159 Tien per trovarla ogni modo, ogni via, La vide un dì partir dal patrio speco Deh vieni, o Ninfa, fra quest' ombre meco, Che fian oggi per noi dolce ricetto, Mentre alto è il Sol, che 'l suo torrido raggio Non fesse a tal beltà noja, ed oltraggio. 161 E, se qualche animal nocivo e strano Temi, che non t' offenda, o ti spaventi, Non temer, che quel Dio vero, e soprano, Ch' ha lo scettro del ciel, mai gliel consenta : Quel Dio, che con la sua sicura mano Il tremendo dal ciel folgore avventa. Non fuggir Ninfa a me, che son quell' io Del ciel signore, e folgorante Dio. 162 Fugge la bella Ninfa, e non ascolta: Ma Giove che d' averla era disposto, Fe' nascer una nebbia oscura e folta, Che con la Ninfa il tenesse nascosto : Qui lei fermata, ed a suoi preghi volta, Non pensa di partirsi così tosto : Ma seco quel piacer sì grato prende, Che quel, ch'ama, e l'ottien, beato rende. Interea medios Juno despexit in agros; Atque suus conjux ubi sit circumspicit: ut quae 605 Quem postquam caelo non repperit: aut ego fallor, Bos quoque formosa est : speciem Saturnia vaccae, 615 Non dare, suspectum: pudor est, qui suadeat illinc; 608. Delapsaque ab aethere summo. Celeritatem notat venientis: tanquam quae alis delata: Virg. 1. Æn. Ætheria quos lapsa plaga Iovis ales aperto Turbat caelo. Item 4. Eneid. Vade age, gnate, voca Zephyros, et labere pennis. 163 Gli occhi in tanto Giunon chinando a terra, E ch'in ogn' altra parte è chiaro il giorno. 164 Nol ritrovando in cielo, è più che certa, Una matura, e candida Vitella. 165 Poi finse per diporto, e per ristoro 166 Per troncar Giove ogni sospetto, e guerra, Che la gelosa già nel suo cor sente: Perchè non ne cerchi altro, che la terra L'ha da sè partorita, afferma, e mente. Ella, ch'aver non vuol quel dubbio in terra, Cerca, che voglia a lei farne un presente. Che farai, Giove? a che risolvi il core? Quinci il dover ti sprona, e quindi amore. |