43 Cadmo dopo sì vario e gran periglio, Tebe veduto avea crescer di sorte, Che in questo suo non meritato esiglio Si potea contentar della sua sorte : Avea più d'un nipote, e più d'un figlio, E la più bella e più saggia consorte Ch'al mondo fosse in qualsivoglia parte, per soceri avea Venere e Marte. E 44 Che gran felicità che gran contento, Vedersi una famiglia sì fiorita, E cominciata aver dal fondamento Una città sì nobile, e fornita! Ma che? nessun si può chiamar contento Fin all'estremo punto della vita: Fortuna ogni suo gaudio in pianto volse, E il contento ch'avea, tutto gli tolse. 45 Cadmo un nipote avea d'una sua figlia : Felice lui se non l'avesse avuto, Ch' ancor serene avria le meste ciglia, Che non si piange il ben non conosciuto: Cortese era e leale a meraviglia, Da tutto quanto il regno ben voluto; Grato, giocondo, e di piacevol faccia, sopra modo vago della caccia. E 46 Un caso strano al misero intervenne, 145 Non scelus invenies. Quod enim scelus error habebat? 147 Hyantius. Thebanus: Hy antes enim populi sunt Boeotiae, qui et Hyautii appellantur. Ilyantia etiam urbs est Locrorum, unde Hyantius derivatur. 47 lo scuso in parte la silvestre Dea, Ch'ebbe a pensar di tempo poco spazio, Della pena, ch' a lui donar dovea, Che non avria sofferto sì gran strazio, Ch'ogni vil can che l'infelice avea, S'avesse a far del viril sangue sazio: Ben saria stata di pietade ignuda, Se fosse stata in lei voglia sì cruda. 48 Quest' infelice (ch' era Atteon detto) Soleva a caccia andar quasi ogni giorno; Nè si togliea talor da tal diletto Se'l ciel pria non vedea di stelle adorno: Un dì che 'l bosco avea di sangue infetto Di belve senza fin non fe soggiorno, Finchè 'l Sol s'attuffasse a star con Teti, Ma fe piuttosto assai raccor le reti. 49 Già nel cielo era il Sol cresciuto tanto, Che discopriva il declinar del monte, E dall'occaso era discosto quanto Gli era lontano il contrario orizzonte: Teneano l'ombre delle cose intanto Tutte al Settentrion volta la fronte, Quand'ei levò da quei cocenti ardori Gli affaticati cani, e i cacciatori. 50 Ben è stato il diletto oggi compito; Ben' oggi avuto il fato abbiam secondo: Che veggio il sangue in favor nostro uscito A tutto il bosco aver macchiato il fondo; Già fra Favonio, ed Euro compartito, Ha con ugual distanza Apollo il mondo, Disse; e fia bene omai ritrarre i passi, E ricreare i corpi afflitti e lassi. 150 Cum croceis invecta rotis Aurora reducet; 155 155. Vallis. Fontis Gargaphii in hac valle meminerunt Herodotus in Calliope, et Pausanias in Boeoticis, obstructum scil. fuisse a Persis in bello Persico, mox a Plataeensibus restitutum. 51 Tosto i nodosi e insanguinati lini Dai pali si disciolgano bicorni, Poscia ov'han più grat'ombra i faggi e i pini, Come di perle adorna, e di rubini O sfortunato giovane che fai? Che non cacci ancor oggi insino al tardi? Già desioso ognun della quiete Mostran quanto hanno il dì pugnato, e corso. 54 Vicino al loco ove a prender riposo Gli afflitti cacciator s' erano messi, V'era una valle amena, e un bosco ombroso Dove era un antro assai remoto, e ascoso, Sola il sapea la cacciatrice Dea, |