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203

Che non volendo adorar lui nel tempio,
Siccome certo io so che non vorrai,
Del sangue tuo per dare a gli altri esempio,
Citero, il nobil monte infetterai:

E con cor verso te sdegnato ed empio
Tua madre, e le tue zie correr vedrai;
E ti dorrai con tua gran doglia e pianto,
Ch'essendo io cieco, abbia veduto tanto.

204

Mentre ha dell'altre cose ancora in
Da dire intorno a questo il Sacerdote,
Penteo superbo il turba, ma l'effetto,
Che ne dovea seguir turbar non puote;
Che già l'eterno giovenil aspetto
Di Bacco torna alle contrade ignote;
Ignote a lui che fu menato altrove,
Poichè due volte il vide nascer Giove.
205

Avea Tiresia antiveduto il giorno,
Ch'ivi lo Dio Teban dovea tornare,
E detto a Tebe, ed alle ville intorno,
Che a più poter s'avesse ad onorare;
V'era concorso già tutto il contorno,
Per voler la gran festa celebrare,
Con varj suoni, insegne e simulacri,
In uno di quei riti ignoti e sacri.

206

Disse Tiresia, al cui divino ingegno

Il popol tutto già si riportava,
Che si mostrasse un manifesto segno
Di gaudio al Teban Dio, che ritornava,
E ch'era la ruina di quel regno,
Se con divoto cor non s' adorava;
Ch'onorar si dovea per divin Nume,
E celebrar l'ignoto suo costume.

petto

Foedabis, matremque tuam, matrisque sorores.
Evenient. Neque enim dignabere Numen honore:

2. Matremque, Agaven matrem; materteras Ino et Autonoën.
22 Svenient. Multi veterum.Et veniet. Lego Evenient.In Ibide, Evenient
mihi modo sigu a futuri Phoebus.

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Foedabis, matremque tuam, matrisque sorores. Evenient. Neque enim dignabere Numen honore:

523. Matremque, Agaven matrem; materteras Ino et Autonoën. 524. Evenient. Multi veterum.Et veniet.Lego Evenient. In Ibide, Evenient: dedit ipse mihi modo signa futuri Phoebus.

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