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Il toro per mostrar ch'accetto, e grato
Gli fu quel don dell'erba, ch'ella offerse,
Senza punto toccar l'erba del prato,
Quella mangiò, ch'ella lasciò caderse:
Vedendolo ella così ben creato,
A lui con esca nova si converse,
E senza averne più tanta paura,
L'aspettò più constante e più sicura.

320

Il toro abbocca l'erba con destrezza,
Poi le lecca la man tutto modesto :
E tanto il move quell'alma bellezza,
Ch'appena può più differire il resto:
Ella fa d'una cinta una cavezza,
Che vuol veder, se l' ubbidisce in questo:
Legare il toro allegro il corno lassa,
E poi la segue come un cane a lassa.

321

Ella senza timor, senza sospetto, Per tutto il vuol menar, per tutto il tocca, Gli palpa leggiermente il collo, e il petto, E sicura la man gli mette in bocca: L'amante con piacer, con gran diletto Segue la donna baldanzosa, e sciocca, La qual più volte le mentite corna Di vaghi fiori, e di ghirlande adorna. 322

Sull'erba alfin l'astuto bue si getta, E col bugiardo sen la terra cova: Allor l'ardita e vaga giovinetta Di veder sempre qualche cosa nova, Sul fraudolente suo dorso s'assetta, Che vuol far del giovenco un'altra prova ; Prova vuol far la semplicetta, e stolta Se vuol, come un destrier, portarla in volta.

870

Tum Deus a terra, siccoque a littore sensim
Falsa pedum primis vestigia ponit in undis:
Inde abit ulterius, mediique per aequora ponti
Fert praedam. Pavet haec, littusque ablata relictum
Respicit, et dextrá cornu tenet, altera dorso

Imposita est: tremulae sinuantur flamine vestes. 875

Finis Libri II.

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323

Pian piano il bue si leva, e si diporta,
E move da principio il passo appena :
E la donzella in su le spalle porta,
Poi drizza il falso piè verso l'arena:
La semplice fanciulla, e male accorta,
Non credendo ad un Dio premer la schiena
Lieta lasciò portarsi ove a lui piacque,
Ed egli a poco a poco entrò nell'

324

acque.

L'ardita damigella non si crede,
Che'l toro troppo innanzi entri nell'onda;
Ma, come il lito poi scostar si vede,
E trarsi indietro l'arenosa sponda,
Non potendo all'asciutto porre il piede,
Perchè il mar non l'inghiotta, e non l'asconda,
Sul dorso una man tien, con l'altra afferra
Un corno, e l'occhio tien volto alla terra.
325

Bagna di pianto la donzella il volto,
Che la terra ognor più s'asconde, e abbassa.
Dritto a Favonio il toro il nuoto volto,
Cipro, e Rodi a man destra vede, e passa :
Veder dal lato manco all' occhio è tolto

Le

gran bocche del Nil, ch'addietro lassa; Ella non crede più poter campare, Ch'altro veder non può, che cielo, e mare. 326

Le bionde chiome, il vestimento, e il velo,
Movea dolce aura, e il mar si stava in calma:
Scacciate avean le nubi il Sole, e 'l cielo
Per mirar la bellezza unica ed alma;
Giove sotto il bugiardo, e novo pelo
Con si soave e preziosa salma,

Per l'onda se n' andò tranquilla e cheta,
Tantochè giunse all'isola di Creta.

Il fine del libro II.

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