Sive timor: primusque Medon nigrescere pinnis Corpore depresso, et spinne curvamina flecti Incipit. Huic Lycabas , In quae miracula, dirit, serteris? et lati ricius, et panda loquenti Naris erat , squamamque cutis durata trahebat. 675 At Lybis, obstantes dum vult obvertere remos, In spatium resilire manus breve vidit, et illas Jam non esse manus; jam pinnas posse vocari. Alter ad intortos cupiens dare brachia funes, Brachia non habuit; truncoque repandus in undas Corpore desiluit , falcata novissima cauda est, 681 Qualia dividuae sinuantur cornua Lunae. Undique dant saltus , multique aspergine rorant: Emerguntque iterum, redeuntque sub aequora rursus; Inque chori ludunt speciem : lascivaque jactant 685
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275 Medone il primo fu che cominciasse A perder il suo primo aspetto vero, E che la spina , e gli omeri incurvasse , E che solcasse il mar veloce, e nero: Ditti perch’un Leon nol divorasse, Per una corda andò presto e leggiero, Finchè giunse all'antenna in su la cima ; Ma non vi potè star come fea prima.
276 Ch’appena in cima dell' antenna giunge Che si vede nel corpo entrar le braccia; E l'una gamba all'altra si congiunge, E cade alfin nel mar con nova faccia. Miro intanto il Toscan, che non m'è lunge, E quella man nel corpo se gli caccia, Che mi percosse, e v’entra insino all'ugna , E sicuro mi fa dalle sue pugna.
277 Dal banc, dove Ofelte al remo siede , Pensa levarsi
per
saltar nell'onda, E quando vuole alzare il destro piede Per porlo sopra l'infrondata sponda , Unito , e giunto al piè sinistro il vede , Gli manca un piè, nè sa dove s'asconda : Coda esser vede la sua parte estrema Agguisa d'una Luna quando è scema.
278 Libi volendo dir, che gli era appresso, Chi t'ha tolto il tuo piè ? dove s'asconde? Vede aguzzar della sua bocca il sesso, E sente, che il parlar non gli risponde; S'ascolta, ed ode un suon muto e dimesso, Che la pronuncia ognor più gli confonde: Il naso poi , mentre ei doler si vuole, Cresce, e la bocca asconde e le parole.
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Corpora; et acceptum patulis mare naribus efflant. De modo viginti ( tot enim ratis illa serebat) Restabam solus , pavidus , gelidusque trementi Corpore; vixque animum firmat Deus, Excute,
dicens, Corde metum , Diamque tene: delatus in illam 690 Accessi sacris, Bacche aqne sacra frequento.
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279 Gridar volendo ancora Alcidemonte, Oimè ! voi vi cangiate, o strano caso! Sente di dura squama armar la fronte , E’l suo parlar coprir da nuovo naso: Ma, che bisogna più , ch'io vi racconte? Di venti io solo Acete era rimaso, E temeva ancor’io, che il mio destino Non mi facesse diventar delfino.
280 Dappoichè tutti trasformati foro, E fur per tutto il mar divisi e sparsi , lo temendo, e l'andar mirando, e loro Or sorger gli vedeva, ed or tuffarsi , E mi faceano intorno al legno un coro, Nè sapean dal secco albero scostarsi , E lascivi vedeansi diportare, E il lor naso innaffiar col mare il mare.
281 E per quel, che da molti ho poi sentito, Incontran lieti or questo, or quel naviglio , E se veggono un legno in mar sdrucito, Cercan gli uomini trar fuor di periglio , E su 'l lor dorso quei portano al lito; Ma d'una cosa più mi maraviglio, Ch'amano ancor, se veggono un fanciullo , Goder del fanciullesco lor trastullo.
282 Stupido io stavo, timido e tremante, Colmo di maraviglia , e di paura : Quando quel Dio mi si fa allegro avante ; E disse: Non temer, ma prendi cura, Ch'io
possa sopra Dia fermar le piante, E così appena alquanto m’assicura ; Snodo le vele , senza edera al vento, E guido Bacco a Dia lieto e contento.
Praebuimus longis, Pentheus, ambagibus aures, Inquit: ut ira morá vires absumere posset. Praecipitem famuli rapite hunc: cruciataque diris Corpora tormentis Stygiae dimittite nocti. 695 Protinus abstractus solidis Tyrrhenus Acoetes Clauditur in tectis: et dum crudelia jussae Instrumenta necis ferrumque ignesque parantur; Sponte sud patuisse fores, lapsasque lacertis Sponte sud fama est , nullo solvente, catenas. 700
Perstat Echionides: nec jam jubet ire , sed ipse Vadit, ubi electus facienda ad sacra, Cithaeron
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