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lontani chiesero all'autorità pontificia di essere aggregate con tutti i loro beni a quella badia (1).

Siffatte possessioni, ogni di crescenti, mossero l'invidia e l'avidità de' baroni, i quali solevano commettere, e lasciavano commettere ai loro bravi, ladroneggi e rapine d'ogni maniera; laonde gli abbati eran costretti ad invocare la protezione de' sovrani. E siccome la badia di Grottaferrata possedeva beni anche nel regno di Napoli, così chiese et ottenne la protezione di Carlo I d'Angiò. Costui l'anno dopo, cioè nel 1277 (28 agosto), dimorando a Lagopesole dovè, ad istanza di quell' abbate, scrivere al giustiziere del Principato e di Benevento (2), che costringesse Simone de Bosco, signore di Campora, il quale temerariamente aveva preso possesso della chiesa di S. Arcangelo e del relativo tenimento nella suddetta terra di Campora (la quale chiesa apparteneva al monastero di Rofrano), a restituirla al monastero medesimo dipendente dalla badia (3).

Si ha pure notizia, che Carlo, figliuolo di re Roberto, vicario del Regno, per comporre le dissensioni sorte, tra la badia e Tommaso di Marzano conte di Squillace, a cagion dei confini fra Rofrano e la terra di Novi, della quale era feudatario quel conte, accogliendo l'istanza dell'abbate,

(1) Fin dal 1260 vi era stata unita la badia di S. Nicola di Morbano presso Venosa (v. Bollettino popolare: S. Nilo di Rossano e la badia di Grottaferrata nel nono centenario, 1004-1904 (raccolta n. 19, p. 156).

(2) I giustizieri erano a capo delle provincie (iustitiariatus) ed avevano attribuzioni amministrative, giudiziarie e finanziarie (v. DurRIEU, Étude sur les Registres du roi Charles Ier, Paris, 1886, I, 48).

(3) Il feudo di Rofrano in provincia di Salerno fu donato da Guglielmo I normanno (e ne confermò il possesso re Ruggiero) alla badia di Grottaferrata. I PP. basiliani vi tennero un romitorio ed una chiesa, a cui dipoi venne dato il nome di badia di S. Maria di Grottaferrata di Rofrano (v. ANTONINI, Discorso sulla Lucania (Napoli, 1795-1797), I, 387; RONSINI, Cenni storici di Rofrano (Salerno, 1873); Arch. di Stato di Napoli: Processi diversi della Curia del cappellano maggiore (pandetta 3, m. I, n. 136).

ordinò al giustiziere del Principato citeriore, che provvedesse alla esatta confinazione delle due terre (1).

Dal che si argomenta, che anche gli altri dinasti angioini ebbero in protezione la badia di Grottaferrata (2).

NICOLA BARONE.

(1) V. Reg. ang. vol. 249, f. 309 (24 febbraio 1323); vol. 263, f. 220B (25 gennaio 1326).

(2) Anche i sovrani aragonesi di Napoli ebbero in protezione la badia. Trovo citati due diplomi, che non più esistono: l'uno del 7 gennaio 1458 relativo al possesso, che Grottaferrata aveva, di Rofrano e de' territorii detti la Cerqueta e la Frumicella; l'altro del 18 giugno dello stesso anno, in cui era contenuto l'ordo quod homines terre Rofrani Casellarum, casalis Czilli, Turris et Alfani debeant respondere de fructibus terrarum predictarum abbati Cripteferrate.

ATTI DELLA SOCIETÀ

Seduta del 17 febbraio 1905.

La seduta è aperta alle ore quattro e mezzo.

Sono presenti i soci U. BALZANI, presidente, V. FEDERICI, I. GIORGI, A. MONACI, E. MONACI, G. MONTICOLO, G. NAVONE, A. ROMUALDI, M. ROSI, P. SAVIGNONI, O. TOMMASINI. Funge da segretario il socio V. FEDERICI. Il socio L. MARIANI si scusa di non poter intervenire.

Data lettura del processo verbale, che è approvato, il PRESIDENTE legge la seguente relazione:

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<< Ho l'onore di presentarvi il volume ventesimosettimo del nostro Archivio. Vedrete in esso che la esplorazione degli archivi romani si continua alacremente e ha dato ancora frutti copiosi come apparisce dalle pubblicazioni del socio Fedele sul Tabulario di Santa Prassede, e del dottor Ferri, già alunno della nostra scuola storica, sulle carte della basilica Liberiana dal secolo x al secolo xv, alle quali pubblicazioni sono da aggiungere quella del socio Alfredo Monaci che dà in luce un regesto delle carte della abbazia di Sant'Alessio all'Aventino, una notizia del signor Tonetti sugli archivi e sulla biblioteca Giovardiana comunale di Veroli e un ruolo della familia pontificia sotto Eugenio IV pubblicato dal signor Giorgio Bourgin. Oltre queste pubblicazioni di documenti tratti dai nostri archivi, il volume

che vi presento contiene alcune note del professore Giovannoni le quali recano un contributo pregevole alla storia dei marmorari romani, il termine della memoria del socio Capobianchi sulle origini del peso Gallico, e il termine del bello studio del signor Antonelli sulle vicende della dominazione pontificia dalla traslazione della sede alla restaurazione dell'Albornoz; il socio Tomassetti continua nel volume. il suo diuturno lavoro sulla campagna romana, e vi contribuiscono il socio Fedele con una nota sulla famiglia di Anacleto II e di Gelasio Il, il socio Federici con delle miscellanee paleografiche, il socio Giacomo Lumbroso e i signori P. Tacchi Venturi e Radiciotti con brevi notizie su Pomponio Leto, sulla storia della Chiesa Nuova e sulla stampa in Tivoli nei secoli xvII e xvIII.

« Tra pochi giorni si porrà mano alla stampa del volume ventesimottavo pel quale molta materia è già pronta. Oltre alle continuazioni dei lavori non ancora condotti a termine, che troveranno posto in esso, il socio Fedele contribuisce con un suo studio su alcune relazioni fra i conti del Tuscolo e i principi di Salerno, e i nuovi alunni della scuola storica, dottori Arias e Ramadori, comincieranno a dare il risultato delle loro ricerche archivistiche, l'Arias con un lavoro sui Libri introitus et exitus della Camera Apostolica ch'egli è ora incaricato di studiare e che sarà un contributo alla storia economica del secolo XIV, il Ramadori coi primi risultati delle sue esplorazioni nell'archivio di S. Paolo fuori le mura. A questo nobilissimo archivio sono ora principalmente rivolte le cure del nostro alunno per incarico della Società. Ai monaci benedettini di San Paolo, che hanno accolto così ospitalmente il nostro desiderio e dischiusi con tanta liberalità i tesori del loro archivio, io non ho mancato di esprimere la riconoscenza nostra; di questa liberalità, che risponde alle antiche tradizioni benedettine, certo si gioveranno grandemente gli studi nostri, ed io confido che i prossimi fascicoli del nostro Archivio accoglieranno un largo

frutto delle ricerche che si vengono ora facendo tra le mura dell' insigne monastero.

<< Le indagini che si sperava di poter compiere nell'archivio Barberiniano hanno patito un ritardo perchè non si è potuto ancora compiere interamente l'ordinamento di cosi vasta mole di carte nella biblioteca Vaticana, ma è da credere che dentro l'anno in corso si potrà incominciare una prima esplorazione.

<< Alcune circostanze particolari hanno vietato nell' anno decorso di riprendere la stampa del volume che completerà la pubblicazione del Regesto di Farfa. Spero che si potrà riprenderla verso la primavera di quest'anno e procedere poi senza interruzione. Così sarà finalmente conclusa quest'opera laboriosa, e ciò potrà farsi senza che la spesa necessaria rechi alcuno aggravio alla Società.

« Ai lavori dell'Istituto Storico Italiano la Società ha contribuito con la stampa iniziata dal professore Egidi dei Necrologi della provincia romana, e con la preparazione che si continua del Diario di Antonio di Pietro dello Schiavo a cura del socio Savignoni e del Chronicon Vulturnense a cura del socio Federici. Inoltre in seguito alle ispezioni degli archivi Capitolari promosse dai Ministeri della Istruzione e di Grazia e Giustizia, alle quali la Società nostra ha preso parte per invito dell' Istituto Storico, il socio Egidi ha presentato il risultato delle sue esplorazioni che è in corso di stampa e comparirà fra breve nel Bullettino del

l'Istituto.

<«< Tutto questo è il lavoro compiuto nell'anno decorso, e parmi che voi possiate compiacervi della operosità vostra e prevedere fecondo di lavoro anche l'anno presente. Il quale però si è aperto per noi con una grande tristezza. Due settimane fa, immaturamente quasi d'improvviso, si spenta la vita di uno tra i nostri colleghi di cui più si onorava la Società nostra: Francesco Nitti. È morto quando l'età ancor fiorente e l'ingegno vivo lasciavano sperare

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