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discacciato il vescovo Marino ignominiosamente (ignominiose repellentes illum), s' opponessero in ogni cosa ai di lui ordini (monitorum et mandatorum eiusdem episcopi pertinacissimi contemptores illi parere damnabiliter recusarunt), volendo in suo luogo l'eletto dal Capitolo, lo scolastico don Nicolò (Nicolaum presbiterum in prefata ecclesia intrudere presumpserunt). In tanta opposizione il Cernotis riparò dapprima nella vicina Muggia, terra soggetta bensì a Venezia nel politico ma nello spirituale al vescovo di Trieste. Quivi lo troviamo ancora il giorno 18 luglio 1425, come appare dal decreto d'investitura a prò di ser Antonio quondam ser Giacomo Giroldo di Capodistria del feudo del Castello di Calisetto, posto entro il raggio giurisdizionale della diocesi parentina, e goduto da tempo remoto dalla famiglia Giroldo, per ciò detto anche feudo di Geroldia. 2

Giunta la cosa all'orecchio di papa Martino egli scrive (li 3 maggio 1425) al Capitolo ed al clero triestino, ai giudici ed al consiglio di doversi ricredere entro un mese dal di del ricevimento della bolla, sotto gravi minaccie, officiando in pari tempo il canonico pievano della collegiata di Muggia di dover rendere di pubblica ragione la scomunica, l' interdetto ed ogni altra censura contro i colpevoli quando, spirato il tempo perentorio, le trattative fossero rimaste senza effetto, ... in ecclesiis dictarum civitatis et diocesis circumvicinis quando maior ibi populi multitudo convenerit ad divina, iudices et singulos ex consilio dicte civitatis excomunicatos, et civitatem predictam ecclesiastico interdicto suppositam per te vel per alium seu alios nunties,,. Le minaccie anzichè acquietare gli animi concitati, li irritarono vieppiù, muovendoli ad accanita resistenza da chiamare sulla città l'interdetto, sul popolo la scomunica, sul Capitolo e sul clero la legge di sospensione e privazioni dei titoli, delle prebende e d'ogni altro benefizio. Trieste sopportò per qualche tempo un tanto flagello, fino a che pacati alquanto gli animi e ridotti a miglior senno

Theiner: Vetera docum. ecc. T. I, pag. 361 e seg. Veggasi il documento nel Codice Diplomatico Istriano. 3 Theiner: Vetera docum. ecc. pag. 362 e 363.

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piegarono alla volontà del pontefice. Papa Martino ricevuto che ebbe l'ambasciata di don Michele Sutta, canonico di San Giusto, eletto a ciò dal capitolo, lette le lettere di resipiscenza che il clero ed il consiglio triestino gli avevano spedito a riconciliazione, il pontefice spiccò una bolla, scritta in Roma il dì 1 dicembre 1425, diretta al Capitolo ed alla città di Trieste, con la quale autorizzava il vescovo Cernotis di assolvere dalla scomunica tutti quanti v' erano incorsi, fossero triestini o della diocesi, di sciogliere Trieste, e ogni terra, castello, villa e luogo della diocesi dall' interdetto, riabilitare il Capitolo ed il clero da ogni irregolarità, riammettendoli al godimento dei loro benefici e nel diritto della promozione agli ordini ecclesiastici; ma ciò previa osservanza di quanto prescrivono i canoni e massime papa Felice I nella sua lettera seconda ai vescovi della Francia, ove dice: "Si episcopus suis fuerit, aut ecclesiae sibi commissae rebus expoliatus aut (quod absit, quod alienum ab omnibus esse debet fidelibus) a sede propria eiectus, aut in detentione aliqua a suis ovibus fuerit sequestratus, tunc canonice ante in pristinum statum restituatur cum omni privilegio sui honoris, et sua omnia, quae insidiis inimicorum suorum ei ablata fuerant, legibus redintegrentur..

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Appianate per tal modo le cose, il Capitolo scelse dal suo grembo il canonico don Bartolomeo de Favalibus di Lodi ed il Comune i nobili signori Argentino de Argento e Pietro de Bonomo,*

1 Cfr. nel civico Archivio triestino la busta: Vescovi e chiese, fascicolo I, carte 7. Lo Scussa ed il Mainati notano anzichè Sutta, Otto, lo che è erroneo. Il Capitolo consegnò quali spese di viaggio ecc. ecc. al Canonico Sutta ducati 10 d' oro.

2 Veggasi il Codice Diplomatico Istriano.

• Corpus Iuris canonici. Concordia discordantium canonum. Decreti secunda pars, Causa III, Quaestio II, Capitulum VIII.

Il cameraro Ser Simeone Massari consegna li 16 aprile 1426 ai due messi per andata e ritorno da Trieste a Umago lire otto di piccoli, ed altrettante ne conta a ser Matteo de' Pellegrini che ve li condusse. nel civico Archivio i Libri: Introito e Spese del Comune di Trieste; sotto l'anno 1426.

Vedi

perchè rappresentassero il clero ed il popolo presso a Marino de Cernotis il quale da qualche tempo trovavasi in Umago, dipendente dalla veneta repubblica nel civile ma nello spirituale dal vescovo di Trieste. Arrivati i mandatarî al luogo del loro destino, il giorno 14 aprile 1426, e presentate le bolle pontifice del primo dicembre prossimo decorso, il vescovo Marino messa in obblio ogni cosa, indossati gli abiti pontificali, accolse i tre inviati alle soglie della collegiata di S. Maria ovverosia di San Pellegrino, premesse le pratiche tutte volute dai sacri canoni ed avuto il giuramento di fedeltà, assolvette nelle persone dei tre procuratori il Capitolo, il clero, il popolo tutto dalla scomunica e dalle censure, e recitando il Miserere colle prescritte orazioni entrò con loro nel tempio dove finalmente levò l' interdetto a cui soggiacevano Trieste e le terre compromesse.

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Tolte così le differenze, rimesso il vescovo nei suoi diritti e nel possesso dei beni che gli spettavano, Marino stette lontano da Trieste per alcuni mesi ancora fino a chè sopita ogni turbolenza fece nella vigilia dei santi apostoli Simeone e Giuda (li 27 ottobre) il suo solenne ingresso alla cattedrale ove celebrò la sua prima messa pontificale.

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Siccome era costumanza degli imperatori del sacro romano impero d' insignire i vescovi legittimamente eletti quando salivano alla cattedra di Trieste del titolo di conti e di autorizzarli alla nomina dei pubblici nodari, così il Cernotis, entrato nelle grazie dei triestini e del duca Federico, e fattosi benevolo anche l'imperatore, ebbe da questo il titolo di conte ed il privilegio di poter creare pubblici notai, officio questo che il vescovo esercitò anche più volte; tra cui mi piace citare il privilegio di nodaro ch'egli concedette li 21 febbraio 1427 a Nicolò, figlio

1 Vedi Rodolfo co. Coronini: Operum miscellaneorum ecc. Venetiis 1769 a pag. 205 e seg., ed il Codice Diplom. Istriano sotto l'anno 1426, 13 e 14 aprile.

2 In questa circostanza il capitolo gli diede pér offertorio quattro ducati d'oro, che si valutavano Lire 22, moneta corrente di quel tempo. Mainati: Croniche ecc. T. III. pag. 226.

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del nobile signore Argentino degli Argento. Quanta stima facesse poi del Cernotis il duca Federico lo dimostrò quando, imbarcatosi in Trieste la sera di san Lorenzo dell'anno 1436 assieme a cinquanta ragguardevoli baroni e nobili della Stiria, Carintia, Carniola, Tirolo ed Austria per muovere verso Terra Santa, ammise il vescovo Marino a socio del suo viaggio. Ma prima di recarsi in Palestina il Cernotis era andato a Roma, come si rileva da una ducale di data 4 luglio 1430, con la quale il doge Francesco Foscari officiava il podestà e capitano di Capodistria ser Omobono Gritti di scrivere al vescovo di Trieste "presentialiter Rome„, però di scrivergli bellamente perchè cessasse una volta di molestare certi nobili capodistriani e massime il nobile uomo ser Colomano de Vergerio nei loro feudi, situati entro il territorio della diocesi triestina. In questa circostanza Roma lo imparò a conoscere da vicino, e lo trovò degno del mandato che Eugenio papa IV gli demandava con la bolla scritta in Firenze li 19 giugno 1435, la quale conservasi nell'archivio capitolare di Capodistria.

Un diligente e perspicace indagatore di antichità potrebbe spigolare e raccogliere non poco nell'archivio capitolare di Capodistria dalle quattrocento e più pergamene, tutte inedite o quasi tutte, delle quali non poche toccano il tredicesimo secolo e molte vanno più in là ancora (come la pergamena dell' anno 1082). La maggior parte di questi documenti fa conoscere le antiche famiglie cittadine, un di lustro e decoro di Capodistria, ed ora o già estinte o forse vicine al loro tramonto; altre.

'Si legge manoscritto nel T. XXXI dei Vicedomini a carte 52 tra gli Atti del nob. signore Vital dell'Argento, conservati nel civico archivio di Trieste, e stampato ne' documenti di questo lavoro al N. I.

I Chmel: Geschichte Friedrichs IV, nel T. I, cap. II, pag. 279 e nell'appendice a pag. 581 e 584.

• Era figlio del fu ser Domenico de Vergeriis; vedi Atti del vescovo Polla, nella Cancelleria Vescovile di Trieste. Tomo Unico a carte 19b sotto l'anno 1421, 24 luglio.

• Vedi il Volume "Raccolta Ducali e Terminazioni I,, altrimenti Register o Liber Niger N.o 176, car. 71, nell' archivio municipale di Capodistria.

pergamene ci orizzontano sulla vera nomenclatura delle ville e delle contrade del distretto giustinopolitano, che portano nomi storpiati dalle popolazioni sopravvenute le quali, ignoranti della lingua locale, ne svisarono la vera pronuncia; altre ci mettono a giorno delle condizioni del Capitolo, delle sue possessioni, de' suoi diritti, a mo' d'esempio della riscossione dell' annuo censo o quartese dal comune e dalla chiesa della vicina Terra d'Isola, o del diritto di ripetere l'annua decima da diversi monasteri di frati e di monache delle diocesi di Castello (ossia Venezia) e di Torcello per i loro possedimenti, situati entro il raggio della diocesi e territorio di Giustinopoli. Tra di esse havvi qualche pergamena che sebbene non parli di proposito delle guerre combattute dalle due emule e gloriose repubbliche, Genova e Venezia, e delle luttuose prove di esse nell' Istria veneta tutta ed in particolar modo nella città di Capodistria, ci dice però a sufficienza degli incendî e delle depredazioni che dovettero sopportare questa città ed il suo territorio nell'anno 1380, soltanto per il loro attaccamento alla veneta Signoria.

Descrivere minutamente quanto ci dicono queste carte non è mio assunto; potrà farlo in seguito altri più approfondito di me nelle cose capodistriane, altri che abbia comodità maggiore di esaminarle, che non l'ebbi io. Lasciando quindi questo compito ad altri, dirò solo poche parole intorno ad un fatto che tocca il vescovo di Trieste Marino de Cernotis.

Il fatto è questo: Papa Eugenio IV delegò il detto vescovo ad investire il Capitolo di Capodistria, scarso di rendite e scarso assai, di un beneficio semplice istituito da certo Engelberto di Maffeo, detto Maffoni. Ed ecco la bolla pontificia che il Cernotis spediva a tale effetto al Capitolo in discorso, appponendovi il proprio suggello per garantirne l'autenticità. '

In dei nomine amen. Marinus dei gratia episcopus et comes tergestinus in causa presenti sanctissimi domini nostri domini

L'egregio Direttore del civico Museo di Trieste, il signor Carlo

Kunz, si compiacque disegnare tale suggello dall' originale.

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