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Udito l'incredibile ardimento,

Subito il padre si venne a pentire
Della promessa, e del gran giuramento,
Che l'impediano a potersi disdire:
Crollando il capo illustre, e mal contento,
Disse: O figliuol questo è troppo alto ardire;
E se mancar potessi a' detti miei,
Questa domanda sol ti negherei.

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Da questa, figliuol mio, ti dissuado, Come quei, ch' antivedo i nostri danni, Che mio tu periresti, e tuo mal grado, E se credi altramente, tu t'inganni: Quest' è troppo alto onor, troppo alto grado Per le tue forze, e per sì teneri anni: Questo pensier, dov' hai l'animo inteso, per gli omeri tuoi troppo gran peso.

E

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Figliuol, t'ha fatto il tuo destin mortale : Ma quel, che cerchi, dal mortal si parte : Che regger questo carro alcun non vale, Fuor, ch' io, che n' ho l'esperienza, e l'arte. Gli sfrenati destrier, le rapide ale Non potria raffrenar Giove, nè Marte. Giove, che avventa i folgori, e 'l ciel move; E chi si può trovar maggior di Giove?

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Erta è la prima via sì, che a gran stento I miei freschi destrier posson montarla: Quando all' altezza poi giunto mi sento, E vengo con la mente a misurarla, M'assal tanto timor, tanto spavento, Ch'io non oso con gli occhi riguardarla; E tremo, figlio, anco solo a pensare, Quanto bassa allor sia la terra, e 'l mare.

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Ultima prona via est, et eget moderamine certo:
Tunc etiam, quae me subjectis excipit undis,
Ne ferar in praeceps, Tethys solet ipsa vereri.
Adde, quod assidud rapitur vertigine caelum,
Sideraque alta trahit, celerique volumine torquet.
Nitor in adversum: nec me, qui caetera, vincit
Impetus; et rapido contrarius evehor orbi.
Finge datos currus; quid ages? poterisne rotatis
Obvius ire polis, ne te citus auferat axis?
Forsitan et lucos illic, urbesque Deorum
Concipias animo, delubraque ditia donis
Esse: per insidias iter est, formasque ferarum.
Utque viam teneas, nulloque errore traharis,
Per tamen adversi gradieris cornua Tauri,
Emoniosque arcus, violentique ora Leonis,
Saevaque circuitu curvantem brachia longo
Scorpion, atque aliter curvantem brachia Cancrum.

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70. Vertigine. Motu violento, quo primum Mobile orbes subjectos ab ortu ad occasum, inde per Antipodum Horizontem ad ortum nostrum 24. horarum spatio incitatissima conversione rapit, super polos mundi.

72. Nitor in adversum. Coelum namque ab Oriente in Occidentem volvitur, secumque trahit et Solem et reliquos planetas. Sol vero cum aliis planetis, suo ac naturali motu, contra caeli conversionem nititur, hoc est, cum quodam nisu et conatu movetur.

75. Citus axis. Celerrima illa rotatio coeli, quam hic citum axem nominat. Alioqui axis est linea recta, per centrum sphaerae ad illius circumferentiam transiens, circa quam sphaera ipsa volvitur.

80. Adversi tauri. Oppositi; nam versus Orientem spectat Taurus.

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Quindi comincio a declinare al basso,
E tal furia alla china il carro mena,
E ponmi in tal travaglio, in tal conquasso,
Che mi fa perder l'animo, e la lena:
E regger posso affaticato, e lasso

Con ambedue le man la briglia appena;
Talchè Teti talor paventa, e teme,
Non pera io co' cavalli, e 'l carro insieme.

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E più bisogna opporsi al ciel, che gira, All' assiduo rotar del mobil primo, Ch' a forza in alto l'altre stelle tira, Di via le toglie, e le trabocca all' imo: Me dal viaggio mio già non ritira, Gli vò sicuro incontro, e non lo stimo : Ti dò il carro, i destrier, la sferza, e 'l morso: Pensi tu contra il ciel far il tuo corso?

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Nè ti creder tra via prender ristauro,
Selve, e città del ciel poter godere:

Pensa pur pria, che giungi al vecchio Mauro,
Insidie attraversar d' orrende fiere:
S'ha da passar fralle corna d'un Tauro,
Che il più terribil non si può vedere :
Questo mai del Zodiaco non si parte,
E ne guarda di dodici una parte.

Si va,

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dove saetta il Sagittario,

E dove ruggia il feroce Leone;

E ciaschedun di lor crudo avversario

A chi passa di là tosto s' oppone:

V'è quel, ch' incurva le branche al contrario
Di quel, che fa l'orrendo Scorpione;
Un piega, e l' altro sì stende le braccia,
Che fuor del segno suo la Libra abbraccia.

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Nec tibi quadrupedes animosos ignibus illis,
Quos in pectore habent, quos ore, et naribus efflant,
In promptu regere est: vix me patiuntur, ubi acres
Incaluere animi; cervixque repugnat habenis.
At tu, funesti ne sim tibi muneris auctor,
Nate, cave; dum resque sinit, tua corrige vota.
Scilicet, ut nostro genitum te sanguine credas, go
Pignora certa petis; do pignora certa timendo:
Et patrio pater esse metu probor: adspice vultus
Ecce meos: utinamque oculos in pectora posses
Inserere, et patrias intus deprendere curas! 94
Denique quidquid habet dives circumspice mundus;
Deque tot, ac tantis caeli, terraeque, marisque,
Posce bonis aliquid; nullam patiere repulsam.
Deprecor hoc unum, quod vero nomine poena
Non honor est: poenam Phaethon pro munere poscis.
Quid mea colla tenes blandis, ignare, lacertis? 100
Ne dubita, dabitur (Stygias juravimus undas)
Quodcunque optaris: sed tu sapientius opta.

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Ti pensi tu gli alipedi destrieri,
Fatti arditi dal fuoco, e dal veneno
Che sbuffan fuor, indomiti ed altieri
Poter ben governar sotto il tuo freno?
Posso appena farl' io quando empi e fieri
Per la gran fuga han maggior foco in seno:
Deh, figliuol mio, non m' astringer sì forte,
Perchè l'autor sarei della tua morte.

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Tu cerchi solo un fido pegno avere,
Per saper, se da me disceso sei;
Questo tu poi dal mio volto sapere,
Dalla pietà, che sta negli occhi miei:
In lor puoi chiaro scorgere, e vedere,
Se io ti son padre, o nò: così vorrei,
Che penetrar potessi nell' interno,
Per veder meglio il mio pensier paterno.
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Che mi preghi, infelice, che m' abbracci,
Per ottenere il temerario intento?
Che senza, che parola più ne facci,
Ho da servar lo Stigio giuramento;
Mi spiace ben, che cosa ti procacci,
Ond' io ne viva poi sempre scontento:
Ciò, che chiedi, averai; ma ben t'esorto,
Che più nel chieder tuo ti mostri accorto.

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Ciò, che di ricco ha il ciel, la terra, e 'l mare,

Chiedi, figliuol, che non ti si contende:

Ma questo, che detto hai, lascialo stare,
Ch' ogni ruina tua di qui dipende;
Quel desio che ti fa tanto elevare,
Sol la bassezza tua cerca, ed attende;
Quell' alto onor, che il tuo pensiero agogna,
Sarà la morte tua, la tua vergogna.

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