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ragionamento del professore torinese tenne poi dietro il secondo (1), il quale meno frizzante, ma più erudito e stringente (2) avrebbe dovuto con

ancora in vedere come all'espettazione ed alle premure di cotesto Real Sovrano corrispondano così felicemente i nobili ingegni, che egli ha tirati costà con isperanza di vedere sempre più copiosi e ragguardevoli frutti. Intanto con renderle singolari grazie per la bontà che ella per me conserva, e assicurandola del mio inalterabile ossequio mi confermo

Di V. S. Ill, ma

Torino, 12 ottobre 1723.

Dev.mo Obb.mo Servidore
Lodovico Ant. Muratori.

V. CREVENNA, Catalogue raisonné de la collection de livres etc. vol. VI, p. 248.

(1) Degli elogi funerali ragionamento ai letterati della città di Torino in risposta all'autore d'una novella critica intitolata: I difetti dell'artefice maestri dell'arte, libro secondo. In Torino, Radix, 1723, in-8.° picc. di pag. 168.

(2) Al conte D'Aguirre. Da Venezia mi è finalmente giunta la seconda parte di cotesta apologia da me letta con particolar piacere al pari della prima. Se questa non è sì frizzante, è almeno più dottrinale di quella, e perciò degna del dottissimo autore. Mille grazie adunque a V. S. Ill.ma e al gentilissimo signor Lama per questo nuovo attestato del loro sapere e della loro somma bontà verso di me, giacchè oltre al gratissimo regalo ho veduto ancora il mio nome si onorato in esso libro. Veramente dopo aver io detto tanto male del Tesauro e dei concettini falsi nella mia Perfetta poesia, temeva di aver dato poco gusto a colesti ingegni; ma per mia fortuna veggo tanti valentuomini luminosi nella università di Torino collegati meco ad abbattere il cattivo gusto, che me ne son consolato grandemente. Auguro loro occasioni di nuovi cimenti, perchè la prima è stata gloriosa, e tali spererei anche le altre. Di V. S. Ill.ma

Modena, 17 agosto 1724.

CREVENNA, loc. cit. a pag. 249.

Dev.mo Obb.mo Servitore Lodovico Antonio Muratori.

sigliare il censore al silenzio. Ma, come dicesi per proverbio, l'ira è cieca. Il critico rimbeccato volle replicare con una lettera (1), ed anche questa volta fu risposto alle rime (2). Per la qual cosa il buon Padre veggendosi servito a misura di carboni, appigliossi finalmente al partito di tacere. Così ebbe fine questa contenzione letteraria, nella quale quanto mostrossi degno di lode il modesto e dotto professore; altrettanto fecesi vedere meritevole di biasimo l'inurbano e spavaldo detrattore; tanto più quando si consideri, che questa critica, senza essere fiancheggiata da alcuna buona ragione, era mossa dall'unico fine di corrompere il giudizio del publico e mettere in discredito gli studi universitari. Era insomma l'eloquenza delle antitesi e dei bisticci che dava i tratti, e con questi inutili sforzi mostravasi vicina a discendere nella tomba. Dalla quale preghiamo Iddio che per sua bontà gli piaccia di non ridestarla mai più. Imperciocchè non vi ha nella letteratura vizio maggiore, nè più facile a propagarsi; appunto per essere i contrappostini e i falsi pensierucci scambiati sovente per vivezze di spirito. So che questa eloquenza spuria dispiace ai savi; ma è pur forza

(1) Lettera del Cavalier di Provincia intorno a due ragionamenti degli elogi funerali.

(2) Risposta prima del conte torinese alla lettera del Cavalier di Provincia, ed al giudizio profferito dallo stesso Cavalier di Provincia intorno a' due ragionamenti degli elogi funerali. Anno 1725, senza nota di luogo o di stampatore, di pag. 32.

confessare, che il volgo applaude alle frasi ed alle arguzie; laddove un grave e nervoso ragionamento lo annoia.

Mentre i nimici dell'università si travagliavano per oscurarne lo splendore, il Re la faceva segno alle più sollecite sue cure, riformandone anche le leggi secondo che ne appariva il bisogno (1). Notabile tra gli altri fu l'ordine d'impiegare a favore della biblioteca tutti i risparmi che si facevano per vacanze di cattedre. Essendosi poi definite alcune controversie che si agitavano tra i collegi per la precedenza (2), fu tagliata la radice dei dissidii, che per lo addietro di tanto in tanto ripullulavano nel queto recesso delle muse (3). Nè tra i salutari provvedimenti dati dal Re è da tacersi l'assoluto divieto di ammettere agli esami coloro, che nella licenza de' tempi trascorsi non avessero fatto un corso regolare di studi. E questo divieto fu così religiosamente osservato; che ne' due primi anni della ristorazione nessuno fu laureato; e correndo l'anno 1722 cinque soli conseguirono il grado di dottore; due in teologia (4),

(1) V. questi mutamenti nelle costituzioni generali dei 20 febbraio 1723, dove leggesi il titolo xxII dell'università degli studi, che poi fu omesso nelle successive costituzioni generali del 1729 e 1771. V. Regolamento dell'università. Later. fol. 28, 42.. (2) V. R. bigl. del 7 di luglio 1722. Acta athen. -1722. Later. fol. 48.

(3) V. il vol. II della pres. Storia, a pag. 58, 124, 174.

(4) D. Alberto Baudsando il 13 di agosto, e D. G. B. Bosio da Torino il 10 di dicembre.

uno in legge (1) e due in medicina (2). Il numero degli addottoramenti andò poi crescendo di mano in mano, e cominciò ad essere alquanto maggiore nel 1723 (3).

Quest'anno vuol essere particolarmente ricordato non solo per l'accennato riordinamento delle costituzioni; ma ancora per essersi aggiunto un singolare ornamento al palazzo dell'università. Per alcune occorrenze essendosi il marchese Scipione Maffei ricondotto in Torino (4) sul finire del 1723, gli vennero a caso vedute alcune iscrizioni, che l'anno innanzi erano state trovate nel demolire gli antichi baluardi della città dalla parte della Consolata. Siccome uomo intendentissimo di queste anticaglie, le trascrisse, e tenendone poscia ragionamento col Re, molto gliele commendò. Vittorio Amedeo usando l'occasione che venivagli offerta, diede l'incarico al marchese di collocarle dove meglio paressegli a publico ornamento e vantaggio, insieme con molti bassi rilievi ed altri preziosi monumenti che erano nel reale palazzo e nella Veneria. Questi erano stati raccolti fin dai tempi del Duca Carlo Emmanuele I; ma un grandissimo incendio avendo consumato gli atrii ed i portici, per cui erano destinati, rimasero lungamente ri

(1) Francesco Antonio Zoppi il 3 di dicembre.

(2) Pietro Paolo Calvo il 23, e Giuseppe Pallieri il 27 di dicembre. (3) Furono ventitre; uno in teologia, quattordici in giurisprudenza, e otto in medicina.

(4) V. il vol. II di questa Storia a pag. 161.

posti e pressochè ignorati. Si rividero allora, e per consiglio del Maffei furono incastrati colle predette lapidi sotto il portico della regia università, dove sono tuttavia con altri che si trovarono posteriormente in diverse parti del Piemonte (1). Fu in quella occasione, che il Re cercò di trattenere il Maffei a' suoi stipendi in Torino, affinchè servisse d'incitamento e di direzione agli studiosi dell'antichità. Ma l'erudito veronese, che non erasi piegato ad una simile proposta di papa Clemente XI, ringraziando il Re dell'onorevole offerta, protestò di voler anzi morire le mille volte, che abbandonare la patria. Accettò nondimeno il titolo di gen

(1) Il Maffei fece dipingere ed incidere una parte di questi bassi rilievi, che poscia publicò in Verona con parecchie incisioni nel libro che ha per titolo: Musaeum taurinense, sive antiquarum inscriptionum veterumque anaglyphorum in Regiae academiae porticibus circumquaque infixorum collectio. Veronae, 1749. I bassi rilievi publicati in questo libro sono 24, alcuni de' quali eon iscrizioni sincrone. Il Maffei aggiunse poi un'appendice al Museum taurinense di altre 17 iscrizioni trovate in Piemonte, una delle quali è in bronzo, ben conservata e assai rara. Aveala scavata Paolo Ricolvi, giovane di molta dottrina, e trasmessala con una sua illustrazione al Maffei. Fu trovata a Monteu, villaggio sul Po. Vi è nominato il collegium Pastophororum industriensium; donde si argomenta, che ivi fu Industria, nominata da Plinio tra le nobili città della Liguria (V. su questo proposito GAZZERA, Atti della R. accad. delle scienze di Torino). Tutti i bassi rilievi e le iscrizioni, che si trovavano prima della metà del secolo scorso sotto il portico dell'università, furono illustrate da Antonio Rivautela e Paolo Ricolvi nell'opera seguente dedicata al Re Carlo Emmanuele III: Marmora taurinensia dissertationibus et notis illustrata. Taurini, 1742, 1743, vol. II, in-4.°

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