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227 Questi eran figli d'Ino, e d'Atamante, Ma Penteo nulla , o poco gli stimava, Perch' era l'uno e l'altro ancora infante, Ed egli il popol già tiranneggiava. Or quando farsi tante feste , e tante Vide a quel suo cugin, che ritornava, Che fu di Giove in Semele concetto, Prese dentro di se qualche sospetto.
228 Gli cadde a un tratto vella fantasia , Che questo suo cugin quivi venisse Per aspirare a quella monarchia Tosto che'l vecchio imperator morisse: Questo sospetto e questa gelosia Nel capo facilmente se gli fisse, E tanto più, che tutto 'l popol vede, Che fa sì gran trionfo, e gli ha tal fede.
229 E di superbia pien, di sdegno , e d'ira Rivolse al popol trionfante gli occhi : Ahi che furor la mente sì v'aggira, Che diate fede a questi giuochi sciocchi? Che cosa si fuor del dover vi tira Che par , che l'onor vostro non vi tocchi ? Vi
pare alio di voi preclaro e degno, Ch'abbia un fanciullo inerme a torci il regno ?
230 Può tanto un corno in voi, tanto un percosso Vaso che fa suonar ferro, o metallo, O'l
suon, che rende un cavo e lungo bosso , Che faccia farvi un sì notabil fallo? Ch'a voi, che più d'un campo esperto e grosso Di
gente eletta a piede, ed a cavallo Non sbigotti, di donne un gran romore , Che dal vin nasce, dia tanto terrore ?
Obscaenique greges, et inania ty mpana vincant? Vosne, senes, mirer? qui longa per aequora vecti Hac Tyron, hac profugos posuistis sede Penates; Nunc sinitis sine Marte capi? Vosne ,acrioraetas ,540 O juvenes , propiorque meae; quos arma tenere, Non thyrsos , geledque tegi, non fronde decebat? Este, precor, memores, qua sitis stirpe creati: Iliusque animos, qui multos perdidit unus, Sumite serpentis. Pro fontibus ille lacuque 545 Interiit: at vos pro fama vincite vestri. Ille dedit leto fortes: vos pellite molles, Et patrium revocate decus. Si fata vetabant Stare diu Thebas; utinam tormenta virique Moenia diruerent: ferrumque ignisque sonarent! 550
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231 Ahi, come indegna prole del Serpente Dicato a Marte chiamar vi potete , Dappoichè voi cedete a sì vil gente, Oscena e molle, come voi vedete; Or da voi vecchi Tiri si consente , Che con tanto sudore e spesa avete Dal fondamento fatta questa Terra , Che vi sia presa, e tolta senza guerra ?
232 A voi di più robusta e verde etade , Che seguite lo stuol canuto e bianco, Meglio staria, che lance, e scudi, e spade Le man v’armasser la persona e'l fianco; Quel pampino su l'asta indegnitade Porta al vostro valore, e l'abito anco, E con più onor la vostra chioma asconde Un coperchio di ferro, che di fronde.
233 Vi
prego, ricordatevi fratelli, Di che chiara progenie siete nati; Se vi rimembra, voi siete pur quelli Dal serpente
di Marte generati : Perchè i suoi fonti cristallini e belli, Mondi ed intatti fosser conservati, Ei morir volle: or tu popol suo figlio, Vinci
per l'onor tuo senza periglio.
234 Ch'egli ebbe l'inimico acerbo e forte, Ma tu vecchi , fanciulli, e femminelle. Ei fuorch’ad uno a tutti diè la morte ; Voi, che farete a questa gente imbelle? Vorrei , che se volesse l'empia sorte, E le nostre nemiche e crude stelle, Che perdessimo il regno, e questo loco, Ce'l togliesse la forza , o l'arme, o’l foco.
Metamorfosi Vol. I.
Essemus miseri sine crimine, sorsque querenda, Non celanda foret: lacrimaeque pudore carerent. At nunc a puero Thebae capientur inermi : Quem neque bella juvant , nec tela , nec usus equorum; Sed madidus myrrhii crinis, mollesque coronae, 555 Purpuraque, et pictis intextum vestibus aurum. Quem quidem ego actutum(modovos absistite) cogam Assumtumque patrem commentaque sacra fateri. An satis Acrisio est animi, contemnere vanum Numen , et Argolicas venienti claudere portas; 560 Penthea terrebit cum totis advena Thebis?? Ite citi, (famulis hoc imperat), ite, ducemque Attrahite huc vinctum; jussis mora segnis abesto. Hunc Avus , hunc Athamas , hunc caetera turba suo- Corripiunt dictis: frustraque inhibere laborant, 565 Acrior admonitul est; irritaturque retenta
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