3 Cadmo, un de' figli, suoi, che vuol fuggire Quegli ingiusti del padre empj decreti, Cercò per tutto, ove si potea gire, Nè potè mai di lei gli occhi aver lieti. Ma chi gl' inganni mai potria scoprire Del gran Motor del cielo, e de' pianeti? Si volse alfine in sì crudele esiglio All'oracol d'Apollo per consiglio. 4 Poich' al bel regno mio non vuol ch' io torni La legge del mio padre iniqua e dura, (Cominciò Cadmo), e il resto de' miei giorni Ho da fondare in patria più sicura, Dimmi, Apollo, ov'è ben ch' io mi soggiorni, Dov' abbia a por le mie novelle mura? Rispondi e fa ch'a tal patria io m' appigli, Ch'a me sia fausta, a' miei nipoti, e a' figli. 5 Un ben maturo e candido vitello 6 Appena pon fuor di quell' antro il piede, Jam vada Cephisi, Panopesque evaserat arva: 20 25 19. Cephisi. Fl. Boeotiae. Panopesque. Urbis Phocidos. 7 Già le contrade, che il Cefiso bagna, Avean lasciate, ed eran giunti dove In una amena e fertile campagna Dovea Cadmo fondar le mura nove; Qui volse il volto a quel, che l'accompagna, A quel, cui tolse la sorella Giove, Quel bue, che non curando andar più avante Mugghiando verso il ciel fermò le piante. 8 Poich'ebbe il ciel del suo mugghiar ripieno, Fermò ne' Tiri la fronte superba, Come dicesse lor: questo è il terreno, Questa è la patria, che per voi si serba: Nel loco poi più nobile ed ameno, Ch'elegger seppe, si corcò su l'erba, Forse per dare a lor più certo segno, Ch'ivi dovean fondare il novo regno. 9 Ringrazia Cadmo la fortuna e'l cielo, 10 Prima i debiti onori a Febo rende, 19 За Silva vetus stabat, nulla violata securi, 35 32. Martius anguis. Hujus serpentis, item fontis, etiam Pausanias me minit in Boeticis. Ipse autem serpens, quem hic Martium appellat Ovidius, ab aliis proprio nomine Dercyllus dicitur; ut est videre in comment. Euripidis in Phoenissis. 35. Quem postquam. Respexisse volunt Ovidium ad serpentem illum mirae magnitudinis, qui apud Bagradum fluv. Africae Alilii Reguli exercitum usum amnis prohibuit, multis militibus correptis elisisque, de quo Plinius lib. 8. cap. 14. A. Gellius l. 6. c. 4. Silius lib. 6. Oriosus lib. 4. cap. 8. aliique. Mihi potius videtur imitatus Euripidem in Phoenissis, ubi Cadmi ip. sius et serpentis habetur certamen. Lege Nonnum sub exitu lib. 4. hoc idem referentem. 11 Non molto lungi ura gran selva antica Facea di spessi rami a se stessa ombra, Che la scure crudele ed inimica Mai non avea d'alcuna pianta sgombra: Quì dove il bosco più folto s'intrica, Una rustica grotta il centro ingombra, Rustico un umile arco ha nella fronte, Rustica è dentro, ed ha nel mezzo un fonte. 12 Quivi era ascoso un marzial serpente, 13 Negli occhi un così orribil foco splende, Che l'uom non puote in lui fermar la vista: Di fuor la lingua triforcata rende, E con sibilo orrendo il mondo attrista : Non fa il piè nel ferir minore effetto |