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Eccovi una parte del frutto di lunghe pazienti e coscienziose ricerche da me fatte nel campo delle lettere e delle arti nella mia provincia natale. Intraprese in tempi ingrati ed assai malagevoli agli studii, potei mandarne fuori fin qui solo de' piccoli saggi, che insieme con altre scritture parte inedite e parte divenute rare escono ora in questo volume fregiato in fronte del chiaro vostro nome: perocchè, avendo la mia benigna ventura consentito ch' io dimorando in Napoli nei miei più giovanili anni mi avvenissi in voi ed incominciassi a godere del benefizio dell' amicizia vostra, mi è parso oficio d'animo grato offerire a voi il frutto di que' semi, che dalle vostre labbra maggiormente passarono nel mio animo e nella mia

mente in quelle ragunanze d'uomini μepμépois et erudilis d'Italia e d'oltramonti che convenivano nella casa vostra. Io so che il mio lavoro è opera affatto rozza, e tale da non potere altendermene onore, massime perchè, chiamato da'sacri ozii delle lettere alle cure sacre alla pubblica vita, è rimasto incompiuto e mancante degli ultimi raffinamenti. Non per tanto, per gli utili documenti che vi sono uniti, forse avverrà di questa mia come di molte altre penose ed inonorate fatiche che pur tornano e alle lettere ed alle scienze tanto vantaggiose e necessarie quanto per avventura gli oscuri mestieri che somministrano le materie grezze alle più nobili arti.

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Gli scritti dunque che ho qui messi insieme sono quattro opuscoli inediti, ed un altro, incompiutamente stampato, di Antonio Galateo, scrittore fra quanti altri mai pregiato dell' aurea età delle lettere italiane, quali per essere intesi ad educare al movimento progressivo ed alla civiltà delle nazioni soprattutto coloro che ad esse sono preposti possono conferire un qualche bene oggi che la giovine Italia nostra ha più che mai bisogno di reggitori virtuosi prudenti e illuminati.

Nella prefazione fatta alle lettere Muratoriane e nell' esame del libro della Fortuna d' Oria ho dichiarato quanto mi è occorso di poter notare a rettifica

zione di non poche comuni credenze ed opinioni in quanto si appartiene a etnografia a geografia a numismatica e in generale a storia ed archeologia di questa provincia secondo i più moderni avanzamenti di siffatti studii.

Finalmente coll'ultimo mio scritto su di alcuni opuscoli dell'Ammirato, benchè già pubblicati dai Landi di Firenze nel 1637, mi è parso degno di richiamarli alla memoria de'viventi, perchè trattando della odierna quistione del dominio temporale dei papi tornano opportunissimi e sono oltre a questo importanti si a ben giudicare la dottrina opposta a quella del Machiavelli, come il Machiavelli istesso. Tutti sanno che non pochi scrittori di filosofia e di politica han dubitato se il Machiavelli avesse veramente avuto mai una dottrina che dopo che il gran Bacone disse non aver quegli in politica ritratto le regole di ciò che gli uomini far debbono, ma il quadro di ciò che eglino fanno, o almeno di ciò che facevano sotto i suoi occhi, molti altri ancora lo hanno stimato qual dipintore e non quale giudice della tirannia, poggiati su questa considerazione che il segreto pensiero di voler rendere per quel modo più odiosa la tirannia non fu in lui supposto da quei che ricevettero le prime impressioni dei suoi scritti. Ma le parole dell'Ammirato dimostrano appunto il contrario e l'incarico che

avea ricevuto dai Medici e dalla Corte di Roma dirintuzzare quelle armi colle quali il Segretario Fiorentino aveva vulnerato l' onestà del principato e della Chiesa stringe maggiormente la nostra convinzione che fin da quel tempo hanno gli scritti del Machiavelli prodotto quell' impressione che tuttodi pròducono, cioè, d'aver avuto il segreto pensiero di rivelare le arti colle quali del tempo suo erano gli uomini governati. Poco dopo che l' istoria acquistò nelle mani del Machiavelli quell' incremento inaspettato onde fu veduto con maraviglia i fatti per la prima volta essere così giudiziosamente avvicinati e combinati, l'esperienza dei secoli antichi abilmente piegata all'istruzione dei tempi moderni, e aperte ancora le previsioni dell' avvenire, venne quegli così a porre il principio di quella scuola italiana di politici e di storici, che sino ai nostri giorni si è perpetuata con riputazione straordinaria si pel numero de' seguaci come pel valore e pel merito de' suoi sostenitori, poco dopo, dico, un nostro concittadino Scipione Ammirato un' altra ne fondava in sostegno di que' principii che il Machiavelli pareva che distruggesse, la quale se non ha avuto la stessa fama e grido può almeno gloriarsi che oggi ancora a difesa del principato e della Chiesa niuno ha detto meglio, ne forse potrebbe dirsi più di quello che l' Ammira

to fin d'allora scrisse ed insegnò. Egli diceva di non conoscere quegli artifizi; che altri, e segnatamente il Machiavelli, presumono di conoscere nelle opere di governo. Che costui nell' istoria, non osservando veramente ordini tempi e modi, vede degli effetti che non discendono dalle cagioni per lui supposte : e per contrario assegna a delle cause certi effetti che da quelle non conseguitarono e che non potrebbero seguitarne. Io sono ben lungi dal voler portare l' intera buona fede dell' Ammirato nel giudicare le opere della politica; ma io sono ben lungi ancora dal volere tutto in cotal materia interpretare sinistramente, come non pochi si vedono e si odono tuttodi affetti dalle opinioni machiavelliste, per cui non v' ha nei fatti di governo altro che artifici e raggiri, parendomi questi due estremi da fuggire egualmente per le ragioni che dal confronto delle scritture di questi due capiscuola scaturiscono.

Sono questi gli scritti che vengono dopo questa lettera; ma poichè le mie investigazioni sono state portate sopra un campo assai più vasto, non solo nel dominio delle lettere, ma benanche su quello delle arti, piacemi dirvi prima di chiuderla brevissimamente a quali risultati sia stato condotto da tutte le mie ricerche filologiche artistiche su questa contrada.

È ben risaputo che tre sono le opinioni portate

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