![[ocr errors]](https://books.google.ch/books/content?id=HAQQAAAAIAAJ&hl=de&output=html_text&pg=PA123&img=1&zoom=3&q=%22sparsurus+fulmina+terras+:+Sed+timuit,+ne+forte+sacer+tot+ab+ignibus+aether+Conciperet%22&cds=1&sig=ACfU3U3KQuA5JCF1fuazDSAU6cfKyeiHrQ&edge=0&edge=stretch&ci=571,304,8,13)
15 Il mar la terra abbraccia , e la circonda, Qui fa la terra un braccio, altrove il mare, E giunti in un fa la sfera rotonda, Benchè qui Plato, ivi Nettuno appare: La terra d'animanti in copia abbonda, D’uomini, e di città superbe, e rare, Di monti , e boschi , siagni, e laghi , e fiumi, Di Ninfe , e mille suoi terrestri Numi.
16 Fetonte la facciata altera vede, Che sotto all’equator guarda all'occaso; Non cura l'altre, e ben degne le crede Non men di quella, ch'ha veduto a caso: Alza, e pon su la ricca soglia il piede Da maggior cura spinto , e persuaso: E vede il sol nel seggio suo giocondo Vago di dar la nuova luce al mondo.
17 Appena nel grande atrio entrò Fetonte , Che la luce del sol negli occhi il fere, E
per forza gli fa chinar la fronte, E l' ansioso suo passo tenere; Uomini , e donne assai leggiadre e conte, Che lo stanno a servir cerca vedere ; E, per mirar quel ch'a ciascun far tocchi, Delle sue proprie man fa scudo agli occhi.
18 Nell'atrio il sol s'adorna Gli ammantan l'Ore il ricco vestimento : Queste fanciulle son, ch’hanno il vestire Succinto per fuggir l' impedimento: Han l’ali, e par, che stian sempre per gire , E fan tutte le cose in un momento: Stannovi ancora , e servitu gli fanno Con
gran prestezza il giorno , il mese , e l'anno. Metamorfosi Vol. I.
Lumina. Purpurea velatus veste sedebat In solio Phoebus, claris lucente smaragdis. A dextra, laevaque Dies, et Mensis, et Annus, 25 Saeculaque , et positae spatiis aequalibus Horae: Verque novum stabat, cinctum florente coronu:
26. Horae. Solis ministrae , coeli janitrices. Truiwpoi tē épzvē. Honor. 11. ε. πυλαι μυκον ερανά, ας έχoν ώραι , etc.
19 Gli sta dalla man destra una donzella, Nè mai sta, che non rida , giochi , o balli , E la stagion, che verde ha la gonnella Sparsa di bianchi fior, vermigli, e gialli: Di rose, e latte è la sua faccia bella, Son perle i denti, e le labbra coralli; E ghirlande le fan di varj fiori, Scherzando seco i suoi lascivi amori.
Una donna , il cui viso arde , e risplende , Vè che di varie spighe il capo ha cinto , Con un specchio, che al sole il foco accende , Dove il suo raggio è ribattuto , e spinto; Tutto quel , che percote,
in modo offende, Che resta secco, strutto , arso, ed estinto : Ovunque si riverberi, ed allumi, Cuoce l'erbe , arde i boschi , e secca i fiumi.
Stavvi un uom più maturo da man manca , Due de'tre mesi , i quai precede agosto, Che il viso ha rosso, e già la barba imbianca, E sta sordido , grasso, e pien di mosto : Ha il fiato infetto; e tardi si rinfranca Chi vien dal suo venen nel letto posto; D'uve mature son le sue ghirlande, Di fichi , e ricci di castagne , e ghiande.
Un vecchio v'è, ch'ognun d'orrore eccede , E fa tremar ciascun , ch'a lui pon mente; Sol per traverso il sol talvolta il vede ; Ei sta rigido, e freme, e batte il dente , E ghiaccio ogni suo pel dal
capo Nè men brama ghiacciar quel raggio ardente, E nel fiatar tal nebbia spirar suole, Ch’offusca quasi il suo splendore al sole.
Stabat nuda Æstas, et spicea serta gerebat: Stabat et Autumnus calcatis sordidus uvis: Et glacialis Hyems canos hirsuta capillos. Inde loco medius, rerum novitate paventem Sol oculis juvenem, quibus ailspicit omnia, vidit.
23 Un altro vecchio più grato , e più bello, V'è molto amato, e conosciuto poco : Ha l'ali, e vola ognor come un uccello, E par
che non si muova mai di loco; Or se ne sta col verno, or col fratello , Ora con lei , ch'ha nello specchio il fuoco, Or con l' allegra primavera il vedi , Nè mai tien fermi i suoi veloci piedi.
24 Con qualunque si stia , vuol mangiar sempre, E cibi poco preziosi gode: D'acciajo ha i denti, e di sì dure tempre, Ch'ogni sporcizia , ogni durezza rode; Par, che il ferro , e l'acciar divori, e stempre, E se si puon trovar cose più sode; Ma molto più si pasca, e si nutrichi Di statue rotte, e d'edifizj antichi.
25 Sebben il tempo
è tanto ingordo vecchio, Ch'a lungo andare ogni cosa consuma, Egli è padre del vero , un lume, un specchio, Ch'ogni interno pensier scuopre, ed alluma.
, Ha sì buon occhio, e sì sottile orecchio, Che non bisogna , che alcun si Parlar mai si secreto, o mai far Si sol, ch'egli non l'oda, vegga , e scuopra.
26 Ciò, che i secoli suoi gli dan davante, E i lustri, e gli anni, e i mesi, e i giorni , e l'ore, S'ingoja insino il porfido, e'l diamante , Non che il gaudio, e il dolor , l'odio, e l'amore : Tranguggia le scritture tutte quante, Mangia la gloria altrui , l’arme, e il valore ; Sol tre libri v’ha salvi ornati d'oro, Incoronati di palma , e d'alloro.
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