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seguenti del modenese del 16 maggio 1722, 19 marzo 1723, e 19 luglio 1726.

La seconda opera ch' ebbe il Muratori fu la storia della presa d' Otranto fatta dai Turchi nel 1480, che li parve molto bene scritta (Lett. 3). Afferma il De Angelis, nella vita del Galateo, che questi la compose ai comandi di Ferrante d' Aragona, con titolo de Bello Hydruntino, e che voltata di poi in italiano da Giovan Michele Marziano da Otranto fu impressa la prima volta in Copertino nel 1583. Molti hanno dubitato di tal fatto, ed io lasciando da canto le più conosciute autorità, che fanno peso in contrario, reco solo quella di Stefano Catalano di Gallipoli, quale si legge in una sua lettera a N. N., che come di buon letterato, e vicino di luogo e di tempo al Galateo, certo è degna di considerazione.

« Per risposta della carissima di V. S. già che il portator d'essa mi dice dover partire subito, brevemente dico che se huomo è stato affezionato dell' opre del Galateo, e con curiosità l'è andate cercando, senz' arroganza posso dire essere stato più d'ogn' altr' io: nè mai ho trovato ch' egli habbia fatto tal opra de bello

Hydruntino: e tengo per fintione quello, che dice l'abbate Marciano, haver tradotto la sua dalla latina di detto Galateo il che havrà fatto per dar più autorità all'opera col nome di quel valent' huomo: nè posso credere che nella sua Giapigia, dove tanto scrisse di detta guerra, non l'avesse notato, se particolar libro ne avesse di quella composto: già che ragionando di S. Cesarea, non lasciò di dire, ut in nostro Hymno, Diva in extrema etc., e nei!' opre sue trovo io che cita ogni cosetta da lui fatta, come un Calendaro, un' Apologia ad Egidio, insino all' epistole scritte agli amici, quanto più dovea far mentione di quella fatica? Di Mambrin Roseo, non posso dirle nulla: nè so perchè debba conservarsi detta portentosa opra nell'archivio di Napoli per volontà di quel Re, ch'è cosa da ridere. Io per me non ne credo niente. Del resto sono al comando suo sempre e le bacio le mani. Di Gallipoli alli 13 di aprile 1619.

Di V. S.

Affettuosissimo servilore

STEFANO CATALANO

Nulla di meno io inchino a credere che il fatto abbia

potuto seguir così. Propriamente Galateo non compose una particolar opera con titolo de Bello Hydruntino; ma tante cose ne ha egli sparsamente scritte nel liber de situ Japygiae, nella lettera de donatione Constantini imperatoris facta Ecclesiae, nell' Epitaphium in Alphonsum regem, nell'Esposizione del Pater noster, ed in altri suoi opuscoli editi, ed inediti tuttora, che molto bene ha potuto il Marziano ridurle in volgare in un libro con quel titolo, e dire non del tutto a torto che fosse versione della guerra Otrantina descritta dal Galateo. Chechè però ne sia, stimandolo Muratori parto supposito di esso Galateo, credè di non averne a tener conto, nè più fecene motto nel suo carteggio, nè fu da lui stampata.

Due altre opere vennero appresso, le Cronache di Antonello Coniger Leccese (Lett. del 23 ott. 1722), e'i Diari di Lucio Cardami di Gallipoli (Lett. del 18 dic. 1722 ). Ma ambedue non comparvero nella gran Raccolta, parendo al raccoglitore molto difettose, ed essendo da molti screditate. Pure rispetto al Gardami è da notare che lo stesso Muratori ne ha portato con varie lettere diverso giudizio, avendo stimato i suoi Diari una volta cosa buona, e da inserirsi volentieri nella Raccolta ( Lett. del 18 dic. 1722), ed un' altra

b

gliene conferma ( Lett. del 29 mag. 1732 ), ma di poi si disdisse (Lett. del 7 nov. 1752), forse perchè di tempi bassi, come quelli, che discorrono dal 1410 al 1494, e sono malamente scritti, mentre dal 1400 al 1500 egli avea ricevuto tante altre storie maestre edite, ed inedite (Lett. del 29 ott. 1728), che molto meglio potevano soccorrere alla conoscenza di questi luoghi, e di que' tempi (Lett. del 9 marzo 1731) che incominciava già a sentire il bisogno di andar parcamente nel pigliar le storie del XV. ( Lett. del 1 nov. 1726 ) : piuttosto che perchè veramente cotali Diari fossero tanto difettosi da non poterne trarre alcun profitto massimamente per quel che spetta alle particolarizzate notizie di questi luoghi.

Quanto di poi al Coniger la cosa va un po' differentemente, che ne giudicò Muratori, e comunemente si crede, per accidenti, che non sarà invano di accennare. Vogliono alcuni, e sono del maggior numero, che una tal cronaca fu cominciata veramente a scrivere intorno ai principii del sestodecimo secolo (benchè altri la tengono di tempo posteriore, e di mano non del supposto Coniger, ma di un Giusto Palma Leccese ): e condotta dal 960 sino al 1512 vi erano stati registrati avvenimenti spettanti al regno, ed all' Italia, e con

particolarità a questa provincia. Corse gran tempo manoscritta, e solamente del 1709 fu la prima volta, a cura di Giusto Palma, messa fuori dalle stampe di Brindisi, se non piuttosto di Lecce. L'edizione riuscì piena di tante mende che lo stesso Palma disegnava ritirarne le copie, e farne una novella pubblicazione, che, colto da morte, di poi non fece. E quella essendo servita alle posteriori ristampe verissimo è che ora cotal Cronaca vedesi piena di errori, e di non poche inezie (Lett. del 10 luglio 1722 ); ma tuttavia infinitamente meno per gli abbagli, prima, degli amanuensi, e poi degli stampatori, che per colpa di altre mani, le quali innanzi ch' ella fosse impressa interpolarono, recisero, e corrupperla in cento guise. Rigettata pertanto dal Muratori fecela il Tafuri stampare in Venezia nel 1733 nella raccolta d'opuscoli del P. Calogerà ( Tom. 8) con certe sue note critiche, fatte per altro in qualche luogo con molta leggerezza: le quali essendo. a molti dispiaciute, presene la difesa un cotal Dottor Ampolo Leccese con certo suo libretto che ha titolo Risposta alle critiche annotazioni di Giovan Berardino Tafuri sopra le antiche Cronache di Messer Antonello Coniger ec. per Domenico Vinerito. Dove inserì due lettere di esso Giovan Berardino a un religioso suo amico, che non

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