L'elevate colonne, e i capitelli
Sporgon con tutto il fregio intere in fuore,
Di rubin, di zaffir, d'altri giojelli, Diversi d'artifizio, e di colore: Ricchi carbonchi trasparenti e belli Ornan tutta la parte inferiore; Son le colonne del più basso loco Carbonchi, che fiammeggian come foco 4
Posano queste senza base in terra, Di sette teste, e d'un lavoro egregio; Di tre colonne un van tra lor si serra: Esse stan sotto a' triglifi del fregio, Piovon più sotto quei triglifi a terra Sei rare goccie d' incredibil pregio: Più sotto il capitel rendono adorno, Gli uovoli, che gli fan corona intorno.
Fra colonna, e colonna compartiti Distinse i fiori il nobile architetto: I mesi intorno a quei stanno scolpiti, Che mostran tutti il lor diverso effetto; A' corpi mezzo fuor del muro usciti, Fan l'architrave, e la cornice un tetto; Adornan le metope in più maniere, Astrolabj, quadranti, orlogi, e sfere.
Di qui tolsero i Dori il bel lavoro, Che dorico or si fa per tutto il mondo, Come tolser gli Joni ancora il loro Dalla forma dell'ordine secondo; Qui le colonne di diamante foro, Col capitel, che incurva i lati al tondo, Che a ritirar la sua voluta in dentro, Diverso vuol tredici volte il centro.
Caeruleos habet unda Deos; Tritona canorum, Proteaque ambiguum, balaenarumque prementem Egaeona suis immania terga lacertis,
Doridaque, et natas: quarum pars nare videtur, Pars in mole sedens virides siccare capillos:
8. Tritona canorum. Triton enim tibicen Neptuni.
Egaeona E'váhov Seov, Deum marinum, Hesychio, quem tamen eundem cum Briareo facit Hom. Il. a. et Virg. 10. Æneid.
11. Doridaque. Doris Nympha fuit, Oceani et Tethydis filia ac Nereï uxor, ex qua maxima Nympharum multitudo est nata, quas Nereïdas de patris nomine vocant.
12. Mole sedens. Scopulo. lib. 13. vers. 924. Glaucus de se; Nunc in mole sedens moderabar arundine linum.
Le seconde colonne un quarto meno Son delle prime; ma col piedestallo S'innalzan tanto, che nè più, nè meno Vien l' ordin alto il medesmo intervallo; Nove larghezze del cerchio più pieno Dan lor l'altezza; e fan nel fregio un ballo Fanciulli ignudi sì vaghi e lascivi Fra festoni d' allor, che pajon vivi.
Intorno all' ampie fenestre seconde I segni splendon del Zodiaco in oro, E ciascun sopra il suo mese risponde Coi propri influssi, che piovono in loro: Foco il Leon, ghiaccio l'Acquario infonde, Sparge il mondo di fior l'Ariete, e il Toro : Più quà sta il Cancro, e più là il Capricorno, Questo fa lungo, e quel fa breve il giorno.
L'ultimo adornamento, che sta sopra, poca cosa differente a quello,
Ch'or detto abbiam: sol fan diversa l' opra Le figure, le pietre, e il capitello;
Questo a fogliami, par che mostri, e scopra Un artifizio più svelto, e più bello : Le pietre preziose ivi conteste
Son di zaffiro, e di color celeste.
Par, che nel terzo fregio si dispicchi Un viticcio, che va con varj giri,
E con questa, e con quella erba s' appicchi, E intorno a lor s'avvolga, e si raggiri : Fann' orlo al fregio preziosi, e ricchi Rubini in oro, smeraldi, e zaffiri :
Fior, fronde, e frutti ingombran dentro il loco Di lauro, cedro, girasole, e croco.
Pisce vehi quaedam: facies non omnibus una, Nec diversa tamen, qualem decet esse sororum. Terra viros, urbesque gerit, silvasque, ferasque, 15 Fluminaque, et Nymphas, et caetera numina ruris. Haec super imposita est caeli fulgentis imago:
I terzi vani ingombran con grand' arte Tutti i Pianeti: e ciaschedun sta dove Risponde a piombo sopra quella parte, Che sul suo segno del Zodiaco piove : Sovra Ariete, e Scorpion si vede Marte, Sta sopra Pesci, e Sagittario Giove : Aver si veggon due case ciascuno; N'han sol Febo, e Diana una per uno.
Non son l'altre facciate differenti Dall' ordine di questa architettura : È ben ver, ch'altre istorie, ed altre genti Mostra in lor lo scalpello, e la scultura; Son però tutte cose appartenenti
Al chiaro Dio, che di quel luogo ha cura: Ma tutto è nulla a quel, che di sua mano Nella gran porta d'or scolpì Vulcano.
Il mar vi fe', che circonda la terra, Nel mar pose i marittimi divini, lieto diportandosi erra Sopra grand' Orche, e veloci Delfini : Triton con la man destra il corno afferra, Con l'altra affrena i suoi destrier marini: V'è quel che innanzi il suo gregge si caccia, E muta a suo piacer persona, e faccia.
Con le Nereidi v'è la madre Dori, Ritratte in atti graziosi, e belli: Questa coglie in un scoglio varj fiori, E secca al Sole i suoi verdi capelli ; Quella sta sopra un pesce mezza fuori; L'altra balestra i suoi marini augelli: Tutte un viso non han non vario molto, Qual si convien fra le sorelle il volto.
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