159 Poi le toglie il parlar grato e giocondo , Perchè non possa altrui mover col dire : Un minaccevol suono , ed iracondo Dal roco gozzo suo si sente uscire; L'unghia s'aguzza alla forma del tondo, E si rende atta a graffiare, e ferire, Curvar prima la mano , e poi si vede L'ufficio far del faticoso piede. 160 Quel sì leggiadro e grazioso aspetto, Che piacque tanto al gran rettor del cielo , Divenne un fero e spaventoso obbietto Agli occhi altrui sotto odioso velo; L'umana mente solo, e l' intelletto Servò sotto l'irsuto e rozzo pelo; Questa , ch' in ogni parte Orsa divenne, L'antica mente sua sola ritenne. 161 Se Giove ingrato ben chiamar non puote, Jograto dentro all'animo il comprende, E se non può con le dolenti noie, Quelle mani che puote al ciel distende; E in tutti gli atti suoi par, che dinote Che tutto il mal ch'ella ha, da lui dipende : lui il volto, l'onor suo perduto , E che appartenga a lui di darle ajuto. Ch’ha per 162 O volte sola dubitando Assiduoque suos gemitu testata dolores, 163 O quante , e quante volte l'infelice, 164 165 ' esule , e profana pur la sembianza umana; Tu vedi il tuo bel regno, e 'l tuo potere Nè 'l puoi più dominar , nè possedere. 166 Giovane, e nobil nelle cacce altera Ferir osasti ogni animal feroce ; che sei si valorosa fera , Ogni vile animal ti caccia e noce; Deh mostra lor la faccia orrenda. e fera , Fa’loro udir la tua tremenda voce: Le forze , il morso, e l'unghie tue son tali, Che non hai da temer gli altri animali. Ed or, Saepe feris latuit visis ; oblita quid esset : Ecce Lycaöniae proles ignara parenti 495. Pater esset in illis. Lycaonem enim Callistonis patrem in lupum fuisse conversum , lib. 1. narravit poëta. 499. Erymanthidas. Arcadicas. Erymanthus quippe Arcadiae mons est, apro ab Hercule caeso celebris. 167 168 Figlia del re d'Arcadia, che potevi 169 io veggo ben come tu piagni Levata in piè , stendendo al ciel le braccia; Col batter zampa a zampa anco accompagni Il suon, che'l gozzo rauco fuor discaccia; 170 |