dell'opera, riuscirà certamente utile alla storia del Risorgimento italiano.

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