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s'insegnano, sia mezzo onde apprendano la dottrina cristiana, la maniera di fare l'orazione mentale e vocale, la modestia con cui si deve assistere alla santa Messa, l'esercizio degli atti delle virtù teologiche Fede, Speranza e Carità, l'importanza di fare l'opere buone per salvarsi, l'odio che deve aversi al peccato, in somma il vivere cristianamente per morire santamente. 2. Che s'insegna. Leggere, scrivere, lavori, dottrina, meditazione. Le maestre 1. Insegnano a tutte il leggere. 2. Ad alcune più capaci, purchè siano poche, chè a molte non si potrebbe, insegnano a scrivere, ma in disparte per non impedire il buon ordine e le funzioni delle altre. 3. A tutte pure insegnano varî lavori donneschi, cioè fare calzette, cucire, far merletti a piombino; ma quei lavori, i quali col rumore che cagionano, come tessere, incannare seta, impedirebbero apprendere la dottrina cristiana, che le maestre instillano coi lavori, non si permettono, come pure quei che richiedono molta applicazione, come ricamare, disegnare, eccetto qualche specie di minore impegno, perchè questi tolgono l'attenzione do

vuta

ad apprendere la dottrina cristiana ed ascoltare esempî de' santi, ed altre massime d'eternità, che di tanto in tanto le maestre vanno raccontando ed inspirando. Alle educande, fuori del tempo della scuola, si possono insegnare altri lavori di maggiore applicazione. Nell'insegnare la dottrina cristiana non escano dalla dottrina breve del Bellarmino, o dalla più copiosa del medesimo, senza far glosse o interpretazioni di loro capo: nè si aggiunga all'interrogatorio stampato cosa alcuna, senza il consenso del direttore. Suolsi anche ad alcune fanciulle più capaci insegnare la maniera di fare la meditazione, e le maestre la fanno con esse per qualche breve spazio di tempo.

3.

Chi si ammette. Non maschi. Tutte le

Non

fanciulle capaci, decenti, non espulse. - Non si ammettano in queste scuole fanciulli, ancorchè picciolini, neppure un sol giorno, piuttosto serrino la scuola, che introdurre o permettere simile abuso. Non si esclude dal

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si consegnino, nè si raccom lari maestre, ma tutte si c periora, che ne disporrà co nota delle scolare, come nome de' loro genitori, abita minciare e finire di venire.a di lasciarla.

5. Come si distribuiscono mandarle a casa. Le sc stribuite dalla superiora in forme l'età e capacità. Dar che abita in una scuola un porzionato, ripartito egualm di scolare, di cui ne sia resp riconoscano per loro maestr riora diversamente ordini, non poter sorvegliarle edi troppo unite e fitte; e la s siderare il locale e le mae questo determinare il num cui può dare buona educa regole. Compito il numero di più, perchè il bene deve le ultime orazioni e raccom destia e la presenza di Dio fuori di quelle che convivo casa colle maestre, alle cas con tutto l'impegno che vi pagni, e che venga a tem biano ad aspettare, o alme paratamente. Si mettano qu var possono acciocchè mod mente vadano spedite alle formino se si sono tratten tengano in timore d'esser Per quel tempo indispensab mandati dai genitori a pre stite da una maestra per s che le occupi in qualche d trina, onde non stieno sole i servi e le serve aspettano ciulle, non s' inoltrino nell' mino fuori della scuola. Pr ancora che non vengano all l'ora, nè dopo la mezz' or

oco e sottovoce, ove non v ́e terranno in soggezione. Se io per questo mezzo, ottercurino che le scolare si convolta al mese o accompamente le stesse maestre, o parenti le portino seco e ne curazione. E questo è il più

todiscono. Si sorvegliano. omini. Le maestre mai in disparte due fanciulle o sempre presenti in modo ltarle: ed abbiano somma servare la modestia, massime o, non facciano scherzi, nè tichezze o particolare amicie non si facciano dispetti e ualunque necessità che abbia cire dal luogo ov'è la mae. sempre sola. Non devono

scuola d' uomini, o sacer▪ secolari che di passaggio, forastiere volesse vedere la i esercizi per edificarsene o n altro paese, così qualche

gono occupate. Non dimerità, ma verità e sincerità. nore alla virtù. Tal sia tempo a ciascuna cosa, che go l'ozio, niente rechi faione sia d'impedimento altre non si addomestichino ulle, ma nè anche stiano, ate e sostenute, perchè siccoichezza diminuisce l'autorità, nutezza toglie la confidenza. olare più colle dolci parole 1 coll'amore che col timore, ene dal cuore è più durevole onforme all' indole delle fanprezza le ributta, la dolcezza quando poi v'è necessità di . Siano accorte, perchè ve n'è fanciulle, che pongono tutto

lamenti delle madri. Non v'è cosa da fuggirsi più da una maestra che favorire una perche va a genio, e prenderla contro un' altra, perchè vi sente antipatia. La correzione si faccia mostrandosi costretta dal dovere, e per quanto si può, non si faccia con calore, e guida ne sia non la passione, ma la ragione. Non si avvilisca la persona, ma si faccia vedere il brutto del vizio, e le si dia coraggio all'emenda; non si faccia in presenza o udendo altre, se basta farla ad essa sola, non si faccia minaccia, se non per frastornarla dal ricadere. Si conosca dalla pena la gravezza o pericolo della colpa: nè il castigo sia troppo frequente, acciocchè avvezzandovisi non ne perdano il timore, e neppure sia eccessivo ed indiscreto, talche possa a ragione esser rimproverato. Se le madri per essere state castigate le loro figliuole, con poca civiltà e molti improperî ancora riconvengono le maestre, si ascoltino pazientemente e si riceva tutto in buona parte, con tal dolcezza e superiorità d'animo, che si rendano capaci della ragione, e si partano edificate, e con dispiacere di avere usati tratti scortesi. E si facciano avvertite le madri, che, se le fanciulle saranno docili aile insinuazioni, volentieri si terranno, se no si useranno i mezzi competenti; se non si riducessero, ma invece fossero di disturbo, saranno licenziate.

PARTE TERZA

GOVERNO DELL'ISTITUTO

TITOLO I.

GOVERNO GENERALE.

1. Cardinale protettore. Sua autorità. Modo di eleggerlo. In Roma vi è un eminentissimo, col titolo di cardinal protettore, che regge, protegge e governa tutto l' istituto, n'è superiore ed Ordinario, ed ha un vicario. Sua è

Dio, per il bene dell' istituto. Intanto le maestre delle due scuole di Roma, per un mese si informano chi sia più a proposito al bisogno, che abbia stima ed amore all' istituto, impegno a promuovere la educazione delle fanciulle, non che prudenza unita a fortezza, ed abbia ancora il tempo, che si chiede ad attendere a tante incombense, che seco porta l'incarico. Dopo un mese quelle di Parione si raduneranno al Gesù, e sotto la presidenza di due deputati danno in scritto sigillata la nomina di quello, che nel Signore credono di maggiore gloria di Dio e vantaggio all' istituto. Verificate le nomine, i deputati vanno dall' eminentissimo in cui si sono unite le più, e sentono se sia per accettare. Se accetta, vadano dal S. Padre presentando la nomina, acciocchè la confermi colla sua autorità; confermata dal S. Padre, l'eminentissimo prende la protezione dell' istituto. Le due superiore lo vadano ad ossequiare e riconoscerlo, egli poi si degni d'andare alla scuola del Gesù a prendere il possesso.

2.

dino

Vescovo. Protezione che ha delle maestre e vigilanza. - È necessaria la protezione e speciale vigilanza de' vescovi, i quali riguarcon particolare cura questa opera, e si dichiarino essere volere loro che le maestre s'impieghino in tale ministero, secondo le loro regole; questa paterna cura de' vescovi, unita alla loro autorità, terrà lontana ogni zizzania, che il comune nemico andasse spargendo in questa vigna del Signore, e farì che sana sia la dottrina che insegnano, innocenti i loro costumi, ed esse siano delle loro regole osservanti, e così conseguiscano il fine per cui sono stale istituite queste scuole, e non demeritando esse, farà la loro protezione che non siano soggette a disprezzo ed insulto alcuno, che ad esse ardisse fare il mondo.

3.

Deputato. Quali incombense abbia e carità che esercita. Cautele che si usano.

scu na

Cia

scuola ha un deputato ecclesiastico, impegnato pel bene delle maestre, scelto dalla superiora maggiore coll' approvazione del cardinal protettore sulla proposta del vescovo. Questi ne conserva e difende i diritti, aiuta la supe

quindi pare che sia un' opera ricordia soggiacere al disturb.

porta seco una tal cura. Per maestre userà ogni cautela, menti, che alla sfuggita, di pa: di precisa necessita. Nel ripa. si potessero introdurre contro mento gioverà molto che vac direttore spirituale, che così paro, senza sconcerto, ed ins ficace.

4. Superiora maggiore. una superiora maggiore ed del Gesù, la quale col consi trici regge tutte le scuole, e dinale protettore, ed a cui co mune ricorrano le superiore difficoltà.

5. Superiore locali. In una superiora locale, nomina maggiore, coll' approvazione tettore, la qual superiora loc superiora maggiore.

6. Comunicazioni co' supe quali comunicano e per asco

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dalle maestre. Fra le noha più nomine è la eletta, D. Onde vi sia una suHonea a quest' impiego, non maestre gradi, e dandosi a leggere, nè essendovi qualità o restringa il potere essere a elezione al più che umameglio, il cardinale protetgnite tutte le maestre e ne to, propone di tutte le maescegliere la superiora genea alle scuole con lettera al rtecipi a ciascuna maestra, che nel Signore crederà la tuto. Esse scrivono in una protettore quella che sceldi tutte le maestre quella, più nomine è la superiora, Lale numero decide fra esse rdinal protettore. Il carico Eore dura un triennio, finito

cardinale protettore, che si degni spedire alle scuole lettera d'avviso per la nomina della superiora maggiore, e insieme indicare le cinque fra cui sceglierla, fissando il giorno, in cui tal nomina deve essere giunta a Roma, che sarà otto giorni prima della pubblicazione dell'eletta. Questi due mesi s'impieghino dalle maestre non in far partiti e divisioni, ma in preghiere all' Altissimo onde dia lume ed informazione di quella che meglio opererà il bene dell' istituto. Le preghiere per l'elezione saranno devote e brevi novene, la prima e l'ultima allo Spirito Santo, tramezzate da quella di s. Ignazio, s. Francesco Saverio, della B. Vergine del Buon Consiglio, ed anche altre consecutive a' santi protettori, sino alla nomina.

4. La scelgano per giusti motivi, e scelPer non fare partiti, ma gano una degna. per eleggere quella che opererà il meglio dell'istituto, non si lascino guidare dall' affezione, ne dalle proprie passioni, non badino ad impegni, a raccomandazioni, non secondino le amiche, nol facciano per guadagnarsi una benefattrice, una che le secondi e favorisca. Pensino, se, de' motivi che ora le muovono a fare la scelta, al tribunale di Dio avranno a temere d' esserne rimproverate; pensino se in punto di morte avranno rimorso d'avere nominata quella tale. Solo in faccia a Dio cerchino quella che farà il bene dell' istituto. Quella farà il bene dell'istituto, la quale è osservante delle regole, che ha saputo ubbidire bene, che è stata Osservante dell' istituto massime della vita comune, che ha bene governato altre volte con edificante soddisfazione e profitto delle suddite e degli esterni, che non ha mai preteso un tal uffizio, che non è amante de' proprî comodi, nè tenace del suo particolare sentimento; quella in somma che è retta e forte nel giusto, vigilante, prudente, di buona maniera, di carità, di mortificazione di spirito di Dio, e che insieme ha sufficienti forze corporali da poter fare da se le proprie sue incombense.

5. Scrivano la scelta al cardinale protettore, e tutte le nomine saranno notate. Quella che più ne ha, sarà messa in possesso. Pon

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le nomine, legge quante ne ha ciascuna. Messe a posto le maestre, secondo il carico ed anzianità, recitato il Veni creator, viene letto il decreto di nomina secondo il già detto, di quella che ne ha avuto di più, e se la eletta è presente, sua eminenza la mette in posto, cedendolo la superiora passata, consegna le chiavi ed altre insegne del carico; tutte le altre maestre vanno a prestare l'atto di riconoscenza, e genuflesse le baciano la mano. Poi si recita il Te Deum, e sua eminenza consegna una copia del decreto di nomina da conservarsi in archivio. 6. È alle scuole comunicato il decreto. La cessata superiora come resta. Sua eminenza si degna di comunicare alle scuole il decreto di nomina. Se non è presente la superiora eletta, egli scrive alla medesima, e venuta, di nuovo radunate le maestre di Parione con quelle del Gesù, le dà il possesso. La superiora cessata, terminato il suo carico, se dalla obbedienza non glie ne viene dato altro, resta come una qualunque altra maestra, nè abiterà

abita l'attuale superiora, ma andrà nella casa che le destina l'obbedienza: quando mai la superiora maggiore non istimasse tanto necessaria l'opera sua che fosse duopo abitasse nella stessa casa.

7. Si leggano a suo tempo queste regole. Queste regole della elezione si leggano tanto in comune subito avuta la notizia di dovere fare la nomina, e poi prima d' avere a spedirla, quanto in particolare ogni settimana, finchè dura il tempo concesso ad eleggere.

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un' aiutatrice o segretaria

le carte dell'archivio e dia Il primo dovere della supe stare ferma allo spirito de nella sua integrità irremov v'è a temere, tanto più si varlo; l'allontanarsi sarebb datrice piena d'avvedutezza l'esperienza e pratica di t che a quest' istituto conve per lo spirito di Dio, di c sentimenti ispiri a tutte 1 tutte aspirare sempre alla alla volontà della fondatrice. stima. Tenga per un punt stituto il confessarsi in ch perchè cosa tanto e con battuta, e non permetta dano alle loro case per co caso di malattia o qualch vissima causa e urgente n nosciuta, e con tutte le p

non esporre le maestre che e in casa non hanno claus cui per legge della Chiesa fessare donne in casa, e se è un monastero, già man per la salute corporale, tan la spirituale.

3. Osservi e faccia osse attenda che le maestre no vate di più. Metta e fa cuzione quanto prescrivono se sono osservate da tutte tenere questo, essa sia la F tutte, tanto quelle delle altr quelle di qualunque altra m Vegli che le superiore loca altro peso oltre quello che lo tolga se ne sono gravate maestre o la superiora o al lesse gravare; ed al bisogn nale protettore, ed abbia pr ad essa a dare chi supplis le maestre per essere tropp

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