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regimine Ecclesiae, dopo essersi miserabilmente avvolto in molte contraddizioni, si è lasciato ancora condurre a dettare principii molto erronei, e totalmente discordi dal cristiano e cattolico dogma; ma siccome tutta la materia del Trattato era maneggiata molto confusamente e scompigliata, però tardi se ne accorsero i buoni, e tardi me ne pervenne la notizia, la quale poichè io ebbi, diedi subitamente a Teologi la cura di esaminare gli scritti dell' incauto Professore. Questi dopo qualche tempo mi assicurarono della reità delle proposizioni, e dei principii contenuti nel Trattato. Allora immediatamente mi portai ad informarne S. M., dacchè trattavasi di un Lettore pubblico di Università la quale è di Regia instituzione. Non posso abbastanza esprimere i sentimenti di pietà e di religione onde tosto si commosse S. M. ascoltando la mia informazione. Avendo senza dilazione appurata la verità del fatto, ordinò che fosse chiamato il Professore, agramente ripreso della prevaricazione del suo dovere, e quindi privato della cattedra, e dalla Università rimandato. Nè di ciò ancora contenta la detta Maestà, per impedire che la mala dottrina non si appigliasse negli scuolari, comandò che fossero ritirati con molta diligenza tutti gli scritti appartenenti al Dritto Canonico di quest'anno, mandando a raccogliergli di casa in casa; e perchè seppe di parecchi scuolari che già eransi ritirati nelle loro patrie, fece intimare a' suoi Ufficiali, che amministrano giustizia nelle Città Capitali delle Provincie, il comando di dover cercare conto di tutti quelli che fossero stati uditori di Canonica, e ritirarne da essi gl'infetti manoscritti. Ciò che io so essersi eseguito puntualmente con molta diligenza e fedeltà da quelli che ne furono incaricati.

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Dopo cotante luminose riprove dello zelo di S. M. in castigare l'autor dell'errore, e prevenirne tutte le conseguenze in appresso, già più non ebbi difficoltà di ri

solvermi ad esigere dal traviato Sacerdote il dovuto compenso allo scandalo per se occasionato, fermo avendo nell'animo di procedere secondo le usate maniere canoniche, ov'egli non si ravvedesse. Così aveva io determinato di voler fare, udito prima il parere di alquanti Canonisti e Teologi coi quali mi consigliai per meglio accertare le mie procedure: se non che in questo frattempo egli stesso l'ingannato Prete, essendo ritornato al sano intendimento, mi si proferì pronto a fare una sincera ritrattazione di quanto aveva perversamente insegnato. Considerando io dover questa maniera di rimedio riuscire, senza alcun dubbio, molto più efficace d'ogni altra a soffocar l'errore nel primo suo nascere, e cancellarne ogni rimembranza, consigliatomi altresì con Teologi ed uomini sperimentati, ho giudicato oportuno di accettare la proferta ritrattazione.

Ciò è riuscito a grande mia consolazione in questi giorni passati. Il Professore mi ha egli in persona presentata e letta la quì complicata ritrattazione. Mi ha chiesto il perdono d'ogni suo fallo, soggettandosi a quella qualunque pena, che avrei giudicato d'imporgli, ed in tutti i rimanenti suoi modi parmi che abbia dati segnali di ravvedimento sincero. La di lui ritrattazione ho io avuta la cura di pubblicare per tutta la Città e Diocesi, e so essere stata ricevuta colle sincere benedizioni a Dio presso ogni ordine di persone.

Tale è stato l'esito di tutto questo affare, del quale secondo i chiari argomenti, ch' io ne tengo, posso confidarmi a molto ben fondata ragione, che non debbane in appresso rimanere reo vestigio alcuno; tanto più che la più volte mentovata M. S. affinchè da niuno, neppure per occasione di volerne disputare, potesse richiamarsi in iscena la riprovata dottrina, ha imposto a tutti legge di severissimo silenzio.

Ora io ben mi confido che V. S. la di cui paterna

Vol. III.

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amorevolezza e clemenza coi ravveduti peccatori mi è nota di lunga mano, sia per approvare la mia condotta in avere per la maniera che le ho raccontata, così senza strepito ricondotto al buon senno il prevaricatore; ed aiutantemi Iddio, ed il grandissimo zelo di S. M. impedite tutte le conseguenze del suo errore, che per le mentovate providenze rimane intieramente sepolto.

Così senza più altro dire, prostrato a terra e baciando a V. Beatitudine i Santissimi Piedi, la paterna sua benedizione umilissimamente ne imploro.

XXIX.

1754. 31. agosto.

Risposta di Papa Benedetto XIV

a S. E. Reverendissima l'Arcivescovo di Torino.

Biblioteca Balbo.

Benedictus PP. XIV. Venerabilis Frater salutem et apostolicam benedictionem. Per le mani del nostro Cardinale Vicario abbiamo ricevuta la di lei lettera dei 21 d'agosto, unitamente colla ritrattazione del Sacerdote Francesco Antonio Chionio, e con tutta ingenuità le diremo, non ricordarci di aver avuto nel corso d'anni quattordici di questo nostro infelice Pontificato giornata più lieta, avendo nello stesso tempo avuti riscontri evidenti del gran zelo di S. M. per la Santa Cattolica Religione, della di lei savia prudente e caritatevole condotta in un affare di gran conseguenza, e la visibile as

sistenza di Dio nel rimettere il traviato nella buona strada. Noi stessi abbiamo letta la di lei lettera, e la sopraddetta ritrattazione nella Congregazione del Santo Officio, tenuta avanti di Noi giovedì prossimo passato, e non v'è stato chi a piena bocca non abbia resa giustizia alle sante deliberazioni di S. M., al di lei veramente commendabile contegno, ed a quanto è seguito nel decorso, e nel fine della gran faccenda. Noi non vogliamo con nostre lettere incommodare la M. S. Preghiamo bensì lei a ringraziarla a nome nostro con tutte quelle maggiori espressioni che le saprà suggerire la sua eloquenza, e a dirle pure in nome nostro, che non lascierà il Grande Iddio anche in questo mondo di rimunerare le sue gloriose gesta per la nostra Santa Religione col sempre più felicitare la Sua Reale Persona, la Sua Reale Famiglia, ed i suoi Dominii: ed in ciò poi che risguarda la di Lei Venerabile Persona, dopo averla distintamente ringraziata, diciamo, lasciar Essa nella Storia Ecclesiastica un monumento assai proprio, ed addattato al sistema Evangelico, di ridurre colla piacevolezza al buon cammino i traviati. Compatiamo altresì il Sacerdote, che crediamo aver errato non per cattiva volontà, ma per aver voluto fare da Teologo, quando non lo era, e non avere assolutamente capito nemmeno quegli autori, dai quali ha bevuto il veleno, essendo anche visibilmente esso uscito da quei confini, che essi benchè insufficientemente s'erano prefissi.

La pronta, sincera ed assoluta ritrattazione, col desiderio che questa sia pubblicata, ispira piacevolezza a chi ha e deve avere in oggetto la salute delle anime. Terminiamo col dare a Lei, ed al Gregge alla sua cura commesso, l'Apostolica Benedizione.

Datum Romae apud Sanctam Mariam maiorem die 31 augusti 1754. Pontificatus Nostri anno decimo quinto.

xxx.

1768. 2. ottobre.

Regio Biglietto, con cui Carlo Emanuele III nomina il Conte Francesco Antonio Lanfranchi di Ronsecco Reggente del Magistrato della Riforma.

Archivi della R. Università di Torino.

Magnifico, fedele, ed amato nostro. La carica di Gran Cancelliere, cui abbiamo promosso il Conte Caissotti di Santa Vittoria importando gravi cure ed oecupazioni, che non gli permettono d'attendere anche a quelle che riguardano il Magistrato della Riforma degli Studi, e spetterebbero a tale sua dignità, ci siamo determinati di dispensarnelo, e di appoggiare a voi l'incarico di fare le funzioni di Reggente di esso Magistrato, ed agire in tale qualità sotto il di lui nome, nel tempo stesso, che continuate ad esercitare le cariche di primo nostro Consigliere di Stato, e primo Referendario de' Memoriali, persuasi della vostra esattezza, e zelo a ben compirne gli uni e gli altri doveri ; epperò col presente vi stabiliamo Reggente del Magistrato della Riforma, con gli onori ed utili che ne dipendono, e con obbligo di comunicare al Gran Cancelliere quelle risoluzioni più importanti, che si prenderanno a riguardo di esso Magistrato. Vi uniformerete pertanto a queste nostre determinazioni, mentre ne teniamo pure inteso lo stesso Gran Cancelliere. E senza più preghiamo il Signore che vi conservi. Torino li 2 ottobre 1768.

C. Emanuele.

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