E da ultimo, in quanto alla pittura, è fama che venne dapprima ordinata a un Catarino Veneziano; ma che, non essendo piaciute le sue abbozzature, vi fu gittato un secondo intonaco, come appare da alcune parti scastrate delle pareti, e dai sottoposti di pinti; e che quindi Maria d' Enguen la fece di nuovo dipingere circa il 1435 da un Francesco de Arecio. Nondimeno non pare che tutto il lavoro sia stalo condotto da lui solo; nè che vi abbia avuta la parte principale: perciocchè delle due maniere che prevalgono, l'una bizantina, l'altra giollesca, come dai saggi pittorici delle due Tav. 5.a e 6.a, la prima è la più comune, ed è ragionevole di credere che non sia dello stesso autore che dipinse alla giottesca, cioè, del Francesco de Arecio di cui è il S. Antonio, a piè del quale sta in ginocchio Raimondello Orsini con l'abbigliamento e coll' acconciatura della persona alla maniera descritta nelle storie Napoletane del Costanzo. Chi questo pittore si fosse, che comunemente è creduto Aretino, mal si potrebbe congetturare dalla piccola leggenda che è in questo quadro Franciscus de Arecio f. a. d. 1435, perciocchè mancandovi la paternità non si potrebbe riconoscere in alcuno di quei tanti Franceschi di Piero, di Meo, di Lorenzo, di Gabriello ecc., matricolati all'arte di Firenze, e pubblicati dal Gualanti, che dipinsero in torno al tempo della data delle pitture di Galatina : nè la patria di lui può sicuramente riputarsi Arezzo, essendochè l' Arezzo di Toscana si trova bensì scritto Aretium ed Arretium,e dal pittore Spinello Aretino, nella tavola che è nella galleria dell' Accademia fiorentina delle belle arti, de Aritio; ma Arecium o de Arecio non mai. Onde concorro volentieri nella sentenza del mio ch. amico il Profess. Carlo Milanesi > al quale io comunicai e le due sopraddette tavole, e la piccola leggenda, ed egli ha giudicato questo pittore uno degli ultimi non infelici seguaci della maniera giottesca, che per altri esempi di pittori toscani si sa essersi protratta sino alla metà del XV secolo ; ma un nome noto soltanto per questa sua opera dall' istoria dell' arte non ricordato. E quanto al proposito mio basta l'aver mostrato come l'influenza dell' arte bizantina perdurò in questa provincia fino a si tarda età, e che la pittura giottesca incominciava a sottentrarle appena quando altrove finiva. Da ultimo dei molti ricchi doni di eccellente lavoro di oreficeria, di pitture su legno, di sculture in marmo, d' intagli in legno, ed in metallo, e di drapperia si grave come leggiera, fatti a quella chiesa dai ricordati signori, e dalle figliuole di Maria d'Enguen Caterina Contessa di Copertino, e Maria duches sa d'Atri, è particolarmente osservabile un grosso calice di argento indorato di sottilissimo lavoro bizantino con figurette di Apostoli e di Santi di queste non ordinarie dimensioni: altezza totale palmi 1, 4; diametro della base 0, 8; diametro della bocca 0,5 172; altezza della coppa 0,5; diametro della patena 1,8. E col toccare di siffatti lavori delle arti di quell'età essendoci accostati al tempo di Galateo, cioè a quello del più rigoglioso rifiorimento di tutti i buoni studi, al quale appartengono i cinque seguenti opuscoli, si troverà nella prefazione che vi ho messa detto quanto mi è occorso di considerare sull' indole e sullo scopo di quelle erudite pagine. Foggia Aprile 1865. |