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suo tempo, si vede anche rotta la cerchia in cui era ristretto tutto l'insegnamento aulico e cortigiano, che si faceva nelle Corti regie e baronali, e proposta tal sorta di esercitazioni e di studii che sarebbe pur buona ventura che l'istruzione e l'educazione del principe moderno fosse quale Galateo la divisava fin dalla sua età, vedendosi, in conclusione, richiesto da quello circa tre secoli prima che i filosofi francesi sanzionassero nelle loro leggi su i diritti dell' uomo, il rispetto all' uomo, alla pubblica opinione, alla pubblica coscienza, con queste memorabili parole, con che termina il suo libretto, e colle quali piace anche a me di por termine a queste mie osservazioni.

Al principe sono intenti gli occhi di tutti: i discorsi, i giudizi, le censure di ognuno sono rivolte su quello: e se non alla svelata, pure copertamente ne giudicano. Che se nemmeno le colpe dei sudditi rimangono celate dalle pareti domestiche o delle città, i falli de' principi hanno all' incontro a testimone e giudice l' orbe intero: e in fine la memoria dei primi resta dal tempo o dalla morte cancellata; ma quella degli altri nè la morte, nè la lunghezza de' secoli la potrà mai abolire; perciocchè tutti gli annali, tutte le istorie narrano i fatti ed i costumi de' principi e de' popoli. Per la qual cosa essi debbono studiosamente guardarsi di non far cosa alcuna inettamente, cupidamente, con istoltezza, con insipienza, con leggerezza, con inconsideratezza, con ingiustizia, e, per dir la sentenza di uno dei sette

d

savi, di non far alcun che di soverchio, e, infine, che conoscano sè stessi, secondo quell' altra divina sentenza, che si ricordino d' esser uomini e dovere avere un giorno Iddio a giudice, come dei loro soggetti; anzi per quanto maggiori sono state le cose conferite loro, tanto più rigorosamente sarà per esserne dimandato conto, e ripetute loro quelle parole del Salvadore : rendi ragione del governo della tu a villa. Qual cosa hanno i principi di più che gli umili ar tigiani e i poveri contadini, fuorchè gli onori, gli abiti ricamati, i dilicati cibi, le pubbliche salutazioni, le adulazioni, i vini squisiti, i profumi, le voluttà? Queste ridicole vanità da niun sapiente sono state mai riputate beni; ma soltanto cause di malattie e di dolori. Convien che i re sieno desiderosi del verace onore, della gloria, e della fama. Ma se il volgo, se i grandi, se i popoli lontani ne discorrano male, se gli uomini da bene, ancorchè tacciano, pure sentan male di loro, non vi è più luogo ad onore: perciocchè sono cose più turpi quelle che col silenzio e coi cenni si fanno comprendere, che le altre che pubblicamente si discorrono; essendochè queste per i continui ragionari perdono d'intensità e di valore, quelle per contrario s' insinuano collo stesso silenzio, col timore, e col segreto mormorio, e assai lungamente negli animi degli uomini capaci di grandi fatti rimangono scolpite.

Lecce, Terra d' Otranto, Agosto 1863.

ANTONII GALATEI

LYCIENSIS

QUATUOR OPUSCULA INEDITA

QUORUM TITULI

DE EDUCATIONE, DE HYPOCRISI, DE BENEFICIO INDIGNIS COLLATO, ET DE TURCARUM APPARATU

ACCEDIT EJUSDEM AUCTORIS ALTERUM OPUSCULUM

DE SINGULARI PUGNA

JAM PARTI AB Angelo mai praefecto bibliothecae patICANAE

IMPRESSUM

ET NUNC NOVITER ET IN INTEGRUM EXCUSUM

A

FRANCISCO CASOTTI

CUM PRAEFATIONE

AD CHRISOSTOMUM

De Educatione.

Scripsisti, mi Chrisostome, gratissimas fuisse epistolas meas inclyto Duci, et Paschalico nostro viro clarissimo, vobisque omnibus, tibi praecipue viro magno et doctrinae et iudicii. Ob quam rem placerent mihi mea plus aequo, ni dubitarem te, caeterosque, affectu et amore falli. Utcumque res se habet, gaudeo si oblecto, si placeo bene est; sin autem satis est, ut scribis, ab istius exilii cogitatione mentes nostras aliquantisper avertere, si miseri miseros consolari possunt. Ex crebris literis meis didicisti nos esse in maiori calamitate, quam vos,qui exulatis. Quid apud Hispanos agat Chrisostomus novi ex epistola tua ad Egidium, quam millies legi, legamque: quid agat inclytus adolescens scire percupio. Vereor ne, ob blandos Hispanorum sermones, in peregrinos mores transierit, et ne inter externas delitias et vanitates literas dedi scat, et obliviscatur italicae gravitatis. Nam qui cu n inge

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