15 Il mar la terra abbraccia, e la circonda, Fetonte la facciata altera vede, 17 Appena nel grande atrio entrò Fetonte, Che la luce del sol negli occhi il fere, per forza gli fa chinar la fronte, E El' ansioso suo passo tenere; Uomini, e donne assai leggiadre e conte, E. per mirar quel ch'a ciascun far tocchi, Delle sue proprie man fa scudo agli occhi. 18 Nell'atrio il sol s' adorna per uscire, Con gran prestezza il giorno, il mese, e l'anno. Metamorfosi Vol. I. 9 Lumina. Purpurea velatus veste sedebat In solio Phoebus, claris lucente smaragdis. A dextra, laeváque Dies, et Mensis, et Annus, 25 Saeculaque, et positae spatiis aequalibus Horae: Verque novum stabat, cinctum florente corond: 26. Horae. Solis ministrae, coeli janitrices. Apoi Te épave. Homer. 11. ε. πύλαι μύκον ἐρανα, ᾶς ἔχον ὡραι, etc. 19 Gli sta dalla man destra una donzella, 20 Una donna, il cui viso arde, e risplende, V'è che di varie spighe il capo ha cinto, Con un specchio, che al sole il foco accende, Dove il suo raggio è ribattuto, e spinto; Tutto quel, che percote, in modo offende, Che resta secco, strutto, arso, ed estinto : Ovunque si riverberi, ed allumi, Cuoce l'erbe, arde i boschi, e secca i fiumi. 21 Stavvi un uom più maturo da man manca, Due de'tre mesi, i quai precede agosto, Che il viso ha rosso, e già la barba imbianca, E sta sordido, grasso, e pien di mosto: Ha il fiato infetto; e tardi si rinfranca Chi vien dal suo venen nel letto posto; D'uve mature son le sue ghirlande, Di fichi, e ricci di castagne, e ghiande. 22 Un vecchio v'è, ch'ognun d'orrore eccede, E fa tremar ciascun, ch'a lui pon mente; Sol per traverso il sol talvolta il vede; Ei sta rigido, e freme, e batte il dente, È ghiaccio ogni suo pel dal capo al piede, Ne men brama ghiacciar quel raggio ardente, E nel fiatar tal nebbia spirar suole, Ch'offusca quasi il suo splendore al sole. Stabat nuda Estas, et spicea serta gerebat: 30 23 Un altro vecchio più grato, e più bello, Nè mai tien fermi i suoi veloci piedi. 24 Con qualunque si stia, vuol mangiar sempre, E cibi poco preziosi gode: D'acciajo ha i denti, e di sì dure tempre, Par, che il ferro, e l'acciar divori, e stempre, 25 Sebben il tempo è tanto ingordo vecchio, presuma opra Si sol, ch' egli non l'oda, vegga, e scuopra. 26 Ciò, che i secoli suoi gli dan davante, Non che il gaudio, e il dolor, l'odio, e l'amore : |