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Ver l'orto Iberno si drizza Fetonte,

E va si ratto che par ch'abbia l'ale

L'orsa, , quanto ei più va, più par che smonte,
E restino da scender manco scale;
Vide ambo i Poli star nell' Orizzonte,
Quand' egli entrò nell' Equinoziale:
E quindi andò contro la Zona ardente
Alla corte del padre in Oriente.

Il fine del primo libro.

P. OVIDII NASONIS

METAMORPHOSEON

LIBER SECUNDUS.

SYNOPSIS.

Phaethon caelo dejectus: ejus Sorores in populos mutatae Cycnus in olorem : Calisto in ursam: Corvus ex albo in nigrum: Ocyroë in equam: Apollo in pastorem. Battus, et Agraulos in lapides: Jupiter in taurum. Invidiae domus. Europa rapta.

Regia Solis erat sublimibus alta columnis, Clara micante auro, flammasque imitante pyropo: Cujus ebur nitidum fastigia summa tegebat :

1. Regia solis erat. Volunt nonnulli poëtam intendisse digitum ad Augusti Templum cum porticu et bibliotheca magnifice exstructum in parte Palatii. Alii, habuisse eum ante oculos regiam Latini a Virgilio descriptam 7. Æneid. Ego certe credo Poëtam, quo fuit ingenio, in mentem suam tantum tinxisse calamum, atque inde cum Phaëthonte suo concepisse aethera mente. Nisi forte in manibus habuerit Euripidis Phaethonta qui nobis interiit, cujus meminit Athenaeus 11. lib. et cujus a Longino, dum exempla poëticae phantasiae adfert, specimen citatur, inibique praecepta Phoebi Phaethontem suum monentis instituentisque, infra vers. 54. et 133. Pyropo. Gemma radiante instar carbunculi. Neque enim placet, de eare coronario: quod Plinius lib. 34. c. 8. scribit auri certis scrupulis mixtum praetenui pyropi bractea ignescere.

2.

METAMORFOSI

D' O VIDIO

LIBRO SECONDO.

ARGOMENTO.

Fetonte è fulminato; e le Sorelle
Divengon pioppe ; e il Zio canoro augello;
Orse Arcade, e Calisto, e poi due stelle;
Coronide Cornice. Al Sol rubello
Nettimene è l'augel. Per sue novelle

Si cangia in ner di bianco il Corvo fello;
Cavalla è Ocira; e Batto Indice; e Aglauro
Dur sasso; e Giove un bianco, e vago Tauro.

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1

1 sublime real superbo tetto

Di lui, che il mondo alluma, informa, e veste,
È d'argento, d'avorio, e d'oro schietto,
Con gemme riccamente ivi conteste;

Ben'

opra par di divino Architetto

E non terreno intaglio, ma celeste;
E che val (di tal pregio è quel lavoro)
Più l'artifizio, che le gemme,

2

e l'oro.

Il muro in quadro è di massiccio argento,
D'or le superbe statue uniche, e sole;
Che fanno insieme istoria, ed ornamento,
E mostran tutti gli effetti del Sole :
Avorio è il tetto, e marmo il pavimento
Della superba incomparabil mole;
Quel poi che sporge in fuori, e che
Son tutte gemme preziose e rare.

traspare,

115

Argenti bifores radiabant lumine valvae.
Materiem superabat opus; nam Mulciber illic
Equora caelarat medias cingentia terras,
Terrarumque orbem, caelumque quod imminet orbi.

5

3

L'elevate colonne, e i capitelli

Sporgon con tutto il fregio intere in fuore,

Di rubin, di zaffir, d'altri giojelli,
Diversi d'artifizio, e di colore:
Ricchi carbonchi trasparenti e belli
Ornan tutta la parte inferiore;
Son le colonne del più basso loco
Carbonchi, che fiammeggian come foco
4

Posano queste senza base in terra,
Di sette teste, e d'un lavoro egregio;
Di tre colonne un van tra lor si serra:
Esse stan sotto a' triglifi del fregio,
Piovon più sotto quei triglifi a terra
Sei rare goccie d' incredibil pregio:
Più sotto il capitel rendono adorno,
Gli uovoli, che gli fan corona intorno.

5

Fra colonna, e colonna compartiti
Distinse i fiori il nobile architetto:
I mesi intorno a quei stanno scolpiti,
Che mostran tutti il lor diverso effetto;
A' corpi mezzo fuor del muro usciti,
Fan l'architrave, e la cornice un tetto;
Adornan le metope in più maniere,
Astrolabj, quadranti, orlogi, e sfere.

6

Di qui tolsero i Dori il bel lavoro,
Che dorico or si fa per tutto il mondo,
Come tolser gli Joni ancora il loro
Dalla forma dell'ordine secondo ;
Qui le colonne di diamante foro,
Col capitel, che incurva i lati al tondo,
Che a ritirar la sua voluta in dentro,
Diverso vuol tredici volte il centro.

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