, 63 Confuse tutte cercan far coperchio, Ch'egli ignuda la Dea non vegga, e note: E le fan mormorando intorno un cerchio, E lei coprono, e lor più che si puole; Ma il capo lor sovrasta di soverchio Nè può la Dea celar le rosse gote; Le gote più che mai tinte ed accese Per la troppa vergogna che la prese. 64 Come si tinge una nube nel cielo, Che dall'avverso Sol venga percossa, Come al tor del notturno ombroso velo La parte Oriental diventa rossa ; 65 gran 66 aperta più sotto , e'l mento torna Dentro in se stesso, e in modo vi si serra, Che la bocca vien muso, e guarda in terra. Cum pedibusque manus, cum longis brachia mutat 200 197. Maculoso vellere. Pilo diversi coloris : rufo, leucophaeo etc. 198. Autoncius. Actaeon, filius Autonoës. 67 Quell'aspetto sì vago, e sì giocondo, D'animal bruto nova forma prende , S'allunga il collo, e dove egli era tondo, Diventa piatto, e per lo taglio pende: Se di peli ei fu già purgato e moodo, Or novo pel tutto macchiato il rende. Da quattro piè quel corpo or vien sospeso, Che già dava a due piè soverchio peso. . 68 Quel subito timor, quella paura, Che suol nei cervi stare , a lui s'aggiunge : E vedendo ogni Ninfa già sicura , Che forte il grida , e minacciando il punge, Dove la selva è più frondosa e scura, Fuggendo va da lor più, che può lunge: Si maraviglia ei , che non sa l'intero Dell' esser suo, di correr sì leggiero. 69 Mentre il paese via correndo sgombra, Dal corso un'acqua limpida l'arresta : Ma, come scorge nella sua nova ombra Le nove corna , e la cangiata testa ; Si tira addietro attonito, e s'adombra, E sì questo l'affligge, ange, e molesta, Che vi torna più volte, e vi si specchia, E non può ritrovar l'ombra sua vecchia. 70 Mentre il meschin, misero me , dir vole, Queste son' ombre vere , o pur son finte ? Trova, che più non può formar parole , Di più sillabe unite ovver distinte : Gemere è'l suo parlar, come far sole Il cervo, e le novelle luci vinte Dal duolo interior, stillan di fuore, Per lo volto non suo novo liquore. Non sua fluxerunt: mens tantum pristina mansit. 209 Pamphagus, et Dorceus, et Oribasus; Arcades omnes: Nebrophonosque valens, et trux cum Laelape Theron, 206. Melampus. Canum aliis nomina Graeca indidit a forma; aliis a natura , aut colore; aliis a sexu et genere; laudat etiam a patria. 207. Ichnobatesque sagax. Ichnobates dicitur per vestigia vailens. 208. Gnossius. Cretensis. Spartana. Laconica, Cretenses autem et Laconici canes aptissimi sunt venationibus. 210. Pamphagus. Omnia comedens. Dorceus. Acute videns. Oribasus. Montes ascendens. 211. Nebrophonosque valens. Hinnulos, hoc est, cervorum catulos, interficiens. 'Trux Theron. Terribilis aspectu. Laclape. A velocitate atque impetu sic est appellata 71 72 al suo mal pur qualche scampo 73 74 Metamorfosi Vol. I. |