La Divina commedia, Band 1De Vries, Ibarra. e c., 1867 - 545 Seiten |
Andere Ausgaben - Alle anzeigen
Häufige Begriffe und Wortgruppen
alcun Allor alto altra altrui Amor anima appresso assai avea Bolgia buon cagion cammino CANTO capo cerchio certo Chè ciascun ciel collo color colpa colui Cominciò convien costa credo dannati Dante Dicendo dietro dinanzi disse dissi dolce dolor Duca duro ebbe eran face fanno fece fiamma fiera fondo forte fosse fossi fummo fuoco gente gran gridò guarda Inferno infino innanzi insieme intorno l'altro lasciò levò lingua loco lunga luogo Maestro male mano mena mente mezzo misero mondo monte morte mosse nome nuova occhi parea parlar parole passo pena pensando petto piange piè piedi pien poco Poeti porta Poscia prese presso punto quegli quei Quivi ripa Rispose sangue sanza senti sovra stanno suon terra testa tornar tosto trista trova veder vedi veggio venir verso vidi Virgilio viso vivo volse volta volte
Beliebte Passagen
Seite 28 - Poi mi rivolsi a loro, e parla' io, e cominciai: " Francesca, i tuoi martiri a lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, a che e come concedette Amore, che conosceste i dubbiosi disiri?
Seite 66 - Per le nuove radici d' esto legno Vi giuro che giammai non ruppi fede Al mio signor, che fu d' onor sì degno. E se di voi alcun nel mondo riede, Conforti la memoria mia, che giace Ancor del colpo che invidia le diede. Un poco attese, e poi : Da ch...
Seite 105 - Bolle l' inverno la tenace pece, A rimpalmar li legni lor non sani Che navicar non ponno ; e 'n quella vece Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa Le coste a quel che più viaggi fece ; Chi ribatte da proda e chi da poppa ; Altri fa remi ed altri volge sarte, Chi terzeruolo ed artimon rintoppa: Tal non per fuoco ma per divina arte, Bollia laggiuso una pegola spessa, Che 'nviscava la ripa d' ogni parte. 1' vedea lei , ma non vedeva in essa Ma che le bolle che 1 bollor levava , E gonfiar tutta e riseder...
Seite 171 - Come un poco di raggio si fu messo Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso, Ambo le mani per dolor mi morsi ; E quei, pensando eh...
Seite 13 - PER me si va nella città dolente, Per me si va nell' eterno dolore, Per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore : Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore. Dinanzi a me non fur cose create, Se non eterne, ed io eterno duro : Lasciate ogni speranza, voi eh' entrate ! Queste parole di colore oscuro Vid...
Seite 77 - Ciò che narrate di mio corso, scrivo, E serbolo a chiosar con altro testo A donna, che 'l saprà, s' a lei arrivo. Tanto vogl' io, che vi sia manifesto, Pur che mia coscienza non mi garra, Ch' alla Fortuna, come vuoi, son presto.
Seite 25 - Ora incomincian le dolenti note A farmisi sentire : or son venuto Là dove molto pianto mi percuote. Io venni in luogo d' ogni luce muto ', Che mugghia come fa mar per tempesta, Se da contrari venti è combattuto. La bufera infernal, che mai non resta , Mena gli spirti con la sua rapina, Voltando e percotendo li molesta.
Seite 133 - M' ha dato il ben, ch' io stesso nol m' invidi. Quante il villan, ch'al poggio si riposa, Nel tempo che colui che il mondo schiara La faccia sua a noi tien meno ascosa, Come la mosca cede alla zanzara, Vede lucciole giù per la vallea, Forse colà dove vendemmia ed ara, Di tante fiamme tutta risplendea L' ottava bolgia, si com' io m'accorsi, Tosto che fui là 've il fondo parea.
Seite 3 - Ahi quanto a dir qual era, è cosa dura , Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura ! Tanto è amara , che poco è più morte ; Ma per trattar del ben, ch' i' vi trovai, Dirò dell' altre cose ch' io v' ho scorte. l' non so ben ridir com' io v' entrai ; Tant' era pien di sonno in su quel punto, Che la verace via abbandonai.
Seite 14 - E che gente è, che par nel duol sì vinta ? Ed egli a me : Questo misero modo Tengon 1' anime triste di coloro, Che visser senza infamia e senza lodo. Mischiate sono a quel cattivo coro Degli angeli che non furon ribelli, Né fur fedeli a Dio, ma per sé foro. Cacciarli i ciel per non esser men belli, Né lo profondo inferno gli riceve, Che alcuna gloria i rei avrebber d