Il toro per mostrar ch'accetto, e grato Gli fu quel don dell'erba, ch'ella offerse, Senza punto toccar l'erba del prato, Quella mangiò, ch'ella lasciò caderse: Vedendolo ella così ben creato, A lui con esca nova si converse, E senza averne più tanta paura, L'aspettò più constante e più sicura.
Il toro abbocca l'erba con destrezza, Poi le lecca la man tutto modesto : E tanto il move quell'alma bellezza, Ch'appena può più differire il resto: Ella fa d'una cinta una cavezza, Che vuol veder, se l' ubbidisce in questo: Legare il toro allegro il corno lassa, E poi la segue come un cane a lassa.
Ella senza timor, senza sospetto, Per tutto il vuol menar, per tutto il tocca, Gli palpa leggiermente il collo, e il petto, E sicura la man gli mette in bocca: L'amante con piacer, con gran diletto Segue la donna baldanzosa, e sciocca, La qual più volte le mentite corna Di vaghi fiori, e di ghirlande adorna. 322
Sull'erba alfin l'astuto bue si getta, E col bugiardo sen la terra cova: Allor l'ardita e vaga giovinetta Di veder sempre qualche cosa nova, Sul fraudolente suo dorso s'assetta, Che vuol far del giovenco un'altra prova ; Prova vuol far la semplicetta, e stolta Se vuol, come un destrier, portarla in volta.
Tum Deus a terra, siccoque a littore sensim Falsa pedum primis vestigia ponit in undis: Inde abit ulterius, mediique per aequora ponti Fert praedam. Pavet haec, littusque ablata relictum Respicit, et dextrá cornu tenet, altera dorso
Imposita est: tremulae sinuantur flamine vestes. 875
Pian piano il bue si leva, e si diporta, E move da principio il passo appena : E la donzella in su le spalle porta, Poi drizza il falso piè verso l'arena: La semplice fanciulla, e male accorta, Non credendo ad un Dio premer la schiena Lieta lasciò portarsi ove a lui piacque, Ed egli a poco a poco entrò nell'
L'ardita damigella non si crede, Che'l toro troppo innanzi entri nell'onda; Ma, come il lito poi scostar si vede, E trarsi indietro l'arenosa sponda, Non potendo all'asciutto porre il piede, Perchè il mar non l'inghiotta, e non l'asconda, Sul dorso una man tien, con l'altra afferra Un corno, e l'occhio tien volto alla terra. 325
Bagna di pianto la donzella il volto, Che la terra ognor più s'asconde, e abbassa. Dritto a Favonio il toro il nuoto volto, Cipro, e Rodi a man destra vede, e passa : Veder dal lato manco all' occhio è tolto
gran bocche del Nil, ch'addietro lassa; Ella non crede più poter campare, Ch'altro veder non può, che cielo, e mare. 326
Le bionde chiome, il vestimento, e il velo, Movea dolce aura, e il mar si stava in calma: Scacciate avean le nubi il Sole, e 'l cielo Per mirar la bellezza unica ed alma; Giove sotto il bugiardo, e novo pelo Con si soave e preziosa salma,
Per l'onda se n' andò tranquilla e cheta, Tantochè giunse all'isola di Creta.
Il fine del libro II.
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