Abbildungen der Seite
PDF
EPUB
[ocr errors]

e tre anni di poi Benedetto XIII. Allora, s'incominciarono ad introdurre alcune pratiche d'accordo tra Roma e Sardegna; ed il primo atto publico di conciliazione tra i due Principi, fu una costituzione apostolica di Benedetto XIII del dì 8 di giugno del 1725 (1). A questa tenne dietro un progetto di accomodamento dei 24 di marzo 1727 (2); tanto che il 29 di maggio dell'anno stesso (3) per opera del marchese d'Ormea (4) fu stipulato in Roma il celebre concordato, che pose fine a queste controversie (5).

(1) V. BORELLI, Continuazione, tom. I, p. 601.

(2) V. Traités publics de la R. Maison de Savoie avec les puissances étrangères depuis la paix de Chateau-Cambresis jusqu'à nos jours. Turin, 1836, tom. 11, p. 418.

(3) Traités publics etc., tom. II, p. 440.

(4) Prima che si recasse a Roma il marchese d'Ormea, papa Benedetto XIII avea già mandato a Torino per la stessa ragione il P. Tommaso da Spoleto, minor osservante riformato.

(5) Chi voglia essere minutamente informato di queste controversie, legga l'opera seguente: Relazione istorica delle vertenze, che si trovavano pendenti tra la corte di Roma e quella del Re di Sardegna, allorchè fu assunto al pontificato Benedetto XIII di santa e gloriosa memoria, dei trattati su di esse segnati, e delle determinazioni prese con i motivi ai quali si sono appoggiate, come anche di tutto ciò che è succeduto nel pontificato della santità di Clemente XII. In Torino, M DCC XXXI, per Gio. Batt. Valetta. Si leggano principalmente le pag. 5, 61 e 82. Inoltre il cap. I, part. I, Dei motivi che giustificano i concordati fatti dalla santa memoria di Benedetto XIII col Re di Sardegna (questi motivi si trovano dopo l'accennata relazione con nuova numerazione di fogli). E finalmente leggasi dalla pag. 66 fino alla 76 del volume delle Prove e documenti allegati nella relazione e nei motivi dell'aggiustamento seguito fra la santa memoria di papa Benedetto XII e la maestà di Vittorio Amedeo Re di Sardegna; che è stampato dopo la relazione ed i motivi.

Vol. III.

4

[ocr errors]

Mentre duravano questi mali umori tra la Santa Sede e la Sardegna, il Re pensava non essere partito prudente quello di togliere ai regolari il carico delle publiche scuole, temendo non potesse questo per avventura essere sinistramente interpretato in Roma, e sventare le pratiche di accordo, che già si erano appiccate. Ma poichè fu fermata la convenzione, e furono provvedute di vescovi le chiese di Casale (1), di Acqui, di Alessandria (2) e di Torino, allora giudicò il Re essere venuto il tempo opportuno per dare effetto al suo intendimento. E primieramente diede ad abilissime persone il carico di raccogliere in un corpo quanto erasi già publicato pel buon governo dell'università, e di farvi que' mutamenti e quelle addizioni, che erano consigliate dall'esperienza (3),

(1) Alla sedia vescovile di Casale fu promosso il domenicano P. M. Girolamo Caravadossi di Nizza, professore di teologia dogmatica nell'università torinese.

T

(2) Fu fatto vescovo di Alessandria un altro domenicano, professore di teologia nell'università, che fu il P. M. Carlo Vincenzo Ferrero. Questi era nato in Nizza il 13 di aprile del 1682, ed era parente del marchese d'Ormea. Ad istanza di costui il Re lo avea deputato professore l'anno 1723, e poscia lo nominò vescovo. Desiderando poi papa Benedetto XIII di promuovere alla porpora romana qualche suddito di S. M. Sarda, il ministro Bogino raccomandò il Ferrero, che fu fatto cardinale il 6 di luglio del, 1729, e addì 23 di dicembre dell'anno medesimo trasferito alla sedia vescovile di Vercelli. V. GUARNACCI, Vitae et res gestae romanorum pontificum.

(3) Il savio monarca con suo biglietto del 24 di giugno 1728 (V. Laterc.) ordinò a tutti i professori dell'università di mandargli una relazione sincera dei disordini, che avessero notato nel sistema di studi allora adottato, col rispettivo loro parere intorno ad un migliore ordinamento dei medesimi.

è dal desiderio di promuovere i buoni studi. In questo lavoro ebbe grandissima parte il conte Carlo Luigi Caissotti, allora Procuratore Generale (1), al quale fu eziandio affidata la cura d'indagare segretamente, se tra il clero secolare o tra i laici dello stato si potesse trovare un numero sufficiente di professori e maestri da surrogare ai regolari. In questo mezzo comandò al conservatore Pensabene di sospendere la collazione dei gradi agli studenti infino a nuovo ordine, eccettualine quelli soltanto, che fossero già in via di conseguire il dottorato (2), e proibì che nel mese di novembre del 1728 si facesse la solenne apertura dell'università.

In questo modo l'accorto Sovrano andava disponendo ogni cosa pel futuro riordinamento degli studi subalpini. Ma, innanzi che questo fosse mandato ad effetto, seguirono alcuni casi, i quali, siccome furono allora assai notabili, così vogliono essere da noi accuratamente narrati, affinchè questa storia riesca una fedele dipintura de' tempi, che abbiamo tolto ad illustrare. Mentre Vittorio Amedeo dava i summentovati provvedimenti, il conte D'Aguirre, dottissimo uomo, stato insino a quei dì il principalissimo consigliere del Principe in tutto ciò che riguardava gli studi; il D'Aguirre, a cui l'università teneva un grandissimo obbligo

(1) Ebbe per aiutatore il marchese Zoppi, già riformatore, ed allora primo presidente della camera.

(2) V. reg..biglietto di Vitt. Amedeo II del 24 giugno 1724. Docum. n. vil.

Later.

tanto per le savie leggi, secondo le quali allora si governava, quanto pel non piccolo numero di valorosi lettori, che per le cure di lui si erano condotti ad insegnare in Torino; il D'Aguirre, dico, abbandonando improvvisamente il Piemonte passava al servizio dell'imperadore Carlo VI in Milano in qualità di prefetto e questore del reale censimento delle province lombarde. Nè è da dirsi, che questa partenza seguisse con soddisfazione del benemerito Siciliano. Imperciocchè sebbene io non trovi nei ricordi di quella età alcun certo riscontro della cagione per cui il D'Aguirre si partisse da queste contrade, nondimeno alcune lettere del Muratori (1) bastano a farci congetturare con qual

́(1) Al conte D'Aguirre. Quanto improvviso, altrettanto caro mi è giunto lo stimatissimo foglio di V. S. Ill.ma, perchè mi porta buone nuove della sua perfetta salute, dèl favorevole incamminamento de' suoi affari costì, e della benigna continuazione del suo amore verso di me. Se non era il P. Roma, io seguitava ad ignorare, che ella avesse mutato cielo, e talmente era io di ciò all'oscuro, che avúta occasione di nominar lei nella prefazione alle cronache di Asti, da me ultimamente publicate nel tomo xI Rerum ital. la feci credere tuttavia permanente nel servizio di S. M. S., quando ella tanto tempo prima se ne era ritirata. ORA IO NON POSSO CHE LODARE LA RISOLUZIONE DA LEI PRESA, e mi rallegro del volo, che ella ha fatto con isperanza, che e migliori e più grati impieghi non mancheranno al raro di lei merito, servendo ad un monarca di sì vasto impero, e conoscitore delle persone valenti....... Dev.mo Obblmo Servidore Lodovico Ant. Muratori.

Modena, 8 luglio 1728.

V. CREVENNA, Catal. raisonné cit., tom. vI, p. 252.

Al conte D'Aguirre. Troppo è misterioso, troppo dilicato, troppo agitato da tempeste il paese, che ella ha abbandonato. Io non vi

che fondamento, che il D'Aguirre mal soddisfatto dell'essere suo in Torino, e sovrattutto indispettito dal vedersi allontanato dal governo dell'università, al cui splendore egli avea così efficacemente contribuito, pigliasse la risoluzione di ripararsi sotto altro cielo; ciò che egli eseguì nei primi mesi del 1728-(1).

Nè fu solo il D'Aguirre, che a que' giorni venisse rimosso dall'amministrazione delle cose universitarie. Al conservatore Pensabene, sotto colore di trarlo a maggior dignità (2), fu conferita la carica di ministro di stato il 22 di dicembre del

sarei stato un momento; chè l'uomo saggio non può trovarsi se non sempre scontento in paese, dove s'incontrano tanti venti contrari, e si sta continuamente in pericolo di cadere. SOLAMENTE IL VEDERSI IMPEDITO IL COMMERZIO LETTERARIO, E INTERCETTE LE LETTERE, basta per dire l'addio a quel cielo, e per correre ad altri paesi di libertà. Dalla vita del Murători premessa all'edizione ́de' suoi ànnali d'Italia, che fa parte della collezione de' classici italiani stampati in Milano nel 1818.

.....

Lasci V. S. II.ma a quei gran sapientoni di Nizza ( întendasi principalmente il Caissotti) la cura di ben regolare e far risplendere quella università, e pensi a regolar solamente il censimento, che andrà molto meglio la faccenda....... Modena, 23 dicembre 1728. CREVENNA, op. cit. p. 256.

Anch'io ho

intesi i disegni del Re vicino intorno alla mutazione delle scuole, ma non so se siano per anco stati eseguiti. Mi è sembrata ardua l'impresa, e staremo a vedere quai capitani, dopo l'abbassamento dei vecchi, reggeran la milizia, e quali effetti ne verranno sì pel sapere, come per la pietà.:... Modena, 4 ottobre 1729. CREVENNA, op. cit. p. cit.

(1) In novembre del 1727 assistette ancora secondo il solito all'apertura dell'università. V. Acta athen. ad ann. 1727.

(2) V. le R. pat. di Vitt. Amedeo dei 22 dicembre 1728, stampate dal Galli nel vol. I, p. 50 e seg. Docum n. vil.

« ZurückWeiter »