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naturali curiosità all'indagatore scienziato: i simulacri de' Numi più non compariscono che ad ornare i nostri musei, ed il solo amore delle arti gli ha salvati dai colpi della superstizione, dai guasti della barbarie. Che ci rimane adunque per conoscere a fondo nelle minute sue parti quell'elegante mitologia, magistero dell'immagiuativa umana abbandonata a sè sola, quella mitologia ch'è tuttora l'anima della poesia, e il più vivace linguaggio dell' arti? - Ci rimangono le Metamorfosi. Sì, le Metamorfosi sono il poetico catechismo di una religione tutta poetica. Esse ci tengono luogo degli ammaestramenti che il sacerdote, coperto di bianca infula, distribuiva a'devoti ne'portici de'templi vetusti; esse ci mettono addentro a' misteri, che dopo lunga serie di prove si spiegavano all'iniziato negl'imi penetrali del santuario. Gli altri poemi dell'antichità si leggono per formarsi l'ingegno al buon gusto, o per ritrarne diletto. La lettura delle Metamorfosi è indispensabile a chiunque non voglia comparire affatto zotico e rozzo. Sopra ogni ramo dell'umano sapere esse diffondono luce piacevole e viva. Per esse l'astronomo mira il cielo popolato di mitologici enti; quivi egli impara perchè l'oceano sia vietato ai sette Trioni, e perchè le nove stelle che splendono tra Engonasi ed Ofiuco ritengano il nome di corona di Arianna tuttora: spaziando tra le poetiche finzioni col dilettato pensiero egli obblia la noja delle lunghe notti, vegliate nella contemplazione degli astri. Nelle Metamorfosi il botanico attigne la favolosa istoria delle piante che con pericolo de'suoi giorni egli corre a ricercare sulla vetta de'monti. Quivi il fisico ed il chimico discoprono le cognizioni dell'antichità intorno alle trasformazioni

III

de'corpi; cognizioni sottratte al volgo ignorante coll'artificio di un misterioso velame. Quivi il legislatore osserva la formazione delle prime società, ed i loro procedimenti verso lo stato civile. Quivi il filosofo finalmente rileva in qual modo le prime idee del giusto e dell'ingiusto, del retto e del torto s'insinuassero fra gli uomini e vi piantasser radice. Ma se non ci ha parte alcuna delle scienze, che dalle Metamorfosi non ritragga ampliamento e vaghezza, che direm noi della necessità onde ne torna lo studio al poeta che veste di finzioni i concetti, all' estetico che rintraccia le ragioni del bello, all'artefice che anima il freddo marmo od imprime coi colori la vita? senza essersi profondato nelle Metamorfosi, uno scrittor di versi non giunge nemmeno ad esser Arcade, l'ultimo degli onori letterarj. Uno scultore, un pittore che ignori le Metamorfosi, non può ideare un gruppo, immaginare un dipinto che onori la sua fantasia creatrice. Il viaggiatore che non ha studiato le Metamorfosi, invano scorre le gallerie de' monarchi e de' grandi: qual piacere gli recheranno i capi d'opera de' sommi maestri, se egli non s'è dissetato al fonte onde il lor genio ha tratto le composizioni loro più rare? Ma se l'istruzione che dalle Metamorfosi si ricava è necessaria ad ogni uomo che voglia parere od essere educato e gentile, quale e quanta miniera di letterario diletto esse non disserrano anche alle menti meno avvezze alla contemplazione del sublime, dello splendido, dell'immaginoso e del bello! con qual' arte il cantor di Sulmona ha saputo in questa sua opera intrecciare e collegar insieme migliaja di fatti che pareano indipendenti del tutto o remoti! quanta ricchezza nelle sue descrizioni, o ci rap

presenti il caos allorquando prima del mare e della terra e del cielo che tutto copre, uno solo era il volto della natura nell'orbe; o ci descriva i corpi trasmutati in forme novelle; o ci faccia assistere alle imprese de'domatori de'mostri, alle battaglie degli antichi eroi, a'colloquj de'numi co'primi abitatori del mondo! qual indicibile fecondità nel dipingere sempre diversamente trasformazioni quasi sempre le istesse! qual maestria nella condotta de' racconti, nello svolgimento delle catastrofi! qual profonda cognizione nella più difficile parte della poesia, il maneggio degli affetti, l'espressione degli intimi sentimenti di un'anima agitata da passioni violente! un esempio solo ci basti. Il sublime Astigiano, leggendo le Metamorfosi, come egli confessa, si sentì acceso dall'idea di scrivere l'immortale sua tragedia, la Mirra. Quanto felicemente ei ci sia riuscito chi v'ha che nol sappia? ma non tutti hanno avvertito che i luoghi più patetici di quella tragedia sono imitati da Ovidio: anzi che il più improvviso, il più vivo, il più efficace passo, quello che disvela il mistero, e trae a compimento l'azione, è tolto di peso da questi versi

Pudibundaque vestibus ora

Tegit, et o, dixit, felicem pro conjuge matrem!

L'utilità anzi necessità di che sono le Metamorfosi in ogni genere di coltura e di studio, i sommi pregi di un'opera che ha ispirato cento tragedie, che ha somministrato l'argomento a migliaja di pitture e di sculture, e n'è miniera inesausta mai sempre, ci hanno indotto a procurarne una splendida edizione, adorna di copiosissimi intagli in rame, i cui disegni saranno composti da dei migliori artisti moderni, L'edi

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zione onde verrà levato l'originale latino, è quella pubblicata nel 1790 per l'Imp. Monastero di S. Ambrogio in Milano; edizione tenuta dagli eruditi per la migliore. Ne saranno pure conservate le note. Di fronte all' originale starà la traduzione che ne ha fatto l'Anguillara in ottave, che ricordano quelle dell'Omero ferrarese, e ne reggono spesso al confronto.

Quest'edizione, così com'è da noi divisata, sarà un monumento eretto alla letteratura latina ed all'italiana egualmente; sarà essa la più bella edizione che siasi data della più singolare e più curiosa opera dell'antichità. Sarà come l'ultimo tempio innalzato alle brillanti divinità del mondo greco e latino, non per ardervi un colpevole incenso, ma per rendere a quei splendidi parti della fantasia umana il migliore omaggio, che ad essi possano tributare le arti in un secolo illustrato dalla filosofia, e consacrato dal redivivo buon gusto.

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