Poesie varie di Luigi Clasio

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Dalla tipografia di L. Ciardetti a spese di A. Garinei, 1820 - 198 Seiten
 

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Seite 124 - Eia Mater, fons amoris ! Me sentire vim doloris Fac, ut tecum lugeam. Fac, ut ardeat cor meum In amando Christum Deum Ut sibi complaceam.
Seite 156 - ... difficile est longum subito deponere amorem, difficile est, verum hoc qua lubet efficias : una salus haec est, hoc est tibi pervincendum, 15 hoc facias, sive id non pote sive pote.
Seite 97 - E ogni anno il giorno eh' i' sarei per tene Morto di Cecco tuo ti sovverria; E mi daresti almen per compassione Qualche sospiro, e qualche luccicone. Ma il contradio destili fece il rovescio Che tu se' morta , ed io son resto vivo : Ma sì macolo i' sono , e sì malescio Ch' i' non soe s'i'son morto, oppur s' i
Seite 152 - Nulli se dicit mulier mea nubere malle quam mihi, non si se luppiter ipse petat. dicit; sed mulier cupido quod dicit amanti, in vento et rapida scribere oportet aqua.
Seite 95 - D' invida morte le spieiate voglie ; L'alma sul terzo cerchio era salita, E la terra copria le fredde spoglie . Quando l'amante Cecco, a cui la vita Era insoffribil peso in tante doglie, Venne al sepolcro, e al suo bel nume spento Così volse piangendo il suo lamento . 2. O Sandra, Sandra mia, scolta il bocìo D' un che ti chiama , e vuoi morir con tene . Sandra , son Cecco tuo , Sandra , son io , Che altro or non ho che un triboli o di pene.
Seite 126 - Mihi jam non sis amara: Fac me tecum plangere. Fac ut portem Christi mortem, Passionis fac consortem, Et plagas recolere. Fac me plagis vulnerari, Fac me cruce inebriari, Et cruore Filii: Flammis ne urar succensus, Per te, Virgo, sim defensus, In die judicii. Christe cum sit hinc exire, Da per matrem me venire Ad palmam victoriae.
Seite 101 - S' i son nel to podere, o in un deserto. 20. Qui, fra me dico, la solea vienire 1 pampani a brucar pel so bucello. Qui la cantò un rispetto che al sentire La parca propiamente un campanello. Su questa proda un dì l'era a dormire All'ombra di quel pero moscadello; E in tanto i...
Seite 102 - Or più nulla mi garba; e i' ere' che tutto Appassito rimanga a mezza via. Casca bacato, o non matura il frutto, Qual se tocco l'avesse una malia. E par che sul terren maghero e strutto S' accovaccin la fame e la moria.
Seite 126 - Et me tibi sociare, In planctu desidero. Virgo virginum praeclara, Mihi jam non sis amara, Fac me tecum plangere. Fac ut portem Christi mortem, Passionis fac consortem, Et plagas recolere. Fac me plagis vulnerari, Fac me Cruce inebriari, Et cruore Filii.

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